La barriera anti-tunnel che farà infuriare Hamas

Se dovesse scoppiare un’altra guerra sul fronte di Gaza, non sarà per l’uccisione di un capo terrorista ma per il nuovo sistema difensivo alla barriera di confine

Di Yossi Yehoshua

Yossi Yehoshua, autore di questo articolo

L’uccisione del comandante di Hamas Mazan Fuqaha, e il modo professionale in cui è stata effettuata, ha riportato l’attenzione del pubblico sulla striscia di Gaza. Ma nonostante la retorica suscitata dall’uccisione del terrorista che era tornato a progettare da Gaza attentati e stragi in Giudea e Samaria, l’evento più significativo sotto il profilo strategico su cui si dovrebbe concentrare l’attenzione è quello che deve ancora accadere. Infatti, se mai dovesse scoppiare un’altra guerra sul fronte meridionale d’Israele, è probabile che non sarà per l’uccisione di settimana scorsa, che Hamas attribuisce a Israele, quanto piuttosto per il nuovo sistema difensivo alla barriera di confine: un grande progetto, ancora in corso di realizzazione, destinato a eliminare radicalmente la minaccia dei tunnel terroristici dalla striscia di Gaza.

Il sistema è composto da un’articolata barriera difensiva, in parte sulla superficie e in parte sotterranea, lungo tutta la recinzione di confine con Gaza. Israele ha avviato i lavori di costruzione diversi mesi fa su aree relativamente ristrette in luoghi specifici, ma prevede di accelerare i lavori nel corso dell’estate: centinaia di speciali macchinari di ingegneria, che richiederanno tutt’attorno pesanti misure di sicurezza da parte delle Forze di Difesa israeliane, lavoreranno in più di 40 siti diversi lungo tutta la recinzione.

Come ha riferito il capo di stato maggiore israeliano Gadi Eisenkot parlando alla Commissione di controllo della Knesset che si è occupata delle critiche del Controllore di stato sullo svolgimento della guerra anti-Hamas dell’estate 2014, il progetto dovrebbe costare sui 3 miliardi di shekel (circa 830 milioni di dollari), oltre a 1,2 miliardi di shekel (circa 331 milioni di dollari) già investiti nello sviluppo di soluzioni tecnologiche innovative per l’individuazione dei tunnel.

Attività delle Forze di Difesa israeliane al confine con la striscia di Gaza

Secondo le valutazioni dell’establishment della difesa, il progetto, una volta completato nell’arco di circa due anni lungo i circa 65 chilometri della recinzione, impedirà in modo praticamente ermetico l’infiltrazione di terroristi attraverso i tunnel. Questo metterà Hamas di fronte a un dilemma che finora l’organizzazione non aveva mai affrontato: come continuare a operare, nel momento in cui le viene sottratto lo strumento strategico su cui ha investito per anni con l’obiettivo di aggirare la capacità difensive delle forze israeliane, e le “regole del gioco” ne risultano completamente cambiate?

Si può facilmente immaginare che Hamas non accetterà di buon grado i massicci lavori israeliani lungo il confine e cercherà di silurare il progetto fin dall’inizio, anche a costo di lanciare un altro round di scontri armati contro Israele. Dal punto di vista del nuovo capo di Hamas Yahya Sanwar, e del suo comandate militare Muhammed Deif, è fuori discussione fare la guerra contro Israele senza poter contare sui tunnel.

Quindi, nonostante le corrette affermazioni fatte dall’establishment della difesa israeliano sull’effetto deterrente che ha effettivamente esercitato su Hamas la guerra dell’estate 2014, le forze armate e la società israeliane devono comunque prepararsi all’eventualità di un’ennesima tornata di combattimenti la prossima estate. Dove prepararsi significa trarre tutte le conclusioni necessarie dal rapporto del Controllore di stato, concentrandosi non solo sulla gestione dei tunnel ma anche su quella del fronte interno nella regione attorno alla striscia di Gaza, quella che Hamas considera il tallone d’Achille di Israele.

(Da: YnetNews, 29.3.17)