Israele, un paese irrilevante

Israele non ha nulla a che fare con gli avvenimenti spietati e destabilizzanti che si sono prodotti in Medio Oriente negli ultimi quattro anni

Di Yoav J. Tenembaum

Yoav J. Tenembaum, autore di questo articolo

Yoav J. Tenembaum, autore di questo articolo

Questa mattina mi sono svegliato e improvvisamente mi sono reso conto che Israele è un paese irrilevante.

Guardando le immagini strazianti dei profughi siriani in Europa mi è apparso chiaro che Israele non ha assolutamente nulla a che fare con loro. In termini di causa-effetto, non ha alcun ruolo nella genesi del problema. In effetti, Israele non ha alcuna responsabilità per la guerra civile in corso in Siria. Se Israele non fosse esistito, la guerra civile in Siria e il conseguente problema dei profughi che ossessiona attualmente l’Europa si sarebbero verificati comunque.

Guardando la regione più in generale mi sono poi reso conto che, in termini di causa-effetto, Israele non è all’origine di nessuno degli avvenimenti spietati e destabilizzanti che si sono verificati in Medio Oriente negli ultimi quattro anni.

Mi sono sentito depresso quando ho realizzato che l’emergere dello “Stato Islamico” (ISIS) non aveva nulla a che fare con Israele; che se Israele non fosse esistito, al-Qaeda e l’ISIS sarebbero comunque emersi causando devastazione nella regione.

Poi ho capito che la guerra civile in Libia, prima e dopo la caduta di Muammar Gheddafi, avrebbe avuto luogo indipendentemente da ciò che Israele ha fatto o detto.

Volgendomi più a est, sono stato folgorato dall’intuizione che l’evolversi del panorama politico in Egitto non sarebbe minimamente cambiato se Israele non fosse esistito. Il presidente Hosni Mubarak sarebbe stato rovesciato, i Fratelli Musulmani sarebbero stati eletti al potere e il generale Fattah al-Sisi avrebbe organizzato un colpo di stato mettendosi alla testa di una coalizione militare-civile egiziana.

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Col cuore a pezzi per la consapevolezza che il mio amato Israele è un attore così insignificante in Medio Oriente, mi è venuto in mente che Israele non ha alcun ruolo nell’enorme conflitto tra sciiti e sunniti che investe il mondo musulmano. Se Israele non fosse esistito, ho pensato mestamente, i due campi nemici si sarebbero comunque massacrati a vicenda, odiandosi ferocemente.

Che dire del cruento conflitto in Iraq?, mi sono domandato nel vano sforzo di consolarmi trovando un problema che assilla la regione e in cui Israele possa aver contato qualcosa. Ma Israele non è all’origine né della guerra civile in Iraq, né della sua situazione di totale stallo politico.

Un momento! Ma se Israele avesse risolto in qualche modo il suo conflitto con i palestinesi, forse tutti i problemi fin qui citati sarebbero stati evitati del tutto. Supponiamo che cinque anni fa fosse stato firmato un accordo definitivo tra Israele e palestinesi. Ci sarebbe stata la guerra civile in Siria? Avrebbe avuto luogo la guerra civile in Libia? Avrebbero preso una piega diversa gli eventi politici in Egitto? Sarebbe scomparso il conflitto tra sciiti e sunniti? Avrebbe fatto la sua comparsa l’ISIS? Si sarebbe risolta la guerra civile in Iraq?

E’ stato un esercizio intellettuale penoso, che mi ha portato a deprimenti domande retoriche come: in quale modo un accordo definitivo israelo-palestinese avrebbe potuto modificare gli eventi in Siria se tutte le variabili implicate in quegli eventi non sono collegate al conflitto israelo-palestinese? La stessa domanda si può porre per la guerra civile in Libia e gli sviluppi politici in Egitto.

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E che dire dell’implacabile inimicizia tra sciiti e sunniti? Come avrebbe potuto essere modificata, per carattere o intensità, da un accordo finale israelo-palestinese? Un accordo di pace tra Israele e palestinesi avrebbe impedito la comparsa dell’ISIS? Cosa sarebbe cambiato nel sanguinoso conflitto interno in Iraq, se Israele e palestinesi avessero risolto una volta per tutte il loro contenzioso?

Avvilito e confuso, sono giunto alla conclusione che il sogno sionista ha subito un grande smacco. Avrà anche fondato lo stato ebraico, ma la sua influenza sulla regione è disperatamente scarsa. Gli eventi si svolgono in Medio Oriente senza che Israele vi abbia parte. Il ruolo di Israele nel causare o, per contro, nel prevenire tali eventi è irrilevante.

A che scopo, mi sono chiesto, essere una democrazia parlamentare stabile e prospera se non si gioca nemmeno un ruolo limitato nel plasmare i grandi sconvolgimenti della regione? A che scopo essere un paese così progredito scientificamente e tecnologicamente, se non si possono prevenire sconvolgimenti regionali così drammatici? L’unica consolazione è il pensiero che Israele sarà anche irrilevante, ma certamente non passa inosservato. Il mondo presta così tanta attenzione a qualsiasi cosa Israele faccia o dica, o si pensa che potrebbe aver detto o fatto, che il nostro ego nazionale si sente compensato per la nostra mancanza di influenza reale.

Emotivamente e intellettualmente abbattuto, mi sono potuto comunque sentire fiero del fatto che Israele, benché irrilevante rispetto agli sviluppi più importanti nella regione, non viene mai considerato tale, né lasciato stare.

(Da: Jerusalem Post, 24.9.15)