La mamma israeliana che ha salvato il paese dalla guerra (per ora)

Dopo l’attacco su Beersheva e verso Tel Aviv, Israele dà ancora una chance a Hamas e ai negoziatori per calmare le acque, ma non nasconde di prepararsi per ogni evenienza

Miri Tamano con uno dei suoi figli

Fra le tante e diverse analisi che la stampa israeliana dedica in queste ore alla situazione al confine con Gaza, su una cosa concordano tutti: Miri Tamano, la madre di Beersheva che alle 3.30 di mercoledì mattina, appena sentite le sirene, in meno di un minuto si è precipitata coi suoi tre figli nel rifugio antiaereo, non ha salvato solo i suoi figli e se stessa: ha salvato anche la regione dallo scoppio di una guerra. Per il momento.

Se il razzo palestinese che ha centrato la sua casa li avesse colti nel sonno, con le tragiche conseguenze che erano nelle intenzioni di chi il razzo aveva sparato, molto probabilmente in questo momento i carri armati israeliani sarebbero dentro la striscia di Gaza. Come ha scritto Yedioth Ahronoth, ci sono dei limiti alla possibilità per i politici israeliani di resistere all’indignazione dell’opinione pubblica di fronte ad attacchi così indiscriminati contro la popolazione civile e continuare a dar tempo alle opzioni diplomatiche.

Per il momento il violento scambio di colpi di mercoledì mattina ha lasciato il posto a una calma apparentemente stabile, ma nessuno si illude che gli scontri siano finiti. Entrambi i quotidiani più diffusi, Israel HaYom e Yedioth Ahronoth, titolano con la stessa immagine: “punto di ebollizione”. Su Israel HaYom, Eyal Zisser definisce la recente fiammata “la tempesta prima della tempesta”: sia che Hamas abbia direttamente sparato il razzo su Beersheba, sia che a spararlo sia stato un altro gruppo terrorista, scrive Zisser, le chance per il cessate il fuoco sono assai magre, visto che Hamas in ogni caso o non vuole o non è in grado di farlo rispettare.

Il capo di Hamas, Yahya Sinwar, a Netanyahu e Lieberman: “Per quanto mi riguarda, si può tornare alla normalità”

Zvi Bar’el scrive su Ha’aretz che il rumore di sciabole da entrambe le parti potrebbe creare una situazione in cui la guerra sarebbe inevitabile. “Israele ha di fatto buttato la palla nel campo di Hamas – scrive Bar’el – Se venerdì Hamas arginerà le proteste al confine, Israele lo considererà un segno della sua volontà di continuare a procedere verso un ‘accordo’. Se invece proseguiranno i lanci di razzi e le dimostrazioni sfoceranno di nuovo in tentativi di sfondare il confine e in nuovi scontri, ciò indicherà che Hamas vuole costringere Israele a cedere o entrare in guerra”. Uno scenario che smentirebbe l’assunto corrente secondo cui nessuna delle parti vuole lo scoppio, in questo momento, di una guerra aperta.

Anche se l’attacco su Beersheba ha avuto un finale relativamente lieto, la popolazione israeliana, soprattutto nella regione meridionale, è vicina all’esasperazione. Mercoledì i mass-media erano pieni di cronache sulla chiusura delle scuole (riaperte giovedì), sui limiti ai lavori nei campi, sui bambini che vanno a dormire direttamente nei rifugi per timore di nuovi attacchi missilistici. Gadi Yarkoni, capo del consiglio regionale di Eshkol, ha detto alla tv Canale 10 che le minacce di Israele non servono a molto per riportare la calma nella regione: “Puoi minacciare una o due volte che hai il colpo in canna, ma se continui a minacciare senza fare nulla la cosa perde di significato”.

Rende bene il clima una vignetta pubblicata da Yedioth Ahronoth dove di vede il capo di Hamas, Yahya Sinwar, che tiene in mano palloni incendiari e dice al primo ministro Netanyahu e al ministro della difesa Lieberman: “Per quanto mi riguarda, possiamo tornare alla normalità”.

Movimenti di truppe israeliane verso il confine con Gaza

Giovedì pomeriggio le Forze di Difesa israeliane hanno iniziato a muovere verso sud truppe, artiglieria e blindati. Sulle strade nei pressi della striscia di Gaza si sono viste colonne di carri armati e unità del genio (del tipo di quelle normalmente incaricate di rafforzare la barriera difensiva e individuare i tunnel per infiltrazioni terroristiche). A differenza di quanto successo nelle precedenti operazioni militari anti-Hamas, in cui lo schieramento di forze veniva condotto in modo coperto per preservare l’elemento sorpresa, le forze che si stanno attualmente posizionando presso il confine con Gaza sono facilmente visibili dalle strade principali. Ciò potrebbe indicare che il governo israeliano ha deciso per il momento di inviare un forte messaggio all’altra parte. “Il fatto che questi mezzi siano visibili da tutti può indicare che il loro scopo è fare da deterrente – dice un abitante del kibbutz Yad Mordechai, citato da YnetNews – Mi auguro di tutto cuore che dall’altra parte prevalga la calma e che si rendano conto che hanno molto più da perdere che da guadagnare attaccandoci” (Yad Mordechai è il kibbutz al confine nord della striscia di Gaza, famoso per essersi eroicamente opposto nel 1948 alle truppe d’invasione egiziane).

Il Consiglio di sicurezza del governo israeliano si è riunito per cinque ore, tra mercoledì notte a giovedì mattina, dopo l’attacco di razzi che si sono abbattuti su Beersheva (40 km da Gaza) e di fronte alla costa di Tel Aviv (70 km da Gaza). Alla fine i ministri non hanno rilasciato dichiarazioni. Secondo la stampa israeliana, il Consiglio ha deciso di aspettare fino a venerdì e vedere come evolve la situazione, limitandosi a stabilire norme più stringenti per le consuete proteste da Gaza con assalti al confine: i palestinesi sono stati avvertiti che dovranno rimanere a una maggiore distanza dalla barriera per evitare che i soldati entrino in azione, e che la reazione a ulteriori aerostati incendiari lanciati da Gaza sarà più severa.

Parata di razzi delle Brigate Izz ad-Din al-Qassam, ala militare di Hamas

Secondo la stampa, nel Consiglio vi sarebbe stato un confronto fra una linea più dura, espressa dai ministri Avigdor Lieberman e Naftali Bennett, e una più cauta interpretata dai comandi militari. Alex Fishman scrive su Yedioth Ahronoth che il governo potrebbe decidere un attacco graduale e limitato per ripristinare la deterrenza “senza oltrepassare il Rubicone di una guerra aperta”. Secondo Ha’aretz, comunque, la maggior parte dei membri del Consiglio di sicurezza, incluso Netanyahu, ha preferito ancora una volta evitare un’operazione militare più ampia, aspettando piuttosto di vedere come evolve la situazione per dare tempo agli sforzi negoziali di Egitto e Nazioni Unite.

Sia Ha’aretz sia Times of Israel segnalano tuttavia che, nella giornata di giovedì, le moschee in tutta la striscia di Gaza hanno continuato a incitare la popolazione a scagliarsi in massa contro il confine con Israele, e le Brigate Izz ad-Din al-Qassam (ala militare di Hamas) hanno diffuso un video che mostra terroristi mascherati che preparano i razzi per il lancio, con minacce in ebraico. Anche le Brigate Izz ad-Din al-Qassam hanno esortato i palestinesi di Gaza a unirsi alle dimostrazioni violente al confine.

(Da: Times of Israel, YnetNews, Ha’aretz, israele.net, 18.10.18)

Il video di minacce diffuso giovedì dalle Brigate Izz ad-Din al-Qassam (ala militare di Hamas):