La faida fra palestinesi per accaparrarsi i fondi della ricostruzione

Il messaggio che arabi e musulmani stanno inviando ai donatori occidentali è: smettetela di riversare denaro su capi palestinesi corrotti e falliti la ​​cui specialità è fare incetta di fondi internazionali

Di Khaled Abu Toameh

Khaled Abu Toameh, autore di questo articolo

Il mese scorso, l’Egitto è riuscito nel tentativo di arrivare a un cessate il fuoco tra Israele e Hamas. Da allora, tuttavia, l’Egitto non è stato in grado di ottenere un accordo tra Hamas e Autorità Palestinese sulla ricostruzione di abitazioni ed edifici che sono andati distrutti durante gli 11 giorni del conflitto tra Israele e Hamas.

Il Cairo ha fatto di tutto per aiutare i palestinesi nella striscia di Gaza dopo il recente round di combattimenti. Innanzitutto, il presidente egiziano Abdel Fattah Sisi ha promesso 500 milioni di dollari per contribuire allo sforzo di ricostruzione (anche il Qatar ha promesso una somma simile per contribuire a ricostruire la striscia di Gaza). In secondo luogo, l’Egitto ha inviato nella striscia di Gaza e in Cisgiordania il capo del suo servizio di intelligence generale, Abbas Kamel,  per una serie di colloqui con i capi di Hamas e dell’Autorità Palestinese sui piani per la ricostruzione. In terzo luogo, l’Egitto ha inviato nella striscia di Gaza decine di bulldozer, gru e ingegneri nel tentativo di offrire il proprio contributo alla ricostruzione. Infine, l’Egitto ha invitato al Cairo i rappresentanti di varie fazioni palestinesi, tra cui Autorità Palestinese e Hamas, per dei colloqui su come aiutare i palestinesi della striscia di Gaza che hanno perso la casa durante i combattimenti. Indubbiamente, l’Egitto sperava altresì che i capi raggiungessero finalmente un accordo sulla fine della disputa tra Hamas e Fatah, la fazione guidata dal presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen.

Il 10 giugno, gli egiziani hanno informato le fazioni palestinesi della decisione di rinviare sine die l’incontro dei rappresentanti delle fazioni che avrebbe dovuto svolgersi al Cairo sotto gli auspici dei funzionari del servizio di intelligence generale egiziano. La decisione dell’ultimo minuto di annullare la riunione è stata presa dopo che i rappresentanti delle fazioni palestinesi erano già arrivati ​​al Cairo. La mossa egiziana, secondo quanto riportato da vari mass-media arabi, è frutto di un’aspra disputa scoppiata tra Autorità Palestinese e Hamas su quale delle due parti sarebbe responsabile degli sforzi di ricostruzione nella striscia di Gaza. L’Autorità palestinese afferma che dovrebbe essere lei l’unica responsabile della ricostruzione e che tutti i fondi devono essere erogati attraverso il suo governo. Hamas, invece, esige che i fondi della comunità internazionale vengano inviati direttamente nelle sue casse.

4 giugno 2021: un convoglio di attrezzature e materiale edile fornito dall’Egitto entra nella striscia di Gaza attraverso il valico di Rafah

In sostanza, l’Autorità Palestinese e Hamas affermano che non si fidano l’una dell’altra riguardo alle centinaia di milioni di dollari che sono stati promessi dall’Egitto e da altri paesi. “Non ci si può fidare fidare dell’Autorità Palestinese sui fondi per la ricostruzione e l’Autorità Palestinese non vuole aiutare la striscia di Gaza – ha detto l’analista politico palestinese Eyad al-Qarra – L’Autorità Palestinese esiste per succhiare il sangue del popolo palestinese a livello economico e vuole avvantaggiare e rilanciare il proprio bilancio a discapito delle sofferenze del nostro popolo”. Azzam al-Ahmed, un alto esponente di Fatah, ha dichiarato che la sua fazione ha informato gli egiziani che lo sforzo di ricostruzione deve essere condotto sotto la supervisione dell’Autorità Palestinese. Ahmed ha accusato Hamas di condurre una “campagna mediatica” contro l’Autorità Palestinese in un modo che “danneggia l’unità nazionale e non tiene conto del ruolo dell’Autorità Palestinese” nella ricostruzione a Gaza. L’Autorità Palestinese e Hamas hanno buone ragioni per sospettare l’una dell’altra. Sono in guerra tra loro dal 2007, quando Hamas organizzò un violento colpo di stato contro l’Autorità Palestinese e prese il controllo della striscia di Gaza. Entrambe le parti, inoltre, sono da tempo oggetto di accuse (da parte dei palestinesi) di corruzione e cattiva gestione dei fondi pubblici.

La disputa tra Autorità Palestinese e Hamas sul denaro per la ricostruzione ha suscitato forti condanne da parte di diversi palestinesi e arabi. Questi ultimi hanno accusato le due parti di dare priorità ai propri interessi a spese del popolo palestinese. I palestinesi e gli arabi hanno espresso il timore che la controversia possa scoraggiare i donatori dall’offrire il loro contributo alla ricostruzione. Alcuni palestinesi hanno lanciato una “campagna popolare” con cui esortano i paesi del Golfo a non dare all’Autorità Palestinese e al suo presidente Abu Mazen soldi per la ricostruzione nella striscia di Gaza “a causa della corruzione dilagante e della razzia dei fondi donati”.

“I sostenitori che sono pronti a donare si domandano chi riceverà i fondi per la ricostruzione – ha osservato l’analista politico emiratino, Mohammed Yousef – I donatori non si fidano di Hamas, che è immersa nella corruzione e nella discriminazione contro i residenti della striscia di Gaza. Gli abitanti di Gaza sanno che la maggior parte dei fondi finirà in conti [bancari] segreti di Hamas e dei suoi capi e in attività di contrabbando. L’Autorità Palestinese, che è molto corrotta, vuole essere responsabile dei progetti di ricostruzione e i suoi capi vogliono tutto il denaro”.

La giornalista saudita Nora Shanar

La giornalista saudita Nora Shanar ha affermato di essere contraria all’idea di elargire denaro ai gruppi terroristici palestinesi nella striscia di Gaza sostenuti dall’Iran, Hamas e Jihad Islamica Palestinese. I due gruppi, ha aggiunto, “portano i giovani [palestinesi] alla distruzione per conto dell’Iran. I palestinesi devono rimuovere questa occupazione iraniana in Palestina così da poter vivere in pace. I musulmani non si muoveranno per donare i loro soldi. Le organizzazioni terroristiche vogliono ingannare gli arabi e i musulmani”.

La faida per i fondi della ricostruzione dimostra ancora una volta l’assoluta indifferenza dei dirigenti palestinesi verso il benessere del loro popolo. Ai capi dell’Autorità Palestinese e di Hamas interessa solo una cosa: riempire le proprie casse di fondi destinati ai palestinesi che soffrono. La contesa mostra anche che la ripresa dei colloqui da parte dell’amministrazione Biden per una “soluzione a due stati” è un’illusione: i palestinesi non riescono nemmeno accordarsi fra loro, a favore del proprio popolo, sullo svolgimento delle elezioni o sulla ricostruzione degli edifici distrutti.

A giudicare dalle reazioni di molti utenti dei social network arabi e musulmani, è altamente improbabile che i paesi arabi e islamici siano disposti a mettere i loro soldi nelle mani dell’Autorità Palestinese e di Hamas. I palestinesi stanno nuovamente pagando il prezzo dell’incompetenza e della corruzione dei loro dirigenti. Il messaggio che arabi e musulmani stanno inviando all’amministrazione Biden e ad altri donatori occidentali è il seguente: smettetela di riversare denaro sui capi palestinesi corrotti e falliti la ​​cui specialità è accaparrarsi i fondi internazionali. I palestinesi non hanno bisogno di denaro: hanno bisogno di nuovi leader il cui impegno per il benessere della popolazione superi l’interesse delle loro proprie tasche.

(Da: gatestoneinstitute.org, 23.6.21)