La guerra dei sei giorni in prima pagina

Un viaggio nel tempo attraverso i titoli con cui il Jerusalem Post riferì fatti che avrebbero irreversibilmente segnato la storia d’Israele e del Medio Oriente

Nel giugno 1967 l’esercito di Israele – modesto e male equipaggiato rispetto a quello che oggi conosciamo – dovette combattere per difendere il paese assediato e minacciato su tutti i suoi confini, che allora correvano a ridosso delle principali città e a pochi chilometri dal mare. Contro ogni aspettativa, quell’esercito composto da militari di leva e riservisti vinse contro le forze combinate dei cinque eserciti arabi di Siria, Iraq, Libano, Egitto e Giordania.

In soli sei giorni, le Forze di Difesa israeliane ruppero il soffocante assedio e conquistarono la Cisgiordania che era occupata dalla Giordania, la striscia di Gaza che era occupata dall’Egitto, tutta la penisola del Sinai (compreso il controllo sullo stretto di Tiran, casus belli della guerra nel 1956 e di nuovo nel ’67), la parte est di Gerusalemme (da cui israeliani ed ebrei erano stati cacciati e banditi sin dall’occupazione, nel 1948, da parte della Legione Araba di Giordania) e le alture del Golan controllate dalla Siria, che le aveva utilizzate per bersagliare villaggi e kibbutz israeliani della Galilea orientale.

Nel 1967 non c’era internet e in Israele la televisione esisteva solo da un anno. Quindi i giornali come il Jerusalem Post lavorarono 24 ore su 24 per portare ai lettori le notizie dal fronte.

Le prime pagine del Jerusalem Post tra il 6 giugno e il 12 giugno restituiscono con immediatezza l’immensa portata di una guerra che salvò l’esistenza stessa della comunità ebraica in terra d’Israele e del suo Stato, e che segnò una svolta indelebile nella storia del paese e del Medio Oriente.

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Martedì 6 giugno 1967
L’aviazione [israeliana] conquista la supremazia mentre l’esercito respinge gli egiziani nel Sinai e a Gaza
La Giordania bombarda Gerusalemme [ovest]: dieci morti, case danneggiate
Usa “neutrali” nel conflitto

 

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Mercoledì 7 giugno 1967
Aperta la strada al [monte] Scopus [sede originaria dell’Università di Gerusalemme, rimasta dal 1949 un’enclave di Gerusalemme est assediata dai giordani], circondata la Città Vecchia, Gerusalemme [ovest] bombardata per il secondo giorno, cade Gaza
Respinti gli attacchi siriani [dal Golan]

 

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Giovedì 8 giugno 1967
Cadono la Città Vecchia [di Gerusalemme] e gran parte del Sinai, aperto [lo stretto di] Tiran
Forze [israeliane] s’avvicinano a Suez, catturano la Cisgiordania
[Foto piccola a sinistra]: Moshè Dayan [ministro della difesa israeliano] nella Città Vecchia
[Foto grande a destra]: il premier [Levi] Eshkol, accompagnato dal generale Uzi Narkis, al Muro Occidentale [“del pianto”]

 

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Venerdì 9 giugno 1967
Gli egiziani, intrappolati nel Sinai, accettano la tregua
Battaglia di carri armati distrugge le forze corazzate di Nasser
[Foto a destra]: il generale Yitzhak Rabin [capo di stato maggiore delle Forze di Difesa israeliane]

 

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Domenica 11 giugno 1967
In vigore il cessate il fuoco, sfondata la linea siriana
La Russia taglia i rapporti [con Israele], minaccia di sanzioni

 

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Lunedì 12 giugno 1967
Annunciato accordo nel governo [di unità nazionale israeliano] sullo schema della pace
La prima nave battente bandiera israeliana attraversa [lo stretto di] Tiran verso Eilat
Israele ha perso 679 morti, 2.563 feriti [successivamente il bilancio definitivo risulterà di 776 morti e 4.517 feriti]