La DJ femminista palestinese arrestata da un governo che cede alla folla aizzata da false voci

La vera causa delle disgrazie dei palestinesi è la loro leadership ipocrita, oscurantista e repressiva

Di Emily Schrader

Emily Schrader, autrice di questo articolo

Se c’è una cosa che caratterizza tutti i regimi autoritari e repressivi è la determinazione a zittire e perseguitare in modo arbitrario i civili che minacciano lo status quo.

Una decina di giorni fa tutto il mondo – compresi gli attivisti BDS (per il boicottaggio sistematico di Israele ndr) – ha potuto vedere il vero volto dell’Autorità Palestinese quando la DJ di fama mondiale nonché icona del femminismo palestinese, Sama Abdul Hadi, è stata arrestata e incarcerata dall’Autorità Palestinese per un video in cui una trentina di giovani palestinesi partecipavano a un evento musicale in un sito storico-culturale tra Gerico e Gerusalemme, autorizzato dal Ministero del Turismo della stessa Autorità Palestinese.

Poche ore che era stato girato il video, nella zona si è sparsa la voce (infondata) che DJ Sama stava tenendo “una festa con alcol e donne nude in una moschea” a Nabi Musa, dove esiste una sede pubblica per eventi culturali che viene spesso utilizzata per concerti e matrimoni. Nelle vicinanze si trova un sito religioso da molti venerato come luogo di sepoltura di Mosè.

La reazione di una rumorosa parte dell’opinione pubblica palestinese è stata quella di sentirsi terribilmente offesa, il che ha portato a proteste e, infine, all’arresto e alla detenzione per otto giorni di DJ Sama ad opera della polizia palestinese. Inizialmente non venne fornito un motivo per il suo arresto, ma un paio di giorni dopo, il 29 dicembre, un giudice palestinese estendeva i termini dell’arresto affermando che “la musica techno non fa parte del patrimonio culturale palestinese”.

Sera di sabato 26 dicembre 2020: giovani palestinesi e arabi israeliani all’evento musicale presso Nabi Musa in Cisgiordania (clicca l’immagine per il video su Twitter)

Mentre DJ Sama trascorreva il capodanno in cella, il pubblico palestinese continuava a protestare fino a organizzare un raduno di massa a Nabi Musa dove la folla si è scatenata vandalizzando e distruggendo parti del sito, la cui ristrutturazione era stata di recente finanziata dall’Unione Europea. La folla furibonda ha anche gridato minacce di violenze antisemite come “Oh ebrei, l’esercito di Maometto tornerà” in riferimento al massacro degli ebrei operato dal profeta Maometto (ovviamente senza curarsi del fatto che l’incarcerazione da parte dell’Autorità Palestinese di una promettente DJ palestinese non ha assolutamente niente a che fare con gli ebrei).

Quando, nei giorni successivi all’arresto di DJ Sama, i fatti hanno iniziato a venire alla luce, si è scoperto che il permesso per l’evento e le riprese le era stato concesso dal Ministero del Turismo dell’Autorità Palestinese. Tuttavia, una volta scoppiata la pubblica indignazione, il governo palestinese ha fatto dietrofront, dando avvio a una caccia alle streghe non solo contro DJ Sama, ma contro tutte le persone coinvolte nell’averle concesso l’autorizzazione.

DJ Sama Abdul Hadi

Poco dopo l’arresto, è apparsa su change.org una petizione per il suo rilascio che ha raccolto in poco tempo più di 97.000 firme. La petizione è stata largamente condivisa da decine di gruppi filo-israeliani, da professionisti dell’industria musicale e persino da alcuni attivisti palestinesi. Il 3 gennaio, il tribunale palestinese ha ordinato la scarcerazione di DJ Sama dietro cauzione di 2.000 dinari giordani (2.820 dollari), una cifra superiore allo stipendio medio mensile palestinese.

Non capita spesso che sionisti e attivisti BDS anti-israeliani si trovino d’accordo, ma nel caso di DJ Sama molti si sono ritrovati dalla stessa parte.

L’attore di Hollywood Mark Ruffalo, noto per i suoi infervorati e arbitrari sentimenti anti-israeliani, ha twittato chiedendone il rilascio. E persino il famigerato Roger Waters, autore di vergognose dichiarazioni antisemite, ha ritwittato la petizione di change.org per la scarcerazione di DJ Sama. Come si suol dire, anche un orologio rotto indica l’ora esatta due volte al giorno. Sorprendentemente, la reazione immediata da parte di altri attivisti è stata quella di criticare Ruffalo e Waters per aver attirato l’attenzione sull’arresto di DJ Sama, ribadendo la falsa accusa della profanazione di un “luogo sacro”.

E’ certamente positivo che persone come Ruffalo riescano a vedere questa grave violazione dei diritti civili da parte dell’Autorità Palestinese. Purtroppo, però, si rifiutano di vedere che la ragione per cui i palestinesi stanno male è proprio questo tipo di “leadership” del loro governo, e non a causa di Israele. Anziché concentrarsi sul vero problema, sono ossessionati dalle politiche di Israele (e nel caso di Waters, degli ebrei). L’arresto di DJ Sama è lungi dall’essere il primo caso di violazione repressiva dei diritti civili da parte dell’Autorità Palestinese, e non sarà l’ultimo.

Per dirla in modo semplice e chiaro, DJ Sama è stata imprigionata non per aver mancato di rispetto a un luogo sacro (cosa che non ha fatto), ma per placare la mentalità da linciaggio della folla e il bullismo misogino contro una donna palestinese che rifiuta di conformarsi agli schemi di una società reazionaria e oscurantista. Le voci sulla sua “festa” in una moschea sono state ingigantite e diffuse senza alcun riguardo alla verità dei fatti (un meccanismo ben noto a chi si occupa di propaganda palestinese anti-israeliana). E il corrotto e ipocrita governo palestinese si è piegato alla furia della folla invece di tutelare lo stato di diritto. DJ Sama è stata usata come capro espiatorio per impartire una lezione ad artisti e personaggi della società civile che non si lasciano incasellare, una cosa che tutte le persone di coscienza dovrebbero capire e rifiutare.

(Da: Jerusalem Post, 4.1.21)