La comunità cristiana in Israele cresce, prospera e si dichiara soddisfatta

Dati e cifre smentiscono le allarmistiche accuse di alcuni leader cristiani (che si ripetono ogni anno sotto Natale)

Soldati israeliani arabo-cristiani ricevono regali di Natale dal loro comandante (a destra) e dai loro compagni ebrei e beduini in una base nei pressi di Kerem Shalom, nel sud di Israele (foto d’archivio)

La comunità cristiana d’Israele è cresciuta dell’1,4% nel 2020 e conta oggi circa 182.000 persone, che in grande maggioranza si dichiarano soddisfatte della vita nel paese. E’ quanto emerge da un rapporto dell’Ufficio Centrale di Statistica pubblicato martedì scorso in vista del Natale, circa un settimana dopo che i leader di varie denominazioni cristiane in Israele avevano lanciato un appello in cui affermano che le loro comunità rischiano di scomparire a causa di quello che definiscono un “sistematico tentativo di cacciare la comunità cristiana da Gerusalemme e da altre parti della Terra Santa”. I dati diffusi dell’Ufficio Centrale di Statistica israeliano restituiscono un quadro molto diverso, da cui risulta che la comunità cristiana d’Israele cresce e prospera, con tassi di istruzione superiore particolarmente elevati rispetto al resto della popolazione.

Oggi i cristiani costituiscono circa l’1,9% della popolazione israeliana e sono aumentati dell’1,4% rispetto al 2020. I cristiani in Israele costituiscono il 7% della popolazione araba (che è in maggioranza musulmana) e il 76,7% dei cristiani israeliani sono arabi. I più grandi centri abitati da arabi cristiani in Israele sono Nazareth (21.400 cristiani), Haifa (16.500) e Gerusalemme (12.900). La maggior parte dei cristiani non arabi, invece, vive nell’area di Tel Aviv.

Le statistiche rivelano inoltre che le donne arabe cristiane d’Israele presentano tassi d’istruzione fra i più alti del paese. Il 53,1% delle cristiane arabe e il 35,4% delle cristiane non arabe hanno conseguito una laurea dopo aver ottenuto il diploma di scuola superiore, contro il 34% di laureati fra tutti i diplomati del sistema scolastico arabo e il 47,2% fra tutti i diplomati del sistema scolastico ebraico. “La proporzione delle donne tra gli studenti cristiani – sottolinea il rapporto – è superiore a quella delle donne sul totale degli studenti, a tutti i livelli di laurea e in particolare quelli più avanzati: il 64,1% e 53,2%, rispettivamente, di coloro che studiano per un PhD, e il 72,9% e il 63,8%, rispettivamente, di coloro che studiano per un master”.

18 dicembre 2021: due visitatori posano per una foto con presepe e albero di Natale davanti alla chiesa greco-ortodossa della Annunciazione, a Nazareth (nord Israele)

Il rapporto ha anche riscontrato un numero inferiore di cristiani che si iscrivono ai sussidi di disoccupazione rispetto alle popolazioni ebraica e musulmana. Secondo i dati dell’Ufficio Centrale di Statistica, l’84% dei cristiani israeliani si dichiara soddisfatto della propria vita nel paese (il 60% si definisce “soddisfatto”, il 24% “molto soddisfatto”). Il rapporto riferisce che in Israele nel 2019 si sono sposate 803 coppie cristiane, con l’età media al primo matrimonio degli sposi cristiani di 30,3 anni e quella delle spose cristiane di 26,7 anni. Nel 2020 sono nati 2.497 bambini da donne cristiane, pari a una media di 2,04 figli per famiglia.

Questi dati appaiono in netto contrasto con le recenti dichiarazioni di leader religiosi cristiani. Padre Francesco Patton, Custode di Terra Santa della Chiesa cattolica e Custode dei luoghi santi cristiani in Terra Santa, in un articolo pubblicato sabato scorso dal Daily Telegraph nel Regno Unito ha scritto che “la nostra presenza è precaria e il nostro futuro è a rischio”. La settimana scorsa i patriarchi e capi delle Chiese di Gerusalemme hanno diffuso una dichiarazione congiunta in cui si denuncia in modo analogo il pericolo di una “diminuzione della presenza cristiana” in Terra Santa.

Il Ministero degli esteri israeliano ha seccamente respinto le accuse affermando che sono “infondate” e che “distorcono la realtà della comunità cristiana in Israele”. “La popolazione cristiana in Israele, Gerusalemme compresa – si legge nella nota diffusa lunedì – gode di piena libertà di religione e di culto, è in costante crescita ed è parte integrante del tessuto unico della società israeliana”. Ribadendo che Israele è “impegnato verso la libertà di religione e di culto di tutte le religioni e a garantire la libertà di accesso ai luoghi santi”, la nota del Ministero degli esteri conclude: “La dichiarazione dei leader della Chiesa a Gerusalemme è particolarmente esasperante dato il loro silenzio sulla condizione di molte comunità cristiane in Medio Oriente che soffrono di discriminazioni e persecuzioni”.

(Da: Times of Israel, YnetNews, 22.12.21)