Israele non tratterà con il governo Hamas-Fatah

Il nuovo governo palestinese sostiene la violenza e lannichilimento dello stato ebraico

image_1625Il governo israeliano ha approvato domenica, con 19 voti a favore e nessuno contrario, l’embargo politico verso il nuovo governo palestinese di unità nazionale Hamas-Fatah. Si sono astenuti i ministri Eitan Cabel e Raleb Majadele (labursiti).
Secondo il primo ministro israeliano Ehud Olmert, “Israele si aspetta che la comunità internazionale mantenga le sanzioni verso il governo palestinese fino a quando questi non avrà accettato i principi sanciti dal Quartetto” (Usa, Ue, Russia, Onu): riconoscimento del diritto ad esistere dello stato di Israele, ripudio di violenza e terrorismo, rispetto e applicazione degli accordi già firmati con Israele. Nessuno di questi principi figura nel programma del nuovo governo palestinese.
Olmert ha detto che non intende collaborare con il nuovo governo Hamas-Fatah, ma che intende mantenere contatti con il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen). I contatti, tuttavia, verteranno soprattutto sulla gestione delle questioni umanitarie, giacché seri negoziati di pace non saranno possibili finché dura l’alleanza fra Abu Mazen e Hamas. “Dal momento che il nuovo governo palestinese è stato creato sulla base di questa piattaforma – ha spiegato Olmert – esso limita pesantemente la nostra possibilità di intrattenere un dialogo con lo stesso presidente dell’Autorità Palestinese, e limita la gamma di argomenti su cui potremo discutere nel prossimo futuro”. Olmert ha sottolineato che il programma della nuova coalizione Hamas-Fatah è ben lontano dalla richiesta internazionale di ripudiare la violenza (afferma al contrario il “diritto alla resistenza armata”) e di riconoscere esplicitamente Israele. “Come possiamo intrattenere rapporti con un governo che considera il terrorismo uno strumento legittimo?”.
Durante la riunione di gabinetto, anche il ministro degli esteri Tzipi Livni ha detto che la decisione di Abu Mazen di entrare (con la sua fazione) nel governo guidato da Hamas rende difficile per Israele mantenere i contatti con lui. “Non solo – ha detto Tzipi Livni – Abu Mazen è entrato nel governo con Hamas che non aderisce alle richieste della comunità internazionale, ma ha anche accettato di sottoporre qualunque accordo diplomatico all’approvazione del Consiglio Nazionale Palestinese, dove pure siedono rappresentanti di Hamas, o di un referendum che comprenderebbe anche i palestinesi che vivono all’estero e nei campi profughi”.
Il vice primo ministro Shimon Peres ha detto che i palestinesi dovrebbero finalmente lasciar cadere la pretesa del cosiddetto “diritto al ritorno” (di tutti i profughi e loro discendenti all’interno di Israele). “Il diritto al ritorno – ha detto Peres – significa una cosa sola: la trasformazione di Israele in uno stato palestinese. Israele si attiene al concetto due popoli-due stati, mentre Hamas vuole uno solo stato palestinese in tutta la regione”.
Il ministro del welfare Isaac Herzog – secondo il quale “la posizione di Israele sulle richieste del Quartetto è giusta e corretta, ma Israele deve avere politiche che non siano solo corrette, ma anche sagge” – ha detto che comunque Israele deve continuare a sostenere con fermezza che il “diritto al ritorno” non è negoziabile, che gli attacchi terroristici e i lanci di missili Qassam devono cessare e che deve essere rimesso in libertà il soldato Gilad Shalit trattenuto in ostaggio da terroristi Hamas nella striscia di Gaza. Ciò nondimeno, ha aggiunto Herzog, Abu Mazen deve essere rafforzato e pertanto restare l’interlocutore legittimo per un genuino processo politico.
Il ministro della difesa Amir Peretz, da parte sua, ha affermato che i ministri di Fatah nel nuovo governo palestinese non devono essere boicottati giacché “non sono membri di un’organizzazione terroristica. “È sbagliato – ha spiegato Peretz – classificare i ministri moderati allo stesso modo dei ministri di Hamas”.
Secondo il ministro degli interni Avi Dichter, Israele deve intrattenere colloqui con i ministri palestinesi che rispettano i principi del Quartetto. Dichter ha aggiunto che il rifiuto del nuovo governo Hamas-Fatah di considerare uno stato palestinese con confini provvisori contraddice la seconda fase prevista dalla Road Map. Israele deve mettere in chiaro che qualunque modifica alla Road Map può essere fatta solo con l’accordo di tutte le parti.

(Da: YnetNews, Jerusalem Post, 18.03.07)