Israele: la Commissione Onu è prevenuta, il suo verdetto è già stabilito in partenza

Lettera aperta di cittadini israeliani: tra un gruppo che spara deliberatamente sui civili facendosi scudo dei propri cittadini e una forza difensiva che agisce per fermare questi terroristi, la posizione del diritto internazionale è chiarissima

Meirav Eilon Shahar, ambasciatrice d’Israele presso la sede di Ginevra delle Nazioni Unite

Israele ha ufficialmente dichiarato che non collaborerà con la Commissione creata dal Consiglio Onu per i diritti umani per indagare su presunti abusi contro i palestinesi durante gli undici giorni di conflitto scatenati lo scorso maggio da Hamas. L’indagine e la presidente della commissione Navi Pillay, denuncia Israele, sono pregiudizialmente prevenuti contro Israele.

La decisione è stata annunciata giovedì scorso in una lettera dai toni molto duri inviata alla stessa Navi Pillay da Meirav Eilon Shahar, ambasciatrice d’Israele presso la sede di Ginevra delle Nazioni Unite, in cui si legge: “È ovvio per il mio paese, come dovrebbe esserlo per qualsiasi osservatore imparziale, che semplicemente non c’è nessun motivo per credere che Israele riceverà un trattamento ragionevole, equo e non discriminatorio da parte del Consiglio e da questa Commissione d’inchiesta”.

Il Consiglio ha istituito la Commissione investigativa – composta dalla presidente Pillay, dall’australiano Chris Sidoti e dall’indiano Miloon Kothari – pochi giorni dopo la cessazione dei combattimenti dello scorso maggio. Già allora l’Alto Commissario Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet, affermò che le azioni israeliane avrebbero potuto costituire crimini di guerra, apparentemente senza prendere in considerazione le denunce di Gerusalemme che accusa Hamas di mirare a causare intenzionalmente vittime civili usando oltretutto i propri civili come copertura per le sue attività militari.

La Commissione non ha precedenti, dal momento che non ha limiti di mandato: può esaminare qualsiasi presunta violazione israeliana in Cisgiordania, a Gaza e all’interno Israele in qualunque epoca, e può indagare senza scadenza in modo permanente avvalendosi di un budget di 4,1 milioni di dollari già approvato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Abitanti di Tel Aviv sotto un bombardamento da Gaza lo scorso maggio

La presidente Pillay, ex Alto commissario Onu per i diritti umani, si distinse a suo tempo per aver nominato quattro missioni conoscitive contro Israele, cioè più che su qualsiasi altro paese, e per aver convocato la conferenza anti-israeliana detta Durban II, che offrì un podio, fra gli altri, all’allora presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, un dichiarato negazionista della Shoà. In passato Pillay ha definito Israele uno stato “di apartheid” e ha appoggiato il movimento BDS per il boicottaggio dello stato ebraico.

Da tempo Israele denuncia i pregiudizi anti-israeliani delle Nazioni Unite e in particolare del Consiglio Onu per i diritti umani, un organismo di 47 membri che include paesi caratterizzati da un pessimo curriculum in fatto di diritti umani e da aperta ostilità nei confronti dello stato ebraico come Cina, Cuba, Eritrea, Pakistan, Venezuela e un certo numero di paesi arabi.

“Israele si confronta in modo frequente e regolare con un’ampia gamma di organismi internazionali per i diritti umani come parte del suo impegno per lo stato di diritto e il progresso dei diritti umani – scrive l’ambasciatrice Eilon Shahar nella lettera – Allo stesso tempo, ci aspettiamo che tali organismi agiscano in buona fede, senza pregiudizi e non al servizio di un’agenda politicamente predeterminata. Purtroppo, nulla di tutto ciò si può aspettare dal Commissione” in questione. La rappresentante israeliana afferma che l’indagine è chiaramente “concepita per fungere da strumento politico, e non come un organo investigativo imparziale”, e “costituirà sicuramente un ennesimo increscioso capitolo degli sforzi tesi a demonizzare lo stato d’Israele distorcendo i dati fattuali e giuridici e stravolgendo i valori, il linguaggio e i meccanismi dei diritti umani allo scopo di portare avanti una campagna faziosa”.

A destra: Ido Avigal, 6 anni, ucciso nella sua casa a Sderot da razzi palestinesi il 12 maggio. A sinistra: due giorni dopo, i suoi parenti sotto un attacco di razzi da Gaza durante il suo funerale

Eilon Shahar sottolinea che la Commissione rientra nello schema di comportamento discriminatorio del Consiglio Onu per i diritti umani che ha puntato su Israele nove indagini, cioè quasi un terzo di tutte le indagini varate dal Consiglio. Israele è anche l’unico paese contro cui è dedicato un punto all’ordine del giorno permanente in ogni sessione e un relatore speciale, ed è soggetto a più condanne del Consiglio che tutti gli altri paesi messi insieme.

Sebbene la Commissione sia stata istituita a seguito del conflitto tra Israele e Hamas dello scorso anno, il suo mandato non fa nessuna menzione del terrorismo di Hamas, che a maggio lanciò circa 4.400 razzi contro la popolazione civile israeliana.

“Imponendo di indagare sulle cosiddette ‘cause alla radice’ del conflitto – aggiunge l’ambasciatrice israeliana – il Consiglio ha cinicamente gettato le basi perché la Commissione manipoli la realtà e prenda di mira selettivamente Israele con l’intento di delegittimare e persino criminalizzare la sua stessa esistenza”.

Eilon Shahar afferma inoltre che la stessa Pillay e gli altri “membri della Commissione hanno più volte preso posizioni pubbliche ostili a Israele proprio sull’argomento che sono ora chiamati a indagare ‘in modo indipendente e imparziale’.” La lettera accusa in particolare Pillay per aver “personalmente sostenuto un’agenda anti-israeliana e numerose dichiarazioni anti-israeliane, così come la campagna estremista del BDS contro Israele”.

La lettera della rappresentante israeliana afferma senza mezzi termini che i membri della commissione sono stati scelti proprio “perché macchiati da pregiudizi e sulla base della loro storia di attivismo e accuse ostili contro Israele, in modo da garantire un risultato prestabilito in anticipo e politicamente motivato”.

Ecco perché, conclude Eilon Shahar, oltre metà dei membri del Consiglio Onu per i diritti umani non ha sostenuto l’istituzione di questa Commissione, che non farà altro che “contribuire alla polarizzazione tra israeliani e palestinesi allontanandoli ulteriormente da una riconciliazione e una pace autentiche”.

(Da: Jerusalem Post, Israel HaYom, 18.2.22)

 

L’iniziativa “Lettera dei cittadini israeliani”

Yifa Segal

«Purtroppo – scrive Yifa Segal, esperta di diritto internazionale, ex presidente e amministratore delegato dell’International Legal Forum ed ex capo-staff dell’ambasciata d’Israele negli Stati Uniti – la nostra esperienza dimostra che non ci si può aspettare imparzialità dall’Onu, almeno per quanto riguarda Israele. Ma questa volta sembra che sia stata abbandonata persino una parvenza di obiettività. A questo punto non solo molte organizzazioni prendono posizione contro questa Commissione d’inchiesta intrinsecamente parziale, ma lo fanno anche i cittadini israeliani che si sono stancati di subire in silenzio. Questa settimana è stata lanciata l’iniziativa “Lettera dei cittadini israeliani”. Il documento, alla cui stesura ha partecipato chi scrive, è una lettera unica che verrà presentata alla Commissione delle Nazioni Unite a fine mese. La “Lettera dei cittadini” consente a qualsiasi cittadino israeliano che si trovava in Israele durante la guerra del maggio scorso di dare voce a ciò che ha vissuto sotto gli attacchi di Hamas, aggiungendo la propria firma.

In quanto attivista legale che conosce bene le Nazioni Unite, desidero sottolineare che quello che ci preoccupa non è la ricerca della verità. Al contrario, magari fosse proprio questo l’obiettivo dell’Onu. Siamo preoccupati per la politicizzazione e le conclusioni predeterminate, che purtroppo è ciò che dimostra la nostra esperienza. Un onesto esame del diritto internazionale condurrebbe necessariamente qualunque ricercatore obiettivo a una conclusione chiara e semplice: un’organizzazione terroristica che prende di mira deliberatamente i civili usando i propri civili come scudi umani è il peggior tipo di criminale.

Da decenni il movimento BDS e altri gruppi per la delegittimazione di Israele cercano di fare pressione per lo smantellamento dell’unico stato ebraico, e ora sembra che Amnesty e la Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite abbiano deciso di seguire le loro orme. Qui non si tratta di quali confini dovrebbe avere lo stato ebraico, ma del fatto in sé se possa esistere una patria ebraica. Che questa tendenza trovi le sue radici nell’antisemitismo o sia guidata da persone in buona fede ingannate dagli antisemiti, in ogni caso i sionisti di tutto il mondo devono unirsi nella battaglia contro di essa.»

(Da: Jerusalem Post, 16.2.22)

LA LETTERA DEI CITTADINI ISRAELIANI

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Noi cittadini dello stato d’Israele, che abbiamo subito gli attacchi missilistici indiscriminati dei gruppi terroristici di Gaza durante gli eventi del maggio 2021, esortiamo la Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite guidata da Navi Pillay a denunciare le azioni nella striscia di Gaza delle organizzazioni terroristiche Hamas, Jihad Islamica Palestinese e Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina come crimini di guerra e crimini contro l’umanità.

Il lancio di razzi deliberatamente mirato contro una popolazione civile con l’intento di mutilare, ferire, terrorizzare e uccidere il maggior numero possibile di civili non coinvolti nei combattimenti, costituisce un crimine di guerra e una palese violazione del diritto internazionale.

Noi, cittadini di tutte le fedi ed etnie, le nostre famiglie e le nostre proprietà siamo stati il bersaglio dichiarato e intenzionale dei letali attacchi terroristici delle organizzazioni terroriste di Gaza. Contro di noi sono stati lanciati 4.400 razzi, costringendoci a correre disperatamente in cerca di riparo. Abbiamo dovuto proteggere i nostri bambini con il nostro corpo, mentre andavamo a scuola o nei campi da gioco.

Grazie a “Cupola di ferro” e alle operazioni delle Forze di Difesa israeliane, sono state risparmiate le vite di decine di migliaia di noi e sono state neutralizzate centinaia di rampe lanciarazzi puntate sulle nostre case. Se non fosse stato per le Forze di Difesa israeliane e “Cupola di ferro” che hanno intercettato questi razzi sulle nostre città, le organizzazioni terroriste di Gaza avrebbero massacrato noi e i nostri bambini.

Quando, da un lato c’è un’organizzazione che fa fuoco contro i civili dall’interno delle case dei suoi cittadini usandoli come scudi umani, e dall’altro c’è una forza difensiva che agisce per fermare quegli atti terroristici, la posizione del diritto internazionale è chiara.

Chiediamo alla Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite e a tutti i leader mondiali di riconoscere i crimini di guerra che Hamas e le altre organizzazioni terroriste a Gaza hanno commesso e continuano a commettere contro di noi.

Non staremo più in silenzio. Le nostre voci sono degne di essere ascoltate.