Israele mette i diritti umani al centro delle relazioni internazionali

Alcuni temono che un piccolo paese non possa permettersi di inimicarsi le grandi potenze autoritarie, ma Israele sa che è importante stare dalla parte giusta della storia

Editoriale del Jerusalem Post

L’ambasciatore olandese Paul Bekkers legge la dichiarazione al Coniglio Onu per i diritti umani

Israele è uno dei 47 paesi che hanno firmato questa settimana una dichiarazione in cui si esprime profonda preoccupazione per i diritti umani nella regione autonoma uigura dello Xinjiang, in Cina. La dichiarazione esprime la crescente preoccupazione nella comunità internazionale per le violazioni dei diritti umani in quella regione, dove Pechino è accusata di commettere gravi abusi contro la minoranza musulmana uigura del paese. “Continuiamo ad essere gravemente preoccupati per la situazione dei diritti umani nella regione autonoma uigura dello Xinjiang”, ha affermato l’ambasciatore olandese Paul Bekkers leggendo la dichiarazione nel secondo giorno della 50esima sessione del Coniglio Onu per i diritti umani, a Ginevra.

Questo è il secondo anno consecutivo che Israele sottoscrive una dichiarazione del genere. L’anno scorso l’iniziativa di portare in evidenza le violazioni dei diritti umani in Cina era stata guidata dal Canada, con il sostegno degli Stati Uniti e di molti paesi europei. Quest’anno è stata guidata dai Paesi Bassi. Israele, tuttavia, aveva evitato di firmare una dichiarazione analoga, in autunno, all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York.

Durante i governi dell’allora primo ministro Benjamin Netanyahu accadeva spesso di vedere Israele che si spostava verso forme di stretta collaborazione con regimi autoritari come la Cina. Ciò rientrava in un processo più ampio che spingeva Israele su posizioni scettiche nei confronti dell’Occidente e delle sue ostentazioni di virtù sui diritti umani. Alcuni politici israeliani ritenevano che, per il futuro, Israele dovesse cercare di ingraziarsi regimi come quelli di Mosca e Pechino. Per Israele, tuttavia, la decisione di cercare amici come la Russia o la Cina comporta un costo. Non solo suscita diffidenza fra i veri amici d’Israele in Occidente, ma oltretutto non procura necessariamente, in cambio, ciò di cui Israele ha bisogno. La Cina ha attaccato l’anno scorso Israele per il conflitto con Hamas e collabora con l’Iran come fa la Russia. E mentre i paesi occidentali condividono le preoccupazioni di Israele per il programma nucleare iraniano, Cina e Russia spesso bloccano le condanne di Teheran nei forum internazionali e assolvono l’impunito perseguimento del programma nucleare da parte della Repubblica Islamica.

Una protesta davanti all’ambasciata cinese a Tel Aviv contro le violazioni dei diritti nella regione autonoma uigura cinese dello Xinjiang

Alcuni sono dell’opinione che un piccolo paese come Israele non possa permettersi di inimicarsi le grandi potenze. Ritengono, inoltre, che in una regione pericolosa come il Medio Oriente Israele non possa permettersi di sottoscrivere dichiarazioni sui diritti umani senza prima considerare che Pechino e Mosca potrebbero decidere di sostenere ancora di più l’Iran, o vendicarsi in qualche modo contro Israele in luoghi come la Siria.

Sarebbe una vergogna se la Cina cercasse di punire Israele per aver firmato una dichiarazione sottoscritta da tanti altri paesi. Ma in ogni caso, il posto di Israele nel mondo è a fianco dei suoi amici in Occidente e a sostegno dei valori su cui è stato fondato: libertà e pari diritti, non la persecuzione di una minoranza a causa della sua religione.

Sarebbe una sventura se Israele, per via della fragilità dell’attuale coalizione di governo, si ritrovasse con un altro governo che fosse a proprio agio più coi regimi autoritari che con le democrazie. E’ vero che Israele ha un futuro in Asia, ma quel futuro va al di là della Cina: è legato alle strette relazioni di Israele con India, Corea del Sud, Singapore, Australia e altri paesi.

Israele sa che è importante stare dalla parte giusta della storia: è lo stesso nel caso della simpatia da esprimere all’Ucraina o del riconoscere finalmente il genocidio subito dagli armeni. Per troppo tempo ci sono stati casi in cui Israele ha avuto timore di agitare troppo le acque quando si trattava di questioni di principio. Molte persone e molti paesi guardano a Israele come a un faro tra le nazioni. Mentre esistono attivisti anti-israeliani che odieranno sempre Israele qualunque cosa dica o faccia, esistono anche molti altri che si aspettano da Israele una posizione etica.

Le accuse di abusi ai danni delle minoranze in Cina sono nette. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, è stata di recente in Cina ed è stata criticata per aver accettato le stringenti condizioni imposte alla visita dalle autorità cinesi e per non essersi espressa con chiarezza su questi temi. Israele, invece, si associa ai paesi che vogliono che i diritti umani rimangano al centro delle relazioni internazionali. Lo stato ebraico deve fare tesoro di questo, e non aver timore di dare il proprio contributo alla comunità internazionale sulle questioni che contano di più.

(Da: Jerusalem Post, 16.6.22)

Questi i paesi che hanno firmato la dichiarazione sugli abusi nella regione autonoma uigura dello Xinjiang, in Cina: Albania, Andorra, Australia, Austria, Belgio, Belize, Bulgaria, Canada, Repubblica Ceca, Croazia, Danimarca, Estonia, eSwatini, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Guatemala, Honduras, Irlanda, Islanda, Israele, Italia, Lettonia, Liberia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Macedonia del Nord, Isole Marshall, Monaco, Montenegro, Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Palau, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Romania, San Marino, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, Stati Uniti.
(Da: Jerusalem Post, 15.6.22)