Israele partecipa come osservatore alla Conferenza sulla non proliferazione nucleare

Pur mantenendo la propria posizione, Gerusalemme vede spazi di dialogo con i paesi arabi moderati, dice una fonte governativa citata dalla Reuters

L'impianto nucleare iraniano di Arak

L’impianto nucleare iraniano di Arak

Ponendo fine a un’assenza durata vent’anni, Israele partecipa in qualità di osservatore alla Conferenza sulla non proliferazione nucleare aperta lunedì alle Nazioni Unite.

Israele, paese non aderente al Trattato di Non Proliferazione Nucleare, a partire dal 1995 non ha preso parte alla conferenza che riunisce i paesi firmatari ogni cinque anni come segno di protesta contro le risoluzioni adottate, che Gerusalemme giudicava faziose e prevenute in senso anti-israeliano.

Citando l’esempio dei colloqui sul disarmo in altre regioni, Israele afferma che prenderà in considerazione eventuali ispezioni e controlli nucleari internazionali solo una volta stabilita la pace con i paesi arabi e con l’Iran, i quali invece sostengono che il processo dovrebbe seguire l’iter opposto.

Oggi tuttavia, in un periodo in cui gli sconvolgimenti in Medio Oriente e il controverso programma nucleare iraniano mettono spesso i musulmani sciiti allineati con Teheran in contrasto con gli arabi sunniti, Israele – stando a quanto afferma una fonte governativa israeliana citata dalla Reuters – vede nella Conferenza del 27 aprile-22 maggio sul Trattato di Non Proliferazione un’occasione per individuare interessi e cause comuni. “Pensiamo che questo sia il momento giusto perché tutti i paesi moderati si siedano a discutere i problemi che ognuno si trova ad affrontare nella regione – ha detto domenica la fonte israeliana – Assistere oggi alla Conferenza in qualità di osservatori serve per dimostrare la nostra buona volontà. Abbiamo bisogno di negoziati diretti tra le parti regionali, di un dialogo sulla sicurezza regionale, un dialogo basato sul consenso. Questa partecipazione alla Conferenza non significa cambiare la nostra politica, significa rimarcare la nostra politica”.

I progetti volti a fare del Medio Oriente un’area da cui siano bandite le armi nucleari si sono arenati sulla questione della mancanza di pace fra Israele e la maggior parte dei che lo circondano. La fonte israeliana dubita che l’impasse possa essere risolta in questa Conferenza del Trattato di Non Proliferazione, ma dice di aspettarsi una posizione araba che non ingaggi direttamente Israele. Secondo la fonte, la Conferenza di New York potrebbe offrire la possibilità di costruire qualcosa a partire da riserve e critiche che Israele condivide con diversi stati arabi rispetto all’accordo-quadro raggiunto lo scorso 2 aprile tra le potenze mondiali e l’Iran. Senza fare nomi specifici, la fonte dice che alcuni paesi arabi sembrano meno attenti allo status di Israele come paese non-firmatario perché “troppo occupati con problemi più grandi”.

Tra questi paesi potrebbero esserci l’Egitto: da tempo espressamente critico della “ambiguità” israeliana sul nucleare, il Cairo ha tuttavia recentemente stretto i ranghi con il vicino israeliano contro nemici islamisti comuni. “La nostra iniziativa (del 2010) per un Medio Oriente libero da armi non convenzionali – ha spiegato alla Reuters una fonte governativa egiziana – è una questione di principio e non cambia. Ma non abbiamo niente contro Israele in se stesso. E’ una posizione che vale per tutti: Iran, Israele ecc.”. E ha concluso: “Se faremo particolare pressione su Israele alla Conferenza)? Non credo”.

(Da: YnetNews, 26.4.15)

Si veda anche: Il nucleare necessario