Israele in guerra

Si può dire che questo è il proseguimento della guerra dindipendenza di Israele

Da un articolo di David Horovitz

image_1302Dopo giorni di vertiginosa escalation, non vi sono più dubbi: Israele è in guerra. Un insuccesso tattico delle Forze di Difesa israeliane un paio di settimane presso il confine con la striscia di Gaza fa ha innescato una violenta escalation su quel fronte. Mercoledì scorso una batosta tattica ancora più grave al nord ha condotto allo scontro attuale, che coinvolge un immenso numero di civili su entrambi i versanti del confine israelo-libanese, con un potenziale impatto anche su altri paesi.
C’è chi ha definito quest’ultimo scoppio di conflittualità come il proseguimento della guerra d’indipendenza di Israele. Difficile dargli torto. Su entrambi i fronti in cui Israele è stato trascinato nei combattimenti, gli aggressori non possono legittimamente sostenere di aver attaccato per dispute territoriali, giacché la scorsa estate Israele aveva abbandonato interamente la striscia di Gaza e dal Libano si era ritirato sei anni fa sul confine internazionale ufficialmente certificato dall’Onu.
In realtà, in entrambi i casi gli aggressori dello stato ebraico perseguono effettivamente un obiettivo territoriale: quello di scalzare Israele dal suo stesso territorio sovrano.
Israele è stato a guardare mentre Hezbollah edificava la sua capacità offensiva negli anni successivi allo smantellamento della fascia di sicurezza; è stato a guardare mentre Hezbollah in modo sempre più sfrontato erigeva le sue postazioni a ridosso della barriera di confine e mentre sviluppava la sua potenza missilistica. E ha scelto di non agire. Questa posizione è stata mal interpretata come un segnale di debolezza.
L’attacco all’interno di Israele di mercoledì mattina, appoggiato da un fuoco di sbarramento di mortai e razzi Katyusha servito da copertura, ha messo in luce l’intollerabile mancanza di spazio di manovra, in queste circostanze, delle Forze di Difesa israeliane. Così, un governo israeliano con un ministro della difesa che sinceramente aspirava a sovrintendere a un nuovo cammino di pace si è trovato costretto a imporre militarmente “un drastico cambiamento delle regole del gioco”
Hezbollah è un nemico scaltro e ben preparato, la cui capacità di seminare un notevole grado di distruzione sul nord di Israele, e oltre, è fin troppo ben dimostrata. L’obiettivo di arrivare allo smantellamento di una tale capacità offensiva non sarà facilmente raggiungibile. L’assalto aereo israeliano avrà certamente un impatto sulla popolazione libanese; è meno certo che Hezbollah possa uscirne altrettanto colpito.
E tuttavia, a differenza della lotta asimmetrica contro le cellule terroristiche e i lanciatori di Qassam, in questo caso le Forze di Difesa israeliane vengono impiegate in un contesto dove possono mettere meglio a frutto la loro forza. E guai alla nazione che, violentemente aggredita all’interno dei propri confini sovrani, non fosse in grado di reagire e prevalere in modo decisivo.

(Da: Jerusalem Post, 14.07.06)

nella foto in alto: civili israeliani nei rifugi anti-aerei a Naharyia