Khaled Fouad Allam alla Fiera del Libro di Gerusalemme

Presentata l'edizione in ebraico di Lettera a un kamikaze, lultimo libro del sociologo algerino che insegna a Trieste.

image_582‘Lettera a un kamikaze’, l’ultimo libro del sociologo algerino Khaled Fouad Allam, ha un titolo destinato a grande visibilità nei giornali. Ma per Fouad Allam, che insegna sociologia alle università di Trieste e Urbino, la massima misura di successo sarà il numero di giovani che lo porteranno con sé – invece di una cintura esplosiva – per le strade del Medio Oriente.
Fouad Allam, che è considerato uno dei principali esperti dell’islam in Italia e scrive regolarmente su La Repubblica, ha presentato il suo libro la settimana scorsa alla Fiera Internazionale del Libro di Gerusalemme, in anticipo sulla pubblicazione in ebraico.
Descritto dalla stampa italiana come una “rilettura critica delle tradizioni islamiche e una lucida riflessione che condanna la barbarie e la cultura della morte”, ‘Lettera a un kamikaze’ è una lettera personale indirizzata a un aspirante martire. “Come musulmano – ha detto Allam – mi sento storicamente responsabile di rispondere di questo terribile fenomeno”.
La sua decisione di scrivere una lettera piuttosto che uno studio accademico è sorta, a suo dire, dalla convinzione che “in un’era di violenza politica dobbiamo andare al di là del mondo accademico e offrire diversi tipi di risposte”.
L’agile volume, che Allam ha definito “un’appassionata lettera all’umanità”, è stato pubblicato in Italia da Rizzoli, e uscirà anche in Spagna e Germania. Il libro non ha ancora un editore in inglese, ma l’autore spera che sarà presto pubblicato in Algeria.
Il libro è stato scritto in italiano, ma l’autore ritiene importantissimo che sia pubblicato anche in ebraico e in arabo.
Fouad Allam ha analizzato le motivazioni sociali e politiche che hanno condotto i musulmani sia nei paesi arabi che in Europa a provare solidarietà per gli attentatori suicidi, ma ha sottolineato che il vero spirito del Corano condanna la barbarie e il versamento di sangue innocente. Insiste sull’esigenza di reimpossessarsi di testi islamici il cui messaggio viene oggi soffocato dagli insegnamenti fondamentalisti. “C’ è un terribile impoverimento culturale nell’islam odierno – ha spiegato alla presentazione del suo libro – I musulmani non hanno più familiarità con la loro cultura, e non sono capaci a leggere i sacri testi dell’islam. Metaforicamente parlando, è come perdere la chiave della porta dell’interpretazione”.
Nel suo libro, Fouad Allam offre una serie di soluzioni alla manipolazione del Corano da parte degli insegnanti che chiama “i maestri dell’orrore”.
La prima soluzione consiste nel ritornare ai testi classici dell’Islam come ‘Le illuminazioni della Mecca’, testo dell’XI secolo di Ibn El-Arabi. Tali testi, dice, sottolineavano la possibilità di coesistenza durante i primi periodi di conflitto teologico e politico, e offrivano un modello di identità religiosa che non resiste alle influenze esterne.
La grande sfida, secondo Fouad Allam, consiste “nel definire come popoli e culture possano comunicare l’una con l’altro” e “offrire una lettura dell’islam che non sia su confini e violenza, ma su apertura e dialogo”.
Dice Fouad Allam: “Credo che il mondo musulmano sia sommerso in una notte intellettuale, ma che sia possibile emergerne”. Definisce il martire, o shahid, come una persona che è stata spossessata della sua soggettività, alienata da se stessa e trasformata in uno strumento di distruzione. E aggiunge che le parole sono qualcosa che l’uomo non può distruggere, e che oggi più che mai il mondo ha bisogno di nuove parole e forme d’espressione.
Menachem Perry, curatore dell’edizione in ebraico del libro, ha sottolineato l’importanza del fatto che un simile testo sia stato scritto da un autore musulmano. “E’ facile condannare il terrorismo da un punto di vista ateistico, e mettere in ridicolo la promessa religiosa che i terroristi musulmani ci vedono. Cosa ben diversa è condannarlo attraverso un dialogo che fa appello alle fondamenta spirituali del mondo islamico”, ha detto Perry.

(Da: Jerusalem Post, 18.02.05)

Vedi anche:
Istituto Italiano di Cultura in Israele

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