Israele: La Conferenza di Londra non esenti lAP dal combattere il terrorismo

Omettendo un chiaro appello per il disarmo dei terroristi, si rischia di mandare il messaggio sbagliato.

image_596L’ufficio del primo ministro israeliano si dice deluso dalla dichiarazione conclusiva della conferenza di Londra che ha trascurato il terrorismo evitando di chiedere esplicitamente all’Autorità Palestinese di smantellare le strutture terroristiche. Fonti dell’ufficio hanno ribadito martedì che, se non si affronta il nodo del terrorismo, non vi potrà essere alcun progresso sul piano diplomatico. “Finché l’Autorità Palestinese non si deciderà ad agire in modo rapido, completo ed efficace con operazioni intense e mirate per smantellare le strutture del terrorismo – affermano le fonti – e finché non verranno attuare riforme sostanziali, non vi potranno essere progressi sulla linea della Road Map”.
Un alto funzionario dell’ufficio del primo ministro israeliano ha spiegato che, sebbene Israele veda con favore “gli sforzi internazionali di nation-building verso l’Autorità Palestinese”, e sebbene Gerusalemme ritenga senz’altro che uno stato palestinese democratico accanto a Israele aumenterà le chance di pace, ciò nondimeno non si può non rilevare che la dichiarazione conclusiva della conferenza di Londra ha largamente ignorato il problema del terrorismo al punto quasi di “esentare l’Autorità Palestinese dalla necessità di smantellare le strutture terroristiche”.
L’unico riferimento al terrorismo contenuto nella dichiarazione conclusiva della conferenza in sostegno all’Autorità Palestinese recita: “I partecipanti condannano l’attentato esplosivo del 25 febbraio a Tel Aviv ed esprimono la loro determinazione affinché si ponga termine al terrorismo e non gli si permetta di sabotare il processo di pace. Essi accolgono con favore l’impegno del presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas a tradurre di fronte alla giustizia i responsabili”.
È un paragrafo considerato a Gerusalemme di gran lunga troppo tiepido. “Se vogliamo arrivare a uno stato palestinese – dice il funzionario – bisogna passare attraverso la lotta contro il terrorismo e lo smantellamento delle organizzazioni terroristiche”. Secondo il funzionario, omettendo un chiaro appello al disarmo e allo smantellamento di tali organizzazioni, la comunità internazionale riunita a Londra manda ad Abu Mazen un messaggio sbagliato, e cioè che è in qualche modo possibile procedere sulla Road Map senza prima di tutto smantellare i gruppi del terrore.
“Sarebbe stato meglio – spiega – se tutti i leader del mondo intervenuti alla conferenza avessero ripetuto ai palestinesi che finché non agiscono in modo competo e globale contro il terrorismo, smantellandone le strutture e ponendo fine all’istigazione, essi non potranno realizzare le loro aspirazioni nazionali”.
Secondo il funzionario, i paesi che cercano di diluire l’appello categorico ad Abu Mazen perché affronti i terroristi, non gli rendono affatto un buon servizio, ma anzi fanno il gioco dei suoi nemici che prima o poi minacceranno il suo governo. “I terroristi percepiranno che è debole, e sfrutteranno questo periodo in cui lui non prende l’iniziativa contro di loro per riorganizzarsi e colpire più avanti. Non vi può essere uno stato democratico che protegge il terrorismo. Se si vuole una democrazia, bisogna sbarazzarsi del terrorismo”.
Il funzionario dice che la conferenza di Londra ha voluto accontentare tutti, con il rischio alla fine di “non essere utile. Abu Mazen deve capire che questi gruppi di rinnegati non minacciano solo noi, ma anche lui. La loro esistenza è un affronto alla legittimità del suo governo”.
Un po’ più positivo è sembrato il giudizio del ministro degli esteri israeliano Silvan Shalom, attualmente in visita ufficiale a Budapest, che ha definito la conferenza “un altro passo importante” nel quadro dell’attuazione di riforme democratiche e della sicurezza nell’Autorità Palestinese. Detto questo, ha aggiunto Shalom, il test decisivo saranno le azioni intraprese sul terreno, non le dichiarazioni pronunciate o le cerimonie a cui si prende parte. “Spero che la conferenza di Londra si si risolva in un incontro di speranza, e non in un’occasione persa”, ha concluso.

(Da: Jerusalem Post, 2.03.05)

Nella foto in alto: il pm Tony Blair (a sinistra) parla alla conferenza di Londra accanto al presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen).