La palma da datteri risorta in Israele

Estinta da secoli, la palma di Giudea è rinata dai semi rinvenuti dagli archeologi tra le rovine di Masada

Di Avi Jorisch

Avi Jorisch, autore di questo articolo

Due ricercatrici israeliane hanno lanciato un’iniziativa che ha trasformato il modo in cui percepiamo il concetto di estinzione e ha creato una piattaforma di ricerca in collaborazione fra israeliani e arabi. Il tutto ruota attorno alla palma da dattero di Giudea, un’antica varietà scomparsa duemila anni fa quando i Romani cacciarono gli antichi israeliti dalla loro patria.

Nel 2004, Sarah Sallon, un’esperta di piante mediorientali presso il Centro Medico Hadassah (affiliato con l’Università di Gerusalemme), concepì un’idea che molti non avrebbero esitato a definire folle: riportare in vita antichissimi semi per studiare la loro utilità nella cura di malattie umane. Negli ultimi decenni, una serie di servizi pubblicati su riviste scientifiche e su giornali a larga diffusione hanno avanzato l’idea che gli scienziati potrebbero far germinare semi antichi. In molti casi si trattava di leggende. In alcuni casi, invece, si trattava di studi seri. Nessuno, tuttavia, aveva mai effettivamente riportato in vita una pianta estinta.

Nell’anno 73 del primo secolo era e.v., gli ultimi ribelli ebrei assediati nell’antica fortezza di Erode il Grande, sulla rocca di Masada presso il Mar Morto, si suicidarono in massa pur di non cadere schiavi dei Romani. Quasi duemila anni dopo, nel novembre 1963, una squadra di archeologi, scavando fra le rovine (oggi una delle più interessanti e suggestive mete turistiche in Israele), trovò le testimonianze di quella remota tragedia: affreschi in frantumi, travi carbonizzate, monete d’oro, punte di freccia di bronzo, vestiti laceri, scheletri umani. E recipienti contenenti semi antichi.

“Matusalemme”, l’esemplare di antica palma da dattero di Giudea, nel vivaio del kibbutz Ketura, nella valle di Aravà (sud Israele)

Nel 2014 Sallon ottenne alcuni di quei semi dalla Antiquities Authority d’Israele, dopodiché contattò Elaine Solowey, una dei massimi esperti del paese in fatto di agricoltura sostenibile. Quando Sallon le illustrò la sua idea di far “risorgere” la pianta, la reazione iniziale di Solowey fu piuttosto incredula, ma accettò di provare ad abbozzare un piano volto a strappare quei semi dal loro letargo bimillenario. Come augurio di “buona fortuna”, Solowey decise di piantare i semi nel giorno di Tu b’Shvat, la festa ebraica degli alberi. Circa sei settimane dopo, con suo grande stupore, vide uno che uno dei semi cominciava a germogliare. “Fu come assistere a un miracolo”, ricorda. Sallon e Solowey soprannominarono il germolio Methuselah (Matusalemme), il personaggio antidiluviano di cui la Bibbia dice che visse 969 anni. Oggi, la palma da dattero di Giudea è alta tre metri e le sue lunghe foglie verdi sono diventate una popolare attrazione turistica fra gli israeliani.

La palma da dattero di Giudea è ricca di vitamine, minerali, sostanze nutritive e fibre e costituiva uno degli alimenti più importanti nel Mediterraneo antico. Il versetto biblico che descrive la Terra d’Israele come il paese dove “scorrono il latte e il miele” non si riferisce al miele delle api, ma la miele da datteri. E secondo il Levitico, gli israeliti portavano rami di palma alla festa dei Tabernacoli.

Per quanto riguarda Matusalemme, c’è un problema: poiché è un maschio, produrrà solo polline. Le sue controparti femminili produrrebbero il frutto. La buona notizia è che Solowey è riuscita a piantare con successo altri sei semi antichi. Nei prossimi anni potrà sapere se ha avuto la fortuna di piantare una palma da dattero femmina, che Matusalemme possa impollinare. Secondo gli esperti, in realtà il sesso di Matusalemme è una buona cosa perché le piante maschio, in quanto produttrici di polline, possono fecondare diversi tipi di palme da dattero in tutto il mondo.

Sarah Sallon ed Elaine Solowey accanto alla palma “Matusalemme”

Polana Vidyasagar, specialista in palme da dattero, già professore alla King Saud University di Riad, è molto emozionato per la rinascita della palma di Giudea. Osserva che “questa è la prima volta che un seme vitale viene ripristinato dopo duemila anni: è un approccio innovativo che apre la strada ad altre tecnologie”. Il professor Vidyasagar ritiene che in tutto il mondo arabo, in particolare negli Emirati Arabi, sarebbero interessati a prendere il polline di Matusalemme e incrociarlo con le specie esistenti per vedere quale combinazione produrrebbe i datteri migliori. Concorda Zaid Salah Eddine, direttore tecnico del Marrakesh Date Palm Project in Marocco. “Una semenza antica come quella di Giudea ci permette di aprire porte che prima erano chiuse, dando una nuova possibilità a geni e tratti ereditari”.

Si può solo immaginare quali benefici medici potrebbe avere la palma da dattero di Giudea, ma finché gli scienziati non avranno fatto germogliare una femmina non si può dire a cosa potrebbe portare la loro scoperta. Ma gli esperti confidano che rimedi basati su piante antiche possano avere importanti implicazioni per la medicina moderna. Negli ultimi decenni è cresciuto il problema di virus e batteri che sviluppano resistenza a steroidi e antibiotici. Poiché le piante del deserto hanno una chimica unica che consente loro di sopravvivere in climi molto severi, secondo alcuni esperti potrebbero offrire ai medici altri modi per combattere le malattie. “Questa – spiega Rivka Ofir, esperta di cancro, genetica e cellule staminali all’Università Ben-Gurion del Negev – è una delle future direzioni di ricerca per nuovi farmaci”.

Sottrarre le piante all’estinzione è fondamentale per il futuro dell’umanità. Nel corso della storia, gli esseri umani hanno usato le piante per trattare moltissime malattie. In effetti, oltre il 40% dei farmaci che vengono oggi prescritti derivano da estratti vegetali o da composti vegetali sintetizzati. Quando le piante rischiano l’estinzione, sono a rischio anche le opzioni dell’umanità per scoperte e progresso scientifico.

“La palma da dattero di Giudea era estinta da secoli ed è riemersa da una macchina del tempo – dice il dottor Ori Fragman-Sapir, capo scientifico dei Giardini Botanici di Gerusalemme – Questa pianta simboleggia i tesori archeologici e scientifici che ancora si trovano in Terra di Israele”. Aggiunge l’ex capo dell’ufficio di Gerusalemme del New York Times, Steven Erlanger: “Israele è famoso per la sua ricerca scientifica in campo agricolo. La palma da dattero di Giudea è un meraviglioso esempio dell’ingegno e della tenacia di questa ricerca”.

(Da: Times of Israel, 4.9.18)