La forza deterrente di Israele

Deve essere ripristinata a fronte delle aggressioni Hamas e Hezbollah

Alcuni commenti dalla stampa israeliana

image_1301Scrive Ha’aretz: L’attacco armato e la cattura di ostaggi lanciati mercoledì da Hezbollah nel nord del paese mette il governo e le Forze di Difesa israeliane di fronte a un dilemma. Da un alto, Israele non può tollerare il mortale attacco alla sua sovranità. Le Forze di Difesa israeliane si sono ritirate (sei anni fa) dal Libano sul confine internazionale, un ritiro ufficialmente approvato dalle Nazioni Unite. Allora il governo israeliano affermò chiaramente, all’interno e all’estero, che Israele avrebbe saputo come difendere i propri cittadini e il proprio paese se fosse stato aggredito all’interno del proprio territorio. La credibilità di questa deterrenza ha subito mercoledì un duro colpo. Inoltre, l’evidente collegamento con la presa in ostaggio del soldato Gilad Shalit nella striscia di Gaza rende l’incidente al confine nord ancora più grave. La reazione più naturale è reagire con forza, e ripristinare così la capacità di dissuasione seriamente colpita… Nello stato di conflittualità in cui Israele si trova nei territori e con Hezbollah, la sua forza deterrente deve essere mantenuta e rafforzata, soprattutto perché il sequestro di ostaggi potrebbe far intendere che questa sua forza di dissuasione si sia davvero erosa. D’altra parte, Israele non deve permettere che i sequestri di ostaggi lo trascinino in una guerra regionale.

Scrive il Jerusalem Post: Difendere Israele richiede una azione sia militare che diplomatica. Hezbollah e Hamas devono essere affrontati direttamente, in modo tale che non possano riprendersi facilmente. Un esempio è l’operazione israeliana di mercoledì mattina a Gaza in cui è stato ferito il capo terrorista Muhammad Deif, ed è chiaro che la pressione militare delle Forze di Difesa israeliane su Hamas continua ad aumentare. A nord bisogna distruggere nel modo più esteso possibile l’arsenale di razzi Hezbollah e i campi di addestramento dei terroristi nel Libano meridionale, nel quadro dei limiti imposti dalla non volontà di Israele di rioccupare pezzi di Libano per un lungo periodo di tempo. Alla luce delle dichiarazioni del governo israeliano, ci possiamo inoltre aspettare che le forze israeliane colpiscano obiettivi rilevanti per il governo libanese e forse anche per quello siriano. È dovere di Israele difendersi, distruggendo le forze di chi lo attacca e imponendo un prezzo da pagare a tutti i livelli di responsabilità. Comunque il governo deve anche chiedere alla comunità internazionale di rafforzare, anziché minare, l’effetto deterrente di queste azioni-… Israele deve fare quello che può per conto suo, per ripristinare il suo potere di dissuasione e preservare la propria sicurezza. Ma anche la comunità internazionale deve scegliere se, rifiutandosi di prendere una posizione chiara e forte contro l’aggressione, preferisce aprire la strada a una escalation infinita di attacchi e contro-attacchi. Una comunità internazionale che ha sempre chiesto a Israele di assumersi rischi in nome della pace deve fare ora la sua parte per garantire che (essendosi assunto il rischio dei ritiri dal Libano e da Gaza) la sicurezza di Israele aumenti, e non che diminuisca.

(Da: Ha’aretz, Jerusalem Post, 13.07.06)

Nella foto in alto: neo immigrati ebrei dall’Etiopia trascorrono la notte in un rifugio anti-aereo a Safed (Galiela)