La Giornata del ricordo dei caduti, la libertà per cui hanno combattuto

Israele è una società plurale, con opinioni diverse su tutto: anche sul modo di piangere i caduti

Editoriale del Jerusalem Post

Yom HaZikaron, Giornata del Ricordo dei caduti: una bandierina su ogni tomba

Sin dall’inizio, l’esercito dello stato d’Israele si è fondato sul concetto di esercito popolare. Considerate nei primi decenni dello stato come un crogiolo e un catalizzatore per la creazione del cittadino israeliano ideale, le Forze di Difesa rimangono un’istituzione che riunisce quasi ogni gruppo immaginabile all’interno della società israeliana. Vi prestano servizio israeliani religiosi e laici; i soldati con opinioni politiche di destra combattono fianco a fianco con quelli con opinioni di sinistra; gli abitanti delle città marciano nelle stesse unità dei membri di kibbutz e moshav; arabi cristiani e beduini musulmani uniscono le forze con circassi e drusi.

Soldati diversi hanno idee diverse sullo stato stesso. Ci sono sionisti religiosi convinti che lo stato di Israele e le sue istituzioni, comprese le forze armate, siano veicoli dei disegni divini per il popolo ebraico. Vi sono sionisti laici che vivono il loro patriottismo non diversamente da quello di qualsiasi altro popolo radicato in una terra specifica, con una storia condivisa e comuni problemi di difesa della propria libertà e indipendenza. Quelli di destra vedono gli insediamenti in Giudea e Samaria (Cisgiordania) e il conflitto con i palestinesi in modo diverso da quelli di sinistra.

Eppure, nonostante questa grande molteplicità nelle Forze di Difesa, che è poi la grande molteplicità di tutta la società israeliana, esiste evidentemente una base condivisa per cooperare, un denominatore comune che consente a persone che la pensano diversamente e provengono da contesti così diversi di prestare servizio insieme. E almeno una volta all’anno, gli appartenenti a tutti questi diversi gruppi commemorano insieme i loro caduti.

 

Martedì alle 8 di sera il suono delle sirene in tutto il paese ha segnato l’inizio, quest’anno, di Yom HaZikaron, il Giorno del Ricordo dei caduti, che dura fino a mercoledì sera, quando la nazione passerà repentinamente dal pianto per i figli perduti ai festeggiamenti per celebrare tutto ciò che gli israeliani hanno ottenuto e difeso con la loro indipendenza: in gran parte proprio grazie a coloro che hanno compiuto l’estremo sacrificio. A Yom HaZikaron tutte le famiglie, da Tel Aviv ad Ariel, da Nazareth a Daliat el Carmel, da Yeroham a Kiryat Arba, ricordano il dolore di queste perdite.

Ci sono anche degli israeliani che cercano di usare il Giorno del Ricordo per andare oltre. Secondo loro, questo non deve essere solo un giorno in cui si raccolgono nel dolore i gruppi più diversi della società israeliana che si trovano dalla stessa parte del conflitto. Loro lo vedono anche come un’opportunità per affermare il denominatore comune della sofferenza su entrambi i lati del conflitto. Da tredici anni, Combatants for Peace, un’organizzazione che riunisce soldati israeliani e attivisti palestinesi che hanno compiuto in passato azioni violente o terroristiche contro israeliani, insieme al forum The Parents Circle-Families, organizzano in questo giorno cerimonie israelo-palestinesi dedicate alla memoria comune dei caduti. Uno dei relatori principali nella cerimonia congiunta di quest’anno è David Grossman, vincitore del premio internazionale Man Booker, che nel 2006 ha perso il figlio Uri nella guerra in Libano contro Hezbollah. Il giorno successivo Grossman riceverà il Premio Israel per la letteratura ebraica, che viene conferito nella Giornata dell’Indipendenza.

Non tutti sono contenti all’idea che vi siano israeliani come Grossman che ritengono di usare il dolore comune della perdita, sia da parte israeliana che palestinese, come una via per risanare le ferite della guerra. Difficile immaginare una cerimonia di questo genere in qualunque altro paese che, come Israele, fosse tuttora in guerra e quotidianamente minacciato. Ancora più difficile immaginarla in uno qualunque dei paesi nemici di Israele, territori palestinesi inclusi. Agli occhi di persone come il ministro della difesa Avigdor Liberman e il sindaco di Gerusalemme Nir Barkat, equiparare il lutto di Israele con il lutto dei suoi nemici significa confondere aggredito e aggressore, vittima e assassino. Liberman ha adottato provvedimenti per cercare di impedire quella che ha definito “una manifestazione di pessimo gusto e una profanazione del Giorno del Ricordo”. La Corte Suprema d’Israele ha respinto i provvedimenti, ribadendo il diritto degli organizzatori di tenere la cerimonia “alternativa”.

In Israele le persone hanno il diritto di piangere i caduti come desiderano. Non si dovrebbero esprimere giudizi su quelle che sono le più profonde emozioni delle famiglie in lutto e i sinceri tentativi di sanare la frattura riconoscendo il dolore di entrambe le parti. Israele è una società composita e plurale, con opinioni diverse su ogni argomento possibile, compreso il modo di piangere i caduti. E di questo può solo essere fiero.

(Da: Jerusalem Post, israele.net, 17.4.18)