Israele non commette crimini di guerra. Punto

Una semplice verità, che non bisogna stancarsi di ripetere

Editoriale del Jerusalem Post

La sede della Corte Penale Internazionale all’Aja

Israele non commette crimini di guerra. Questo è il messaggio, semplice e chiaro, che si deve inviare al mondo, dopo la raccomandazione fatta venerdì scorso della procuratrice-capo della Corte Penale Internazionale, Fatou Bensouda, di indagare Israele in merito a presunti crimini di guerra legati all’operazione anti-Hamas a Gaza del 2014, ad attività di insediamento in Cisgiordania e alla risposta data dalle Forze di Difesa israeliane ai violenti moti settimanali lungo la barriera di confine fra Gaza e Israele.

Ovviamente vi sono dei soldati israeliani che commettono crimini mentre sono in azione, come accade in tutti i paesi coinvolti in operazioni militari. E quando succede, i tribunali militari e civili israeliani si occupano dei casi e ne chiamano a rispondere le persone implicate.

La procuratrice Bensouda, in quella che sembra poco più di una foglia di fico, ha scritto che esiste una “base ragionevole” per ritenere che anche Hamas e “gruppi armati palestinesi” abbiano commesso crimini di guerra. Come se vi fosse il minimo dubbio che lanciare indiscriminatamente migliaia di razzi su città come Sderot e Ashkelon e sulle comunità civili vicine, o incendiare deliberatamente centinaia di ettari di terreni agricoli e foreste (e vantarsene), sia qualcosa di diverso da un crimine di guerra. Ma è indecente che la procuratrice della Corte Penale Internazionale ponga Israele e le organizzazioni terroristiche sullo stesso piano. A differenza di Hamas  e di quelli che Bensouda chiama pudicamente “gruppi armati palestinesi”, Israele non colpisce intenzionalmente i civili, né a Gaza né da qualunque altra parte. Sì, dei civili vengono colpiti a Gaza durante le azioni delle Forze di Difesa israeliane, ma non sono mai l’obiettivo di quelle azioni.

Nel 2015 una commissione di prim’ordine, formata da ex generali e comandanti militari di otto paesi democratici, ha scritto un rapporto dopo aver condotto un’indagine sulla guerra anti-Hamas dell’estate precedente. La loro conclusione? La condotta di Israele nel conflitto “ha rispettato, e per alcuni aspetti superato, gli standard più elevati che i nostri paesi hanno fissato per i propri militari in azione. Le Forze di Difesa israeliane non solo hanno adempiuto ai loro obblighi ai sensi delle leggi sui conflitti armati, ma spesso sono andate oltre, sul campo di battaglia, al prezzo di costi tattici significativi”.

Crimini di guerra: estate 2014, allarme razzi palestinesi su Gerusalemme

Israele deve anche affermare categoricamente che consentire ad ebrei di vivere in Cisgiordania non è un crimine di guerra. Gli ebrei che vivono nel sito biblico di Silo o all’ombra del Muro Occidentale e del Monte del Tempio a Gerusalemme non stanno commettendo nessun crimine di guerra. Si può discutere finché si vuole l’opportunità o meno sul piano politico del fatto che vivono lì, e si può sostenere in modo più o meno argomentato che la pace con i palestinesi è più difficile per il fatto che vivono lì. Ma affermare che un ebreo che vive in Giudea (o in qualunque altro territorio) è – per ciò stesso – un criminale di guerra è semplicemente ridicolo. Adolf Eichmann era un criminale di guerra. Saddam Hussein era un criminale di guerra. I responsabili dei genocidi in Cambogia, nel Ruanda, nel Darfour sono criminali di guerra. Ma il giudice della Corte Suprema israeliana David Mintz è un “criminale di guerra” perché abita a Dolev, in Samaria? Cerchiamo di essere seri.

Questa assurdità deve essere sottolineata nel momento in cui Israele dovrà battersi contro la raccomandazione di Bensouda, e cercare di convincere la Corte che non vi sono elementi per portare avanti questo caso. Giacché, come ha detto domenica il primo ministro Benjamin Netanyahu, “trasformare in un crimine di guerra il fatto che degli ebrei vivano in una parte di questo paese è un’assurdità di proporzioni inimmaginabili”.

Vi sono svariati argomenti che Gerusalemme userà per cercare di convincere le democrazie occidentali che la Corte Penale Internazionale deve lasciar perdere questo caso, a cominciare dal fatto che quel tribunale non ha giurisdizione in materia perché lo stato d’Israele non è firmatario dello Statuto di Roma del 1998, e l’Autorità Palestinese che l’ha firmato non è uno stato. Ma Gerusalemme farà anche presente alle democrazie del mondo che ciò che inizia con Israele non si fermerà a Israele, e che se oggi politici e soldati israeliani saranno accusati di crimini di guerra per l’uccisione involontaria di innocenti durante una campagna militare, domani saranno accusati allo stesso modo politici e soldati di altri paesi.

Questi argomenti, per quanto solidi, sono solo giuridici. Devono essere presentati, e saranno presentati. Ma mentre verranno presentati, c’è una semplice verità che dovrà essere ripetuta più e più volte, poiché più e più volte viene ripetuta la menzogna su Israele che commette crimini di guerra. La verità è che la Siria commette intenzionalmente crimini di guerra, l’Iran commette intenzionalmente crimini di guerra, la Turchia commette intenzionalmente crimini di guerra. Israele no.
(Da: Jerusalem Post, 23.12.19)

Raphael Ahren

Scrive Raphael Ahren: È certamente possibile sostenere che farsi trascinare nel conflitto israelo-palestinese non è stata una brillante idea per la Corte Penale Internazionale. In Siria infuria da anni una sanguinosa guerra civile con centinaia di migliaia di morti e milioni di sfollati, massicce violazioni dei diritti umani si registrano in Cina, Myanmar, Iran, Corea del Nord e altrove. E la Corte dell’Aia non fa nulla. Una Corte che dovrebbe perseguire solo “i crimini più gravi di interesse internazionale” si appresta invece a indagare una democrazia occidentale che sa giudicare se stessa, che continua a ribadire che non sta facendo altro che difendersi da spietate organizzazioni terroristiche, e che costruisce case in un territorio conteso, conquistato in una guerra difensiva. “Chi accusano? – ha detto domenica Netanyahu – L’Iran? La Turchia? La Siria? No, accusano Israele, l’unica democrazia in Medio Oriente. E’ una terrificante ipocrisia”. Va anche detto, tuttavia, che i suddetti stati, come Israele, non sono membri della Corte Penale Internazionale e dunque la Corte non ha giurisdizione sui crimini commessi nei loro rispettivi territori. In effetti, la Corte Penale Internazionale non ha scelto di intromettersi nel conflitto israelo-palestinese. Non è la Corte che ha avviato il processo. E’ anzi ragionevole supporre che la Corte, con le sue limitate risorse e la sua già scarsa reputazione, avrebbe preferito tenersene alla larga. Ma vi è stata trascinata dai palestinesi, che vedono il tribunale dell’Aia come un’ennesima arena internazionale dove guadagnare punti contro Israele senza dover negoziare né scendere a compromessi. Tuttavia, si può ribattere che la procuratrice avrebbe potuto facilmente respingere il caso, dichiarando che la Corte Penale Internazionale non ha giurisdizione perché l’Autorità Palestinese non è uno stato. Se ha scelto la strada opposta per ragioni puramente giuridiche o per motivazioni politico-ideologiche, forse non lo sapremo mai. Ma scopriremo abbastanza presto se la Camera preliminare della Corte condivide o respinge le sue argomentazioni.
(Da: Times of Israel, 23.12.19)