La battaglia contro l’antisemitismo avvantaggia anche gli arabi

La storia dimostra una chiara correlazione tra la diffusione dell'antisemitismo in Medio Oriente e l'instabilità, il terrorismo e la mancanza di sviluppo nella regione

Di Najat Al-Saied

Najat Al-Saied, accademica saudita-americana, autrice di questo articolo

Quest’anno, il 27 gennaio, la Giornata internazionale della memoria della Shoà è stata diversa perché è arrivata sulla scia degli Accordi di Abramo. Gli ebrei di tutto il mondo devono sapere che non sono più soli, che i paesi degli Accordi di Abramo e altri arabi sono al loro fianco. Quest’anno, per l’occasione, membri del gruppo Sharaka tra cui partecipanti provenienti da Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Marocco, Arabia Saudita e Israele, hanno organizzato un evento on-line per commemorare le vittime della Shoà e promuovere un piano d’azione volto a incrementare la consapevolezza sull’Olocausto e la lotta contro l’antisemitismo.

Considerando con attenzione il significato del Giorno della memoria della Shoà possiamo vedere che affermare “mai più” non interessa solo gli ebrei, ma anche gli arabi. Guardando indietro nel tempo, si può constare una correlazione tra la diffusione dell’antisemitismo in questa regione e l’instabilità, il terrorismo e la mancanza di sviluppo. Questa regione prosperava quando le vite di ebrei e arabi musulmani potevano intrecciarsi fra loro e l’islam pluralista consentiva agli ebrei di partecipare a tutti gli aspetti della vita, generando una notevole fioritura intellettuale tra arabi ed ebrei allo stesso modo. Tanto per fare un esempio, la comunità ebraica di Bagdad è stata una delle più importanti al mondo per oltre mille anni. Gli ebrei costituivano un terzo della popolazione della città e importanti figure sono emerse da quella comunità, come Sassoon Eskell che nel 1920 divenne il primo ministro delle finanze iracheno. La comunità ebraica continuò a svolgere un ruolo importante a Bagdad, e più in generale in Iraq, fin verso la metà del XX secolo quando la maggior parte degli ebrei iniziò ad andarsene a causa del crescente antisemitismo, originato nel movimento nazionalista panarabo.

Sulla maglietta: “Hamas Hamas, ebrei al gas”. Najat Al-Saied: “E’ necessario che l’opinione pubblica araba comprenda che la lotta all’antisemitismo deve essere parte del suo modello di sviluppo e modernizzazione”

Nell’ultimo secolo l’antisemitismo è andato crescendo in Medio Oriente. Ciò è dovuto in parte al fatto che gli arabi interpretarono l’approvazione da parte delle Nazioni Unite della spartizione del 1947 in due stati, uno arabo e uno ebraico, come un atto di colonialismo occidentale. Al contrario, gli ebrei videro la convalida dei due stati come l’auto-realizzazione della rispettiva patria per ebrei e arabi, entrambi popoli nativi della regione. Ha peggiorato le cose il fatto che le fazioni palestinesi sono dominate dalle ideologie del nazionalismo arabo e dell’islam politico oscurantista. Nessuna di queste ideologie si concentra sulla costruzione dello stato o sul suo sviluppo, quanto piuttosto sulla distruzione di Israele, e il conflitto si è spostato dagli eserciti alle milizie e azioni di guerriglia.

Al contrario, il movimento nazionale ebraico (il sionismo) si è concentrato sulla costruzione di una patria nazionale con robuste infrastrutture e un forte esercito. Nell’economia high-tech di Israele, la combinazione fra automazione e forza-lavoro altamente preparata ha portato maggiore produttività e prosperità. Israele ha un Pil pro capite che è più di otto volte quello dei palestinesi. Quest’anno Israele si è classificato al settimo posto nel Bloomberg Innovation Index che misura le prestazioni delle migliori economie in fatto di ricerca, sviluppo, tecnologia, istruzione e brevetti. Invece di lavorare sodo per colmare il divario tra l’economia high-tech di Israele e l’economia meno sviluppata di Cisgiordania e Gaza, i palestinesi riversano le loro energie nel movimento antisemita BDS che promuove boicottaggi, disinvestimenti e sanzioni economiche contro Israele.

Sulla scorta degli Accordi di Abramo, è necessario che l’opinione pubblica araba comprenda che la lotta all’antisemitismo deve essere parte del suo modello di sviluppo e modernizzazione. Contrastare l’antisemitismo richiede un nuovo curriculum di studi, cosa su cui gli Emirati Arabi Uniti stanno lavorando seriamente. Nuovi libri di testo sono stati adottati nelle scuole solo due settimane dopo l’annuncio dell’accordo di pace. Un altro passo importante è istituire un mezzo di comunicazione che resista alle ideologie estremiste divisive e offra agli arabi l’opportunità di conoscere di persona israeliani ed ebrei, senza l’interferenza dei fanatici, siano essi islamisti o nazionalisti arabi. In breve, la normalizzazione delle relazioni è un prerequisito per combattere l’antisemitismo e l’estremismo, ed è il modo migliore per risolvere il conflitto (sia che si immagini una soluzione a due stati o una federazione), e non il contrario.

(Da: Israel HaYom, 16.2.21)