Israele ha bisogno di un governo. Subito

Nelle scorse settimane lo Stato ha rinunciato ad esercitare la sua autorità sia alla Porta di Damasco di Gerusalemme che sul Monte Meron, e questo deve cambiare

Editoriale del Jerusalem Post

Bandiere a mezz’asta davanti alla Knesset nel giorno di lutto nazionale per la tragedia al Monte Meron

Se qualcuno nutre ancora dei dubbi sul motivo per cui Israele non deve andare a una quinta tornata di elezioni anticipate, bensì formare un governo stabile e funzionante il prima possibile, non deve far altro che guardare agli eventi delle ultime due settimane.

Cos’è successo in queste due settimane? A Gerusalemme sono scoppiati scontri tra arabi ed ebrei (innescati da gratuite aggressioni anti-ebraiche ed esacerbati dalla marcia di un gruppo di ebrei che gridavano slogan razzisti), cosa di cui hanno subito approfittato i terroristi di Gaza per lanciare una salve di razzi su Israele. Poi ci sono stati la spaventosa tragedia di giovedì sera sul Monte Meron, e non meno di tre attacchi terroristici nella giornata di domenica, tra cui un attentato con armi da fuoco allo svincolo Tapuah che ha ferito tre studenti di yeshiva riducendone uno in pericolo di vita e un altro in condizioni tuttora molto gravi. Perché tutto questo dovrebbe convincere della necessità di un governo forte e di fermare il treno di una quinta elezione? Perché questi incidenti dimostrano che, mentre i politici armeggiano, le cose nel mondo reale continuano ad accedere. Il mondo continua a girare e mentre gira, Israele non è in grado di prepararsi e rispondere come dovrebbe perché i suoi leader sono in tutt’altre faccende affaccendati.

Il recente scoppio di violenza e terrorismo palestinese non è stata una sorpresa. In primo luogo, da anni il mese musulmano del Ramadan si caratterizza come un periodo di maggiore istigazione e violenza. In secondo luogo, tutti gli esperti avevamo previsto da mesi che il presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen avrebbe ritrattato la sua decisione di indire elezioni e questo avrebbe portato a un aumento del terrorismo. Nulla di tutto questo – né il Ramadan, né la probabilità che il rinvio delle elezioni palestinesi innescasse violenze – ha stupito nessuno. Tuttavia, solo dopo la tentata strage di domenica di innocenti studenti ortodossi che aspettavano l’autobus, le Forze di Difesa israeliane si sono mosse aumentato in modo significativo la loro presenza nell’area in previsione di ulteriori problemi. Anche se non è chiaro il motivo di questo ritardo, quel che è certo è che i ministri del governo erano molto presi dalle infinite macchinazioni politiche.

Folla di palestinesi che celebrano la rimozione delle transenne anti-assembramenti davanti alla Porta di Damasco, a Gerusalemme

Israele ha bisogno al più presto di un governo che non si sottragga alle responsabilità, ma le affronti a testa alta. Ha bisogno di un governo in grado di approvare una legge di bilancio, di nominare un ministro della giustizia, di tenere riunioni settimanali del gabinetto di sicurezza per fare fronte alle questioni più urgenti, e capace di esercitare il suo controllo e la sua autorità su tutte le parti dello stato: dalla Porta di Damasco a Gerusalemme alla tomba del rabbino Shimon Bar Yochai sul Monte Meron. Nelle scorse settimane il governo ha rinunciato ad esercitare la propria autorità sia alla Porta di Damasco sia sul Monte Meron in merito a decisioni ritenute necessarie per preservare l’ordine pubblico in entrambi i siti.

Alla Porta di Damasco si è piegato alle pressioni arabe che pretendevano la rimozione delle transenne che impedivano a folle di arabi diretti alla moschea di al-Aqsa di stazionare sulla gradinata di fronte alla Porta, bloccandone potenzialmente l’ingresso. Le autorità israeliane hanno spiegato che la decisione era stata presa sulla base di considerazioni esclusivamente di sicurezza, affinché l’accesso alla Città Vecchia non risultasse pericolosamente ostruito da un assembramento (tanto più in tempi di covid-19) e impraticabile in caso di emergenza. Gli arabi, dal canto loro, hanno sostenuto che l’obiettivo di Israele era solo quello di umiliarli. Non siamo d’accordo con chi attribuisce a Israele sempre e comunque le peggiori intenzioni e riteniamo del tutto plausibile la spiegazione data dalle autorità di polizia, soprattutto alla luce di quanto avvenuto poco dopo al Monte Meron. Ma lo Stato non ha potuto attuare la sua politica e il messaggio inviato è stato che, quando si tratta della Città Vecchia e degli arabi di Gerusalemme, Israele si piega alla minacce di violenze diffuse anche se ciò significa sacrificare ciò che ritiene importante per l’ordine pubblico (come avvenne pochi anni fa sulla questione dei metal detector ndr).

Lo stesso sul Monte Meron. Ma lì la comunità era un’altra, era quella degli haredim (ultra-ortodossi), ai quali il governo non è stato capace di resistere. Stanno emergendo notizie su riunioni durante le quali sia la polizia che i funzionari sanitari avevano chiesto di porre un limite al numero di accessi alla celebrazione sul sito del Monte Meron a causa principalmente delle preoccupazioni per i contagi da coronavirus. Ma rappresentanti ed esponenti politici ultra-ortodossi hanno fatto forti pressioni e il governo di transizione attualmente in carica ha fatto marcia indietro.

Questo deve cambiare. È necessario che vi sia un governo forte che possa governare, attuare le sue decisioni, resistere ai gruppi di interesse, pianificare e proporre. Poiché le sfide che Israele deve affrontare non fanno che crescere, un governo che sia in grado di funzionare deve essere istituito immediatamente. Il mondo là fuori non aspetta.

(Da: Jerusalem Post, 4.5.21)