La Giordania nasconde il numero reale di palestinesi che vivono nel regno?

Il censimento dichiara un 6% di palestinesi laddove le stime internazionali indicano una cifra pari a circa la metà della popolazione

SOPRA – La bandiera dalla Giordania: basata sulla bandiera della Rivolta Araba contro l’Impero Ottomano durante la prima guerra mondiale, è formata dai colori dei califfati e dinastie Abasside, Omaiade, Fatimide, Andalusa. Usati per la prima volta nel 1917, questi colori divennero quelli del pan-arabismo. La stella a sette punte rappresenterebbe i sette versi della prima Sura del Corano, la città di Aman e l’unità dei popoli arabi. SOTTO – Bandiera palestinese: originariamente usata dallo sceriffo Hashemita Hussein durante la Rivolta Araba contro l’Impero Ottomano, venne adottata nel 1917 come bandiera del Movimento Nazionale Arabo. Come variante della bandiera giordana, venne adottata ufficialmente dal’Olp nel 1964 come bandiera del popolo palestinese e, a partire dal 1988, come bandiera dello “stato di Palestina”. È praticamente identica alla bandiera del Baath, il partito del nazional-socialismo pan-arabo.

SOPRA – La bandiera dalla Giordania, basata sulla bandiera della Rivolta Araba contro l’Impero Ottomano durante la prima guerra mondiale, è formata dai colori di califfati e dinastie Abasside, Omaiade, Fatimide, Andalusa. Usati per la prima volta nel 1917, divennero i colori del pan-arabismo. SOTTO – La bandiera palestinese, originariamente usata dallo sceriffo Hashemita Hussein durante la Rivolta Araba contro l’Impero Ottomano. Come variante di quella giordana, venne adottata dall’Olp nel 1964.

Alla fine dello scorso novembre la Giordania ha effettuato il suo primo censimento dopo undici anni e alcuni dei risultati sono stati pubblicati lunedì dal quotidiano giordano Al-Rai. I dati rivelano alcuni fatti interessanti, anche se non ufficiali, circa la composizione della popolazione del Regno Hashemita.

Il numero dei residenti in Giordania si attesta oggi a 9,5 milioni, con un incremento di 4,4 milioni rispetto all’ultimo censimento del 2004. Il drammatico aumento è in parte attribuibile al flusso di profughi dalla Siria degli ultimi cinque anni, che ha esercitato un pesante impatto sull’economia e sulla società giordane.

Secondo i dati riportati da Al-Rai, il numero di palestinesi che vivono nel regno è pari a 634mila, cioè il 6,7% della popolazione totale. Su questo aspetto non vengono forniti ulteriori dettagli (ad esempio, i criteri esatti con cui un cittadino viene definito palestinese o non palestinese), probabilmente a causa del desiderio delle autorità giordane di mostrare che esiste una netta maggioranza giordana nel paese e che pertanto il paese non è insidiato dal gran numero di profughi e discendenti di profughi palestinesi. Tuttavia è noto che le stime internazionali, in contrasto con i dati di questo censimento, indicano che circa la metà della popolazione giordana sarebbe di origine palestinese.

Una delle più grandi preoccupazioni della Giordania è l’idea che essa possa essere considerata una “patria alternativa” per i palestinesi. Secondo questa idea, dal momento che la Giordania faceva parte inizialmente Mandato sulla Palestina della Società delle Nazioni (prima d’essere creata come Emirato di Transgiordania dal Libro Bianco di Churchill del 1922 e consegnata alla dinastia degli Hashemiti, estromessa dall’Arabia dai Sauditi), e dal momento che già ospita una popolazione in gran parte palestinese (ed è palestinese persino la regina Rania, della famiglia al-Yassin di Tulkarem), non si vede perché non potrebbe essere il vagheggiato “stato palestinese”, una volta annesse le ampie parti di Cisgiordania da cui Israele potrebbe ritirarsi sulla base di un rinnovato accordo e di un nuovo confine fra i due paesi.

Probabilmente è proprio perché teme la robustezza logica di un tale scenario che Amman si presenta come uno dei più accesi e insistenti sostenitori della soluzione “a due stati” (ad ovest del Giordano): un passo che ritiene essenziale per la sua sopravvivenza come Regno (a est del Giordano). E per lo stesso motivo trucca un po’ i dati demografici.

La prima spartizione del Mandato Britannico sulla Palestina, operata dalla Gran Bretagna negli anni 1921-23 (clicca per ingrandire)

Già nel censimento del 2004 il numero dei residenti non giordani del Regno era stato fissato a 392mila (il 7,7% della popolazione, che era allora di 5,3 milioni di persone). Di questi “non giordani”, 113mila erano classificati come palestinesi (pari al 29,4% dei residenti non giordani).

Ma dalle cifre pubblicate il mese scorso dall’Ufficio Centrale di Statistica palestinese circa l’attuale popolazione palestinese in tutto il mondo risulta che, dei 5,5 milioni di palestinesi censiti in vari paesi, 2,2 milioni vivono in Giordania. Un dato molto distante da quello del censimento giordano. La discrepanza può essere in parte spiegata dal fatto che la Giordania è l’unico paese arabo che ha accordato documenti di cittadinanza a molti palestinesi originari di Cisgiordania, in particolare quelli che avevano sempre avuto in Giordania una parte della loro “famiglia allargata”.

In generale, secondo il censimento del giordano riportato da al-Rai, dei 9,5 milioni che abitano in Giordania, 6,6 milioni sono giordani (il 69,3% della popolazione). Il resto sono inclusi nella categoria dei “residenti non giordani”. Profughi e migranti per lavoro costituiscono il 30,6% della popolazione giordana. Gli 1,2 milioni di profughi siriani rappresentano allo stato attuale il 13,2% della popolazione residente. Di questi, 435mila vivono dentro e attorno alla capitale Amman.

Nel 2006 la Giordania stimava che la sua popolazione sarebbe raddoppiata nei successivi trent’anni, arrivando a toccare i 10,6 milioni. Tuttavia, stando ai dati diffusi lunedì, nel 2016 il paese sembra già avviato verso quella cifra con vent’anni di anticipo.

(Da: YnetNews, israele.net, 12.1.16)