La maledizione siriana

Non ci sono «i buoni» in questa storia: dopo Assad, la Siria non diventerà un alleato dell’Occidente.

Di Guy Bechor

image_3531Quando il presidente Barack Obama entrò in carica, e ancora coltivava illusioni riguardo a un’alleanza americana con il terzo mondo e il mondo islamico, decise di fare di Bashar Assad una figura chiave di tale alleanza. Così cercò di migliorare le relazioni con Assad praticamente a qualunque costo, e nel 2009 mandò di nuovo un ambasciatore a Damasco: la Casa Bianca era disposta a ignorare le prove del coinvolgimento siriano nell’assassinio nel 2005 dell’ex primo ministro libanese Rafik Hariri, così come la disastrosa condizione dei diritti umani in Siria. Ed era disposta a ignorare l’aiuto che Damasco forniva a gruppi terroristi come Hezbollah, Hamas e Jihad Islamica, e a chiudere gli occhi sui legami fra i lacchè della Siria e l’Iran estremista.
E chi era il lobbista che guidava questi sforzi volti a rafforzare i rapporti fra Stati Uniti e Siria? Chi è che convinse l’amministrazione Obama a mandare di nuovo un ambasciatore a Damasco? Nientemeno che Tom Dine, un ebreo americano intimo amico del compianto Yitzhak Rabin, che fra il 1980 e il 1993 è stato direttore esecutivo di AIPAC (American Israel Public Affairs Committee). Siriani e americani condividono le stesse preoccupazioni, sosteneva Tom Dine applaudito da tutti quegli editorialisti americani che capiscono così bene il Medio Oriente.
Tutto questo naturalmente è franato con lo scoppio della guerra civile in Siria che ha ulteriormente smascherato la natura omicida del regime di Assad, per chi ancora avesse bisogno di prove in questo senso. La Casa Bianca non ha mai offerto né spiegazioni né scuse per quella sua politica sbagliata.
Ora il pendolo dell’amministrazione Obama si è spostato dall’altra parte. Ora Assad è il cattivo e i ribelli sunniti devono essere sostenuti nella loro lotta contro di lui, ad esempio con missili terra-aria. Ma questa politica è altrettanto insensata e miope della precedente. Questi ribelli sono divisi fra loro. Molti di loro propendono già verso gruppi islamisti terroristici come al-Qaeda, e la pulizia etnica che commettono contro le minoranze cristiana e alawita è atroce. Decine di migliaia di cristiani vengono cacciati dalle loro case a Homs e Aleppo e nessuno al mondo dice una parola perché vengono espulsi dai “buoni”.
L’amministrazione Obama ha perso quasi tutti gli alleati degli Stati Uniti nel Medio Oriente arabo, mentre la Siria non è mai stato un alleato che dovesse essere salvato. Perché dunque Obama è così interessato a farsi coinvolgere negli affari della Siria? Il presidente russo Vladimir Putin non aveva tutti i torti quando diceva che qualunque intervento straniero avrebbe soltanto esacerbato la situazione all’interno di quell’infelice paese. E cosa accadrà quando il “cattivo” Assad sarà rovesciato? Saliranno al potere le “forze del bene”? Non esattamente. Probabilmente la Siria diventerà un nuovo Afghanistan con decine di milizie e forze tribali ostili fra loro. La Siria diventerà un grande onere per i suoi vicini, e la sua situazione potrebbe portare all’anarchia regionale. Non ci sono “i buoni”, in questa storia.
L’America di Obama farebbe bene a smetterla di cercare nuovi modelli di intervento in conflitti con cui non ha alcuna dimestichezza. Ogni intervento non farà che causare ulteriori danni. Gli sviluppi in Siria, così come quelli che verosimilmente si verificheranno in Turchia, in Libano, in Iran e in altri paesi, sono processi che stanno dando forma a nuove entità nel Medio Oriente arabo e islamico destinate a sostituire i fittizi stati nazionali creati nella regione negli ultimi cento anni: stati che non corrispondevano alle suddivisioni etniche, religiose e tribali del Medio Oriente, per cui questi processi si svilupperanno comunque, indipendentemente dal fatto che Stati Uniti e Occidente decidano o meno di intervenire.
La politica assennata è quella israeliana di non intervento. La Siria non è un alleato degli Stati Uniti o dell’Occidente, e non lo diventerà quando terminerà l’era Assad.

(Da: YnetNews, 30.8.12)

Nelle foto in alto: il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e il presidente siriano Bashar Assad