Istigazione all’odio e terrorismo

Israele avvertiva, ma la comunità internazionale rimaneva sorda ai suoi allarmi

Di Kobi Michael

Kobi Michael, autore di questo articolo

Kobi Michael, autore di questo articolo

I recenti attentati terroristici a Parigi non sono venuti fuori dal nulla. Oggi più che mai la popolazione francese, e non solo, sembra capire che il terrorismo stragista che ha subìto è il risultato di un impianto ideologico: una combinazione di ideologia religiosa, sentimento di vendetta e stato d’animo bellicoso. Una costruzione psicologica che è stata tenacemente sviluppata dai capi delle organizzazioni jihadiste e dai loro agenti e che è stata sistematicamente inculcata nella mente dei militanti nei campi di morte in Iraq e in Siria, così come nelle capitali europee, nelle città americane, nelle aree di conflitto in tutto il mondo.

E’ strano vedere che proprio nel luogo dove nacquero nuove idee capaci di sconvolgere il mondo, nella patria storica di rivoluzioni e ideologie rivoluzionarie, la gente tenda a trascurare l’importanza delle idee e la loro forza, soprattutto quando si tratta di islam. L’illuminismo occidentale, che ha portato nel mondo la democrazia, il liberalismo, la libertà di espressione, i diritti della persona e, più recentemente, il multiculturalismo, non ha saputo riconoscere la minaccia ideologica che gli si levava contro preferendo guardare da un’altra parte, forse nella speranza che la tempesta passasse e scomparisse da sé.

A livello locale, Israele ha cercato più e più volte di denunciare l’istigazione all’odio da parte palestinese, ma si è quasi sempre trovato di fronte a un muro di indifferenza, quando non si è visto semplicemente ignorato. Anzi, c’erano pure quelli che accusavano Israele di sollevare questioni del tutto irrilevanti al solo scopo di sabotare il processo diplomatico ed evitare un accordo di pace.

Ogni volta che Israele ha cercato di protestare contro il modo in cui l’Autorità Palestinese e i suoi esponenti si comportano in sedi ufficiali, nei mass-media pubblici e nel sistema educativo, c’era sempre chi non vi vedeva altro che la noiosa ripetizione di argomentazioni poco convincenti.

Israele prende sul serio le parole e le idee dei palestinesi e dell’Autorità Palestinese, e ha sempre messo in guardia contro lo sviluppo di una mentalità che privilegia lo scontro, di un ethos che venera la lotta armata, che delegittima l’esistenza di Israele come stato-nazione degli ebrei, che disumanizza Israele e il popolo ebraico. Israele ha sempre cercato di spiegare a chi era disposto ad ascoltare che la sistematica, martellante azione palestinese per sviluppare questa struttura psicologica riduce drammaticamente i margini di manovra politica e, naturalmente, ha anche avvertito del collegamento che esiste fra istigazione all’odio e terrorismo. Israele avvertiva, ma la comunità internazionale rimaneva generalmente sorda ai suoi allarmi. Naturalmente ci sono differenze tra le varie organizzazioni terroristiche che operano nel mondo, e fra i combattenti jihadisti in diversi paesi. Ma hanno anche molto in comune: l’odio implacabile verso l’Occidente, la totale intolleranza per le altre religioni e per le persone che le praticano, la fede profonda e incrollabile nella possibilità di istituire un califfato islamico che schiacci gli stati arabi infedeli, Israele e l’Europa lungo il suo cammino verso la dominazione del mondo. Oltre alla visione e all’odio, hanno in comune anche un modus operandi che si fonda principalmente sull’indottrinamento, sull’istigazione e sulla menzogna: un complesso costruito su una struttura psicologica che supporta questi processi, alimentando le fiamme della lotta armata e della violenza.

Alla fin fine tutto, questo si traduce in terrorismo omicida.

(Da: Israel HaYom, 15.1.15)