La delegittimazione che collega Onu, Putin e Human Rights Watch

Alcuni pensano che paesi come Israele e Ucraina dovrebbero accettare di discutere a partire dal concetto di mettere in discussione la loro stessa legittimità di esistere

Di David M. Litman

David M. Litman, autore di questo articolo

Sin dalla sua nascita, Israele è stato oggetto di una raffica costante di campagne di delegittimazione. Dai dittatori arabi agli antisemiti mascherati da “attivisti per i diritti umani”, il diritto di esistere dello stato ebraico è stato costantemente messo in discussione.

Uno degli strumenti preferiti dai de-legittimatori sono state le inquinate e asservite Nazioni Unite, usate come una fonte apparentemente autorevole per mettere continuamente in discussione il diritto di esistere di Israele. Si consideri, ad esempio, il famigerato editoriale sul New York Times in cui il presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen sosteneva l’ammissione della “Palestina” alle Nazioni Unite come un modo per “aprire la strada alla internazionalizzazione del conflitto come questione giuridica, e non solo politica” (comunque, tranquilli: l’Autorità Palestinese continua a professare e incentivare la violenza).

La nuova Commissione d’inchiesta varata dall’Onu è l’ultima e probabilmente una delle più pericolose reiterazioni di questa strategia, motivo per cui Israele ha giustamente deciso di rifiutarsi di collaborare con essa. Con un mandato senza limiti e senza precedenti – scopertamente inteso a esercitare il revisionismo storico per etichettare Israele come una malvagità senza eguali e accusarlo assurdamente di ogni sorta di atrocità – la Commissione d’inchiesta rappresenta, per dirla con le parole dell’ambasciatrice israeliana all’Onu Meirav Eilon Shahar, “un tentativo di delegittimare e persino criminalizzare l’esistenza stessa di Israele”.

La mappa della Palestina esposta all’Onu in occasione della Giornata della Solidarietà palestinese 2005: Israele è cancellato dalla carta geografica

Lo scopo della delegittimazione è chiarissimo. I regimi arabi e i sovietici, mentre manipolavano e pervertivano le Nazioni Unite coi loro sforzi per far proclamare il sionismo una forma di razzismo, nel frattempo conducevano campagne militari e terroristiche volte a cancellare Israele dalla carta geografica. E’ la stessa strategia che vediamo in azione in un altro orribile dramma. Lunedì 21, il dittatore russo Vladimir Putin ha tenuto un sermone di un’ora su un tema singolare: delegittimare il diritto all’esistenza dell’Ucraina per mezzo di accuse insensate di atrocità e revisionismo storico. Suona familiare?  Nel fantamondo di Putin, “l’Ucraina moderna è stata interamente inventata dalla Russia o, per essere più precisi, dai bolscevichi, la Russia comunista”. L’obiettivo finale di questo revisionismo è stato esposto in modo minaccioso. Putin sembra essersi ispirato al manuale della delegittimazione delle Nazioni Unite.

Eppure ci sono alcuni che pensano che paesi come Israele e Ucraina dovrebbero accettare di discutere a partire da queste posizioni basate sul concetto, fondamentalmente discriminatorio e fatale, di mettere in discussione la loro stessa legittimità. Ken Roth, direttore esecutivo di Human Rights Watch, ignorando serenamente settant’anni di documentate e terrificanti minacce con cui si potrebbero riempire intere biblioteche, ha twittato: “Il governo israeliano dichiara che non coopererà con un’indagine delle Nazioni Unite, parlando ovviamente di pregiudizio. Ma la vera ragione dev’essere il timore che l’Onu condanni il suo crimine di apartheid contro l’umanità”.

Un dibattito legittimo e una critica legittima sono una cosa. Ma dibattito e critica non c’entrano nulla con Putin e con la Commissione d’inchiesta dell’Onu su Israele. Invece di basare la discussione su criteri e standard equi e corretti, la Commissione d’inchiesta punta a mettere Israele su un piano separato in cui la questione fondamentale viene palesemente distorta contro di esso. È il piano basato sull’idea che il diritto di esistere e il diritto di difendersi di Israele siano sostanzialmente diversi da quelli di qualsiasi altro stato, e vengono messi in discussione alla base. Come un ebreo che nella Spagna del XV secolo cercasse di difendere la propria causa davanti al tribunale dell’Inquisizione. In altre parole, la lezioncina morale di Roth è come un sapientone che rimproverasse l’Ucraina per essersi rifiutata di prendere in considerazione i diktat di Putin tesi a spezzare con la forza lo stato sovrano dell’Ucraina.

Israele ha ragione a snobbare la Commissione d’inchiesta dell’Onu, e gli Stati Uniti, come tutte le democrazie davvero imparziali, dovrebbero prendere posizione e porre fine a questo palese pregiudizio anti-ebraico che promana dalle Nazioni Unite. E va da sé che le democrazie non dovrebbero finanziare un’iniziativa che è intrinsecamente antisemita. Ciò che inizia contro gli ebrei non si ferma mai agli ebrei. E in un mondo in cui il diritto di esistere dello stato ebraico viene apertamente messo in discussione, chi può impedire a dittatori come Putin di fare lo stesso con altri stati?

(Da: jns.org, 24.2.22)