La minaccia salafita nel Sinai

I jihadisti tornano a colpire i turisti in Egitto e cercano di costruire estese reti terroristiche in tutta la regione

Di Yaakov Lappin

L'autobus di turisti colpito dall'attentato jihadista di domenica a Taba (Egitto)

L’autobus di turisti colpito dall’attentato jihadista di domenica a Taba (Egitto)

I terroristi jihadisti salafiti che fanno base nel Sinai egiziano hanno colpito di nuovo, domenica scorsa, ma diversamente dalla maggior parte dei loro bersagli più recenti, questa volta nel mirino della loro violenza fanatica sono finiti dei turisti stranieri.

L’attentato rappresenta un tentativo da parte dei terroristi del Sinai di colpire la travagliata industria turistica egiziana, che quest’anno cercava faticosamente di riprendersi dopo un lungo periodo di sconvolgimenti.

Si può facilmente presumere che, appena diradato il fumo del relitto dell’autobus colpito distrutto a Taba, il Servizio generale di intelligence egiziano abbia lanciato un’operazione massiccia per risalire all’identità dei responsabili. Ed è anche ragionevole supporre che i primi sospetti cadranno sull’organizzazione Ansar al-Bayt Maqdis.

Come altri gruppi jihadisti salafiti attivi nel Sinai, Ansar al-Bayt Maqdis si ispira ad al-Qaeda ed è costituita da un mix di beduini estremisti, cittadini egiziani veri e propri e un crescente numero di volontari stranieri. Il gruppo ha già preso parte a una serie di sanguinosi agguati e attentati esplosivi contro militari e poliziotti egiziani nel Sinai, attaccando autobus che trasportano i soldati e avamposti dell’esercito. Il mese scorso ha persino abbattuto un elicottero militare del Cairo usando un missile terra-aria da spalla. Quest’ultimo attacco, filmato dai jihadisti e diffuso su internet, ricorda le tattiche di guerra dei mujahideen in Afghanistan.

Il simbolo di Ansar al-Bayt Maqdis

Il simbolo di Ansar al-Bayt Maqdis

I jihadisti salafiti del Sinai considerano lo Stato egiziano un’entità “infedele”, e hanno aderito all’appello di al-Qaeda per una jihad volta alla creazione di un grande califfato che prenda il posto degli attuali Stati arabi. In linea con questa ideologia, tutti coloro che sono al servizio di questi stati – a cominciare dal personale della sicurezza – e coloro che ne aiutano l’economia – come gli ignari turisti – sono tutti obiettivi validi.

Col passare del tempo aumentano le probabilità che questi elementi si colleghino con altri jihadisti attivi in altre regioni destabilizzate del Medio Oriente, prima fra tutte la Siria, andando a formare vere e proprie reti terroristiche transnazionali. Reti piuttosto elastiche di questo genere esistono già.

Ansar al-Bayt Maqdis intrattiene forti legami con la striscia di Gaza, in collaborazione con gruppi palestinesi come i Comitati di Resistenza Popolare. Ciò permette ai terroristi di Gaza di “subappaltare” attacchi contro Israele a gruppi che operano a distanza dalla striscia di Gaza, in modo da tenere al riparo il regime di Hamas dalla prevedibile reazione israeliana. La scorsa settimana le forze aeree israeliane hanno colpito a Gaza con un attacco missilistico mirato un alto membro dei Comitati di Resistenza Popolare, Abdullah Kharti, proprio a causa del suo ruolo nell’organizzare attacchi missilistici dal Sinai su Eilat ad opera di Bayt al-Maqdis, fra cui il razzo lanciato lo scorso 31 gennaio verso la città israeliana sul Mar Rosso e intercettato dal sistema difensivo “Cupola di ferro”.

Con centinaia di jihadisti salafiti che fanno base a Gaza e molti di loro che si spostano da e verso il Sinai contrabbandando armi e preparando attentati, non è più possibile considerare Gaza e Sinai come settori  completamente separati. Il pericolo rappresentato dalla fusione di queste reti locali con le grandi reti jihadiste attive in Siria è grave e concreto.

I terroristi che hanno appena inferto un duro colpo all’industria del turismo egiziana hanno tentato a lungo di fare lo stesso con l’industria del turismo a Eilat, principalmente per mezzo di attacchi missilistici. Israele ed Egitto vengono attaccati da uno stesso nemico, che si nutre dell’instabilità regionale per diffondere la sua ideologia tossica e violenza indiscriminata.

(Da: Jerusalem Post, 17.2.14)

Il video diffuso dai salafiti dell’abbattimento di un elicottero egiziano con un missile terra-aria a spalla (5 morti):