Israele fece bene a tenersi fuori dall’ennesimo organismo-farsa internazionale

La Corte Penale dell’Aja non arresterà il macellaio sudanese al-Bashir, ma si può sempre contare su di essa per dare addosso a Israele

Di Ariel Bolstein

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Ariel Bolstein, autore di questo articolo

Furono molte le anime pie che appesero le loro speranze alla Corte Penale Internazionale dell’Aja, quando questa venne fondata nel 2002. Ci furono anche dei sognatori che sostennero che finalmente era nata la sede giusta per giudicare i crimini contro l’umanità e i criminali di guerra, i quali non avrebbero più potuto rintanarsi nei loro paesi per sfuggire al lungo braccio della legge. Israele e Stati Uniti capirono subito che la nuova tribuna sarebbe stata utilizzata da tutta una serie di regimi oscurantisti, finendo col diventare un’arma nelle mani dei peggiori criminali, e se ne tennero fuori. Per questo furono pesantemente criticati. Ed ora, eccoci qui: sono passati solo pochi anni, ed è già chiaro che israeliani e americani avevano ragione.

La crisi attuale è iniziata con il recente ritiro dalla Corte Penale di alcuni paesi africani, e ci si attende che altri seguiranno il loro esempio. Nessuno di loro fa mistero dei motivi di tale scelta: si tratta della non volontà di arrestare ed estradare il presidente sudanese Omar al-Bashir, uno dei peggiori tiranni del nostro tempo, e di un generale risentimento contro la Corte, accusata di “perseguitare” gli africani.

La sede della Corte Penale Internazionale all'Aja

La sede della Corte Penale Internazionale all’Aja

Tradotta in chiaro, la realtà dei fatti è che il principio di giustizia è l’ultima cosa che interessa alla assoluta maggioranza dei paesi membri della Corte. Una parte enorme dei suoi membri è costituita da paesi tutt’altro che democratici, che non hanno alcun interesse a promuovere i diritti umani né a punire coloro che violano tali diritti.

Sono 139 i paesi che appoggiarono l’istituzione della Corte Penale Internazionale, per lo più come uno strumento per colpire i loro avversari. Alcuni – molti – la interpretarono come il podio ideale da cui scagliare accuse contro Israele, con il chiaro obiettivo di trasformare in imputato il paese minacciato e aggredito. I nemici di Israele già fantasticavano di vedere i leader e i militari israeliani trascinati in aula in manette. E infatti la Corte è stata chiamata a indagare su Israele almeno due volte senza che si levasse alcuna obiezione. Nel caso ve lo stiate chiedendo, la Corte non è stata chiamata a indagare sui massacri in Siria. E non è nemmeno riuscita ad arrestare al-Bashir, le cui mani grondano del sangue di milioni di persone. Portare alla sbarra uno spietato tiranno? Impossibile. Prendersela con Israele? Socuramente.

Omar al-Bashir

Il presidente sudanese Omar al-Bashir, ricercato per crimini contro l’umanità e crimini di guerra nel Darfur

La Corte Penale Internazionale è caduta vittima della stessa malattia che ha screditato organismi internazionali come l’Onu, l’Unesco e la Corte Internazionale di Giustizia. Tutti enti creati per iniziativa di degnissime persone, anime davvero nobili che realmente e sinceramente si adoperavano per rimediare ai mali del mondo e promuovere la pace globale. Tuttavia questi enti, concepiti da idealisti puri, sono stati ben presto sequestrati da coloro che hanno secondi fini inconfessabili. Il processo decisionale, in tutti questi organismi, è esclusivamente pilotato da interessi politici, spesso spregevoli; e anche riesce a passare una risoluzione di alto valore morale come quella che chiede l’arresto del sanguinario al-Bashir, la maggioranza antidemocratica fa tutto il possibile per assicurarsi che resti lettera morta.

Israele è stato saggio a non imbarcarsi su quest’altra nave dei folli per non diventare complice di un tale sviluppo.

(Da: Israel HaYom, 9.11.16)