La decisione di AOC di ritirarsi dalla cerimonia in memoria di Rabin si condanna da sé

Il voltafaccia di Alexandria Ocasio-Cortez dimostra ancora una volta che Israele non potrà mai fare abbastanza finché l'obiettivo è “niente stato ebraico”

Editoriale del Jerusalem Post

Alexandria Ocasio-Cortez

E’ diventata famosa la frase di Yitzhak Rabin secondo cui la pace non si fa con gli amici, ma si fa con i nemici. Agli israeliani questa massima è stata ricordata, sabato scorso, dalla nipote di Rabin, Noa Rothman, che ha twittato il celebre detto del nonno in risposta alla decisione di Alexandria Ocasio-Cortez, la popolare congressista di estrema sinistra di New York, di ritirarsi da un evento in memoria del defunto primo ministro israeliano.

L’evento, fissato per il 20 ottobre, è organizzato da Americans for Peace Now in memoria di Rabin, che venne assassinato il 4 novembre 1995 da un estremista ebreo (ora all’ergastolo in Israele ndr) per il suo tentativo di arrivare alla pace con i palestinesi. Ocasio-Cortez – nota anche come AOC – aveva inizialmente confermato la sua partecipazione, insieme a Noa Rothman e dell’attore di Homeland Mandy Patinkin. Poi però è finita nel mirino di un certo numero di gruppi filo-palestinesi che descrivono Rabin come un criminale di guerra per via della sua carriera nelle Forze di Difesa israeliane e del suo ruolo nella Guerra d’Indipendenza del 1948 e di fronte alle violenze della prima intifada palestinese, alla fine degli anni ’80.

In una lettera aperta a Ocasio-Cortez, il Zioness Movement, una coalizione di attiviste sioniste ebree di sinistra, ha scritto: “Siamo profondamente turbate che tu abbia deciso di ritirarti da un evento che onora la vita e l’eredità dell’ex primo ministro israeliano e Premio Nobel per la pace Yitzhak Rabin, che pagò il prezzo estremo per il suo impegno a favore della pace e della giustizia, assassinato da un estremista di destra per aver tentato di promuovere la causa dello stato palestinese”. AOC ha cercato di giustificarsi dicendo ad Alex Kane, scrittrice della rivista Jewish Currents, d’aver riconsiderato l’invito a comparire all’evento dopo che “il mio coinvolgimento è stato presentato al mio team in modo diverso da come viene ora promosso”.

Vignetta postata da Fatah nell’aprile 2020. Il bambino con la bandiera palestinese scrive sulla mappa: “La Palestina va dal mare al fiume e la sua capitale è Gerusalemme”. Israele non può mai fare abbastanza per coloro il cui obiettivo è niente Israele

Il voltafaccia di AOC ha suscitato critiche su tutto l’arco politico. Jeremy Ben-Ami, presidente di J-Street, un gruppo ebraico-americano di sinistra radicalmente critico delle politiche d’Israele, ha scritto su Twitter: “Come ammiratore di Rabin e sostenitore di lunga data di Peace Now, sono ferito e turbato dalla sua decisione di ritirare la partecipazione e la esorto a ripensarci. La transizione di Rabin da guerriero a pacificatore incarna il tipo di transizione con cui la storia può cambiare. La sua memoria non è solo una benedizione, è un’ispirazione. Mentre nel 2020 ci adoperiamo per preservare la democrazia, il suo assassinio ci ricorda dove portano l’estremismo e l’istigazione di destra”. Anche Brian Reeves, direttore sviluppo e relazioni esterne per Peace Now Israel, ha esortato Ocasio-Cortez a ripensarci. “Hai davvero intenzione di boicottare noi e tutto il nostro lavoro con i palestinesi a sostegno dei diritti umani e della fine del conflitto, solo perché Rabin non è stato un impeccabile abulico [sic] dopo 5 decenni di conflitto?”.

Ma il motivo per cui vale la pena occuparci della marcia indietro di Alexandria Ocasio-Cortez non è tanto lei, quanto ciò che questa sua scelta dice circa il mondo che ruota attorno agli attivisti palestinesi che si sono così vivacemente opposti alla sua presenza a un memoriale dedicato a Rabin. Come ha scritto Einat Wilf, ex parlamentare e coautrice di The War of Return, ciò che ha fatto AOC è stato dimostrare ancora una volta che Israele, indipendentemente da quello che fa, non farà mai abbastanza agli occhi di coloro che si oppongono all’esistenza stessa dello stato ebraico. “Impera un mito – ha scritto Wilf – che l’assassinio di Rabin nel 1995 abbia ucciso la pace. Suona bene, ma è completamente sbagliato. Dopo di allora, i palestinesi hanno rifiutato offerte di pace molto migliori. La defezione di AOC dimostra ancora una volta che Israele non può mai fare abbastanza perché l’obiettivo è niente Israele“.

Purtroppo è proprio questa la sensazione che dà la vicenda Alexandria Ocasio-Cortez. Se AOC conoscesse qualcosa di storia, conoscerebbe Rabin come un uomo di pace che ha pagato con la vita la lotta per promuoverla. Gli spararono subito dopo aver partecipato a una manifestazione per la pace e le parole intrise di sangue della “Canzone per la pace” che aveva in tasca sono la testimonianza di quell’eredità. È vero che ha combattuto come soldato per difendere il suo paese in condizioni di estrema difficoltà, ma come ha scritto la nipote Rothman, giunse ad affermare che la pace si fa con i nemici. L’incapacità di AOC di capire tutto questo è un’onta per lei e per il movimento che la sostiene. Le decisioni come la sua non promuovono la giustizia né la pace. Le impediscono.

(Da: Jerusalem Post, 29.9.20)