La Jihad Islamica Palestinese è parte integrante di una guerra globale contro le nazioni libere

Il gruppo terrorista è uno strumento nelle mani dell’Iran e ha legami di lunga data con al-Qaeda e con il movimento jihadista mondiale

Di Bassem Eid

Bassem Eid, autore di questo articolo

Lo scorso 5 agosto, dopo che la Jihad Islamica Palestinese aveva schierato ai confini con Israele squadroni di attivisti di Gaza armati di missili e razzi anti-carro, le Forze di Difesa israeliane hanno lanciato l’operazione “Breaking Dawn”, colpendo una serie di obiettivi del gruppo terrorista. Fra l’altro, un attacco di precisione che ha eliminato Tayseer al-Jabari, uno dei massimi comandanti della Jihad Islamica.

Ma cos’è questa organizzazione piuttosto oscura, quali sono i suoi obiettivi e le sue capacità e qual è la natura della minaccia che rappresenta per lo stato di Israele? Fortunatamente queste informazioni sono pubblicamente disponibili, ma disgraziatamente restituiscono il quadro di una fazione militante capace di immensa violenza. Soprattutto, la Jihad Islamica Palestinese opera sotto il comando e il controllo del principale sponsor mondiale del terrorismo, la Repubblica Islamica d’Iran, che le garantisce finanziamenti diretti per milioni di dollari, oltre ad armi e addestramento.

Nonostante si tratti di un movimento islamista sunnita, la Jihad Islamica Palestinese si ispira all’ayatollah sciita Khomeini e alla rivoluzione islamista iraniana del 1979. Nel 1981, i fondatori della Jihad Islamica Palestinese vennero espulsi dall’Egitto dopo l’assassinio del presidente Anwar Sadat per mano della collegata Jihad Islamica Egiziana. Sotto la guida di Ayman al-Zawahiri, la Jihad Islamica Egiziana si è fusa con al-Qaeda nel 1998 (si tratta dello stesso al-Zawahiri che sarebbe poi subentrato a Osama bin Laden alla testa di al-Qaeda, e che è stato ucciso da droni statunitensi lo scorso 31 luglio a Kabul, in Afghanistan ndr).

Immancabile, sul logo della Jihad Islamica Palestinese, la rappresentazione della cancellazione di Israele dalla carta geografica che caratterizza tutta la pubblicistica irredentista palestinese

Negli anni ’80, i capi della Jihad Islamica Palestinese si trasferirono in Libano, dove hanno coltivato una partnership con Hezbollah e con il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche iraniane. Nel 2000 l’Iran ha iniziato a finanziare direttamente la Jihad Islamica Palestinese tramite il pagamento di incentivi per gli attacchi terroristici riusciti. Nel 2016 il finanziamento iraniano alla Jihad Islamica Palestinese è stato stimato in 70 milioni all’anno. Secondo il Dipartimento di stato americano, l’Iran copre  da tempo gran parte del budget della Jihad Islamica Palestinese. Peraltro, il gruppo non fa mistero delle sue strette relazioni con Teheran. Nel 2002, l’allora capo della Jihad Islamica Palestinese, Ramadan Shallah, incontrò la Guida Suprema iraniana Ali Khamenei e dichiarò: “La Jihad Islamica Palestinese è un ulteriore frutto del fecondo albero dell’ayatollah Khomeini”.

La Jihad Islamica Palestinese è designata come “organizzazione terroristica” da Stati Uniti, Unione Europea, Regno Unito, Canada, Australia, Nuova Zelanda e Giappone (oltre a Israele).

A partire dagli anni ’90, la Jihad Islamica Palestinese è stata fra i pionieri dei moderni attentati suicidi. Nel 1995 un suo attentatore prese di mira soldati in licenza a una fermata di autobus nel centro di Israele, seguito da un secondo attentatore che fece strage dei soccorritori. Durante la “seconda intifada” del periodo 2000-2005 la Jihad Islamica Palestinese ha effettuato più di 400 attentati (tra cui quello del 2003 al ristorante arabo-ebraico Maxim di Haifa: 21 morti, inclusi quattro bambini), uccidendo 134 israeliani e ferendone o mutilandone altri 880. Da quando il gruppo terroristico alleato Hamas ha preso il controllo della striscia di Gaza, nel 2007, la Jihad Islamica Palestinese ha ripetutamente effettuato attacchi missilistici contro le famiglie israeliane. In particolare, nell’agosto 2019 lanciò una raffica di razzi direttamente su un festival musicale in corso in Israele, e nel novembre 2019 lanciò in 48 ore centinaia di razzi contro la popolazione israeliana, compresa l’area di Tel Aviv.

Nel 2012, al culmine della guerra civile siriana, la Jihad Islamica Palestinese ha trasferito il suo quartier generale da Damasco a Teheran, e da allora è là che si trova. Quell’anno, il capo Ramadan Shallah dichiarò: “Tutto il mondo sa che le armi usate dalla Jihad Islamica Palestinese provengono principalmente dall’Iran, o sono state acquistate con finanziamenti iraniani”. La Jihad Islamica Palestinese ha mantenuto il suo stretto legame con l’Iran durante tutte le fasi della spietata guerra siriana, anche quando il campo palestinese di Yarmouk, alla periferia di Damasco, veniva sottoposto a un feroce assedio da parte di Siria, Iran e Hezbollah, con più di 4.000 palestinesi uccisi dal regime siriano sostenuto dall’Iran, e oltre 500 torturati a morte. Come ha spiegato Herb Keinon sul Jerusalem Post, “l’Iran sostiene Hamas, ma controlla la Jihad Islamica. Non è la stessa cosa”.

Cerimonia di giuramento di terroristi della Jihad Islamica Palestinese

Quando si comprende che la Jihad Islamica Palestinese persegue un’agenda iraniana e non palestinese, si capisce perché è così totalmente indifferente alla condizione della popolazione palestinese. La Jihad Islamica Palestinese è un’organizzazione puramente militare e, a differenza di Hamas, non fornisce servizi sociali né partecipa a votazioni. Durante l’operazione “Breaking Dawn” sono stati uccisi più civili a Gaza dai  razzi della Jihad Islamica Palestinese che dagli attacchi israeliani

L’obiettivo della Jihad Islamica Palestinese è rimpiazzare Israele con una teocrazia islamista. In questo senso, fa parte integrante di un movimento globale che include organizzazioni come al-Qaeda  (il gruppo responsabile degli attentati dell’11 settembre), intimamente collegato alle origini della Jihad Islamica Palestinese. Ma da lungo tempo la Jihad Islamica Palestinese è soprattutto un docile strumento nelle mani dell’Iran, il quale considera Israele il “Piccolo Satana” insieme al “Grande Satana” Stati Uniti. Khamenei ha minacciato: “Consideriamo la Palestina un organo del nostro corpo. L’unica soluzione è eliminare la radice di questa crisi, che è il regime sionista”.

Israele persegue la pace con i suoi vicini arabi e nel quadro degli Accordi di Abramo è riuscito a normalizzare le relazioni con diversi di loro. La possibilità che Israele possa vivere in pace con i suoi vicini arabi, popolo palestinese compreso, è l’incubo del regime iraniano. La Jihad Islamica non è rappresentativa della volontà del popolo palestinese, che in buona parte condivide con Israele il sogno di una soluzione a due stati entro i confini del Mandato Britannico pre-1948. La Jihad Islamica è piuttosto un’organizzazione terroristica composta da violenti miliziani semianalfabeti, armata e finanziata in modo determinate dall’Iran e utilizzata da quel regime criminale come una pedina nella sua guerra globale contro le nazioni libere. Di fronte a un nemico così spietato e al suo pericoloso padrino, Israele non ha altra opzione che difendersi.

(Da: jns.org, 9.8.22 – Times of Israel, 10.8.22)