Israele: “Le risoluzioni Onu non fanno che perpetuare il conflitto israelo-palestinese”
Approvata di nuovo alle Nazioni Unite una risoluzione che cerca di cancellare il millenario legame fra ebrei e Monte del Tempio di Gerusalemme
Tra mercoledì e giovedì, 139 paesi delle Nazioni Unite hanno approvato una risoluzione che parla del Monte del Tempio di Gerusalemme esclusivamente come di un luogo sacro islamico, facendovi riferimento con il solo nome musulmano di al-Haram al-Sharif. Si tratta di una delle sette risoluzioni anti-Israele promosse dall’Autorità Palestinese e paesi come Cuba e Indonesia, e automaticamente approvate dalla Quarta Commissione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York.
L’ambasciatore d’Israele all’Onu Gilad Erdan ha criticato con forza gli organismi delle Nazioni Unite che approvano costantemente numerose risoluzioni anti-israeliane, dicendo che esse non cambiano la realtà e non fanno che perpetuare il conflitto israelo-palestinese. “Qual è lo scopo di queste risoluzioni? – si è chiesto Erdan – Approvando queste risoluzioni non state solo sprecando le risorse dell’Onu. State anche sabotando qualsiasi cambiamento verso una futura pace. Invece di persuadere i palestinesi a scegliere la via dei negoziati e della pace, queste risoluzioni non fanno che incoraggiarli ad arroccarsi nelle loro posizioni intransigenti. Ogni voto a favore di queste risoluzioni rappresenta un ulteriore passo verso la trasformazione delle Nazioni Unite in un organismo irrilevante”.
Erdan ha attaccato le Nazioni Unite per aver sostenuto una risoluzione relativa all’agenzia Onu per i profughi palestinesi Unrwa, spiegando che “uno dei motivi principali del fallimento delle Nazioni Unite nel porre fine al conflitto è proprio il suo continuo sostegno all’Unrwa: in parole povere, l’esistenza stessa dell’Unrwa rende il conflitto israelo-palestinese irrisolvibile, e noi non abbiamo intenzione di lasciare che le cose vadano avanti come al solito. Invece di aiutare i profughi a integrarsi nei paesi di residenza, l’Unrwa gonfia il numero di ‘profughi’ riconoscendo automaticamente come tali tutti i discendenti palestinesi, anche quelli che sono già residenti permanenti di altri paesi”.
Per quanto riguarda la risoluzione che fa riferimento al Monte del Tempio solo con il termine musulmano (e che definisce “occupata” la parte di Gerusalemme dove si trovano sia il Monte del Tempio che il Muro Occidentale), Erdan ha denunciato il fatto che la risoluzione “ignora completamente qualsiasi legame tra il popolo ebraico e il Monte del Tempio, e questa è una vergogna”, e l’ha definita “uno sfrontato tentativo di riscrivere la storia” cancellando il millenario legame degli ebrei con Gerusalemme. “Nessuna risoluzione qui approvata cambierà l’eterno legame tra il popolo ebraico e il luogo più sacro della nostra fede: l’Har HaBayit, il Monte del Tempio. Né cambierà il fatto che il legame ebraico con la città di Gerusalemme risale a migliaia di anni fa e che oggi è più forte che mai. Per anni i palestinesi hanno promosso un linguaggio che prevede solo il termine musulmano Haram al-Sharif escludendo di proposito il termine ebraico per negare la connessione fra l’ebraismo e questi siti. Appoggiando queste risoluzioni, voi condividete la responsabilità di questo comportamento. Ma a differenza di quest’aula che è staccata dalla realtà – ha concluso l’ambasciatore israeliano – un numero crescente di paesi riconosce che Gerusalemme è inconfutabilmente la capitale del popolo ebraico e dello stato ebraico”.
Oltre a Israele, otto paesi hanno votato contro la risoluzione su Gerusalemme (Australia, Canada, Guatemala, Ungheria, Isole Marshall, Micronesia, Nauru e Stati Uniti). Altri 16 si sono astenuti (Austria, Bielorussia, Camerun, Colombia, Repubblica Ceca, Honduras, Kiribati, Malawi, Papua Nuova Guinea, Sao Tome Principe, Serbia, Slovacchia, Isole Salomone, Togo, Uruguay e Vanuatu). I paesi europei che hanno approvato la risoluzione sono Belgio, Danimarca, Estonia, Francia, Finlandia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lituania, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Spagna, Svezia e Regno Unito.
(Da: Israel HaYom, Jerusalem Post, 5.11.20)