La necessaria vittoria nella guerra dello Yom Kippur

Da allora è chiaro che nessuna coalizione di eserciti arabi può sconfiggere Israele, ed è questo che pose fine alla serie di attacchi frontali da parte dei paesi arabi

Di Moshe Arens

Moshe Arens, autore di questo articolo

Moshe Arens, autore di questo articolo

Si poteva evitare la guerra dello Yom Kippur? I 2.700 soldati israeliani caduti per difendere Israele dall’attacco combinato di Egitto e Siria nell’ottobre del 1973 persero la vita invano? In occasione del 40esimo anniversario di quella guerra, una caterva di libri, articoli e documentari firmati da storici professionisti e dilettanti vorrebbe farci credere che se solo Golda Meir fosse stata un po’ più ricettiva alle aperture di Anwar Sadat, questi e il dittatore siriano Hafez Assad avrebbero lasciato perdere i loro piani di attacco contro Israele.

Ospedale di Safed, nei primi giorni della guerra del Kippur

Ospedale di Safed, nei primi giorni della guerra del Kippur

Questo genere di speculazioni, a 40 anni dalla guerra, sono probabilmente destinate a non placarsi mai. Né si placheranno le discussioni sui tanti errori commessi dagli israeliani durante quello scontro. E tuttavia non si deve perdere di vista il quadro finale: la grande vittoria israeliana nella guerra dello Yom Kippur. Dopo 18 giorni l’esercito israeliano si trovava a 101 chilometri dal Cairo (sulla sponda ovest del Canale di Suez), l’intera Terza Armata egiziana era circondata nel Sinai, e sul Golan le forze israeliane avevano contrattaccato al punto da avere Damasco sotto il tiro della propria artiglieria. Ma ancora più importante è il quadro generale: vale a dire, l’inequivocabile dimostrazione che nessuna coalizione di eserciti arabi , pur nelle condizioni a loro più favorevoli, è in grado di sconfiggere l’esercito israeliano. Fu questo che stabilì la deterrenza di Israele contro ogni ulteriore attacco arabo in campo aperto, una deterrenza che è efficace ancora oggi a 40 anni dalla conclusione di quella guerra, e che è probabile destinata a rimanere efficace per molti anni ancora.

Errori ne vengono fatti in tutte le guerre, anche da parte dei vincitori. Israele ha commesso parecchi errori durante la guerra dello Yom Kippur e i documentari della televisione israeliana, soffermandosi su questi errori, versano sale sulle ferite. Ma è il risultato finale quello che conta.

Nella seconda guerra mondiale, anche le forze armate americane commisero numerosi errori, ma il risultato finale fu la vittoria. Si potrebbe sostenere che l’America avrebbe potuto evitare di prendere parte a quella guerra, una guerra in cui persero la vita oltre 400.000 soldati americani. In effetti, agli inizi  della seconda guerra mondiale era forte l’opinione negli Stati Uniti che l’America, protetta da due grandi oceani, dovesse tenersi fuori dalla guerra. […]

Soldati siriani negli ultimi giorni della guerra del Kippur

Soldati siriani negli ultimi giorni della guerra del Kippur

Ma nessuno oggi in America vede la partecipazione degli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale come una guerra evitabile, né sostiene che i 400.000 soldati americani caduti in quella guerra siano morti invano. E la ragione è chiara: non solo l’America è uscita vittoriosa, ma tutti gli storici, sia professionisti che dilettanti, riconoscono che è il quadro generale quello che conta: la vittoria degli Alleati nella seconda guerra mondiale pose fine ai piani espansionistici della Germania nazista e del Giappone e mise fine al ciclo di guerre che aveva sconvolto l’Europa e l’Estremo Oriente per decenni.

Allo stesso modo, la vittoria israeliana nella guerra dello Yom Kippur ha posto fine al ciclo di guerre su vasta scala che erano state lanciate contro Israele da varie coalizioni di eserciti arabi sin dal 15 maggio 1948. Senza la vittoria nella guerra dello Yom Kippur, quel ciclo di guerre sarebbe continuato, indipendentemente da quella che avrebbe potuto essere la risposta di Golda Meir alle vaghe aperture di Sadat. Se Golda Meir avesse accettato la richiesta che Israele tornasse alle linee armistiziali del ‘49 (come aveva già fatto, invano, nel 1957), abbandonando il Sinai, le alture del Golan, la Giudea-Samaria (Cisgiordania) e la striscia di Gaza, ciò avrebbe spronato ulteriori attacchi arabi contro Israele. Perché Israele potesse sopravvivere, la guerra del Kippur doveva essere combattuta e vinta. Quella guerra non poteva essere evitata.

(Da: Ha’aretz, 23.10.13)