Per qualcuno la coerenza non è una virtù (quando si tratta di Israele)

La scrittrice Sally Rooney pubblica in Cina ma non in Israele: forse perché scagliarsi contro Israele non le porta alcun nocumento, né economico né politico

Di Emanuele Calò

Emanuele Calò, autore di questo articolo

La scrittrice Sally Rooney ha deciso di pubblicare i suoi romanzi in Cina dopo essere assurta agli onori della cronaca non solo per le sue riconosciute doti letterarie, ma anche per la sua decisione, per via del suo boicottaggio allo Stato ebraico, di non far pubblicare in Israele la sua ultima fatica letteraria (Beautiful world, where are you).

Sennonché, nei riguardi della Cina, Amnesty International, in un rapporto di 160 pagine intitolato “Cina: ‘Come nemici in guerra’ – Internamento di massa, tortura e persecuzione contro i musulmani dello Xinjiang”, ha denunciato che “gli uiguri, i kazachi e altre minoranze etniche prevalentemente musulmane subiscono da parte dello stato cinese imprigionamenti di massa, torture e persecuzioni che si configurano come crimini contro l’umanità”. Qui le vittime sono musulmane. Questo la Rooney lo sa perché, oltre a saper scrivere, è altamente probabile che sappia pure leggere.
Ora, Israele ha nella sua coalizione di governo un partito arabo che potremmo pure considerare pressoché estremista: se lo Stato ebraico intendeva imporre l’apartheid, bisogna ammettere o che non è vero oppure che è governato da dissociati. Temo che la prima opzione sia quella giusta: semplicemente, non è vero, disquisire di apartheid è un fuor d’opera.

Campo di “rieducazione” per uiguri nella regione di Lop, Xinjiang (Cina)

La Rooney non protegge i musulmani (eppure sarebbe stata una scelta sacrosanta) ma se stessa, perché essere contro Israele non le porta alcun nocumento, né economico né politico.

Israele ha subìto continue aggressioni, in seguito alle quali ha occupato dei territori, restituiti sui tavoli della pace e se l’Olp è in Cisgiordania (e prima a Gaza) è soltanto perché Israele aveva contattato l’Olp per avviare un processo di pace. Se la pace non è stata raggiunta, è colpa di Israele o dell’Olp? Parliamone, ma è difficile sostenere che Itzhak Rabin, Shimon Peres, Ehud Barak o Ehud Olmert non volessero la pace. La campagna per l’abbandono unilaterale senza un trattato di pace conduce alla guerra, e l’abbiamo visto nel caso di Gaza. Se si demonizza Israele chiedendo l’abbandono unilaterale, per quale ragione la controparte dovrebbe volere la pace? (…)

(Da: moked.it, 23.11.21)