La pandemia elettorale israeliana

Piaccia o non piaccia, la chiave del prossimo governo d’Israele è nelle mani di qualche partito medio-piccolo che riesca a raccogliere attorno a sé il più ampio spettro politico dalla sinistra di Meretz alla destra di Yamina

Di Yuval Karni

Yuval Karni, autore di questo articolo

Le quarte elezioni israeliane in due anni si sono concluse più o meno allo stesso modo delle tre precedenti, con un altro stallo che non solo fa preconizzare un altro round elettorale, ma altresì appanna l’immagine dell’unica autentica democrazia in Medio Oriente.

Ma non tutto è negativo, perché se possiamo trarre una conclusione dal voto nazionale del 23 marzo è che le regole del gioco sono in parte cambiate. Non è più sinistra contro destra, o il primo ministro Benjamin Netanyahu e i suoi alleati contro i suoi accaniti avversari. Al panorama politico israeliano si sono aggiunti due attori-chiave che un tempo facevano parte del blocco di destra di Netanyahu, e che questa volta sono in campo per sfidarlo: i partiti Yamina, di Naftali Bennett, e Nuova Speranza, di Gideon Sa’ar, ciascuno con un ragguardevole numero di seggi.

In questo momento, dimensioni e forza di ciascun blocco hanno meno importanza. Il vincitore delle ultime elezioni israeliane sarà colui che riuscirà a mettere insieme il maggior numero di partiti e formare un governo, indipendentemente da quale tipo di governo.

A prima vista vi sono due vincitori, dopo le elezioni della scorsa settimana. Uno è Netanyahu e il suo blocco di destra, l’altro è il leader di Yesh Atid, Yair Lapid, e il suo blocco di centro-sinistra.

Da sinstra: Yair Lapid (Yesh Atid), Mansour Abbas (Raam), Naftali Bennett (Yamina), Benjamin Netanyahu (Likud)

Tuttavia, al momento Netanyahu non è in grado di formare un governo di destra perché lui e i suoi alleati non arrivano ai 61 seggi necessari per formare una coalizione, sebbene il Likud, il partito del primo ministro, sia emerso come la formazione nettamente più grande della Knesset con 30 seggi. Dal canto suo anche Lapid, che si sta adoperando per formare un governo “del cambiamento” in qualche modo sostenuto dalla Lista (araba) Congiunta e dal partito islamista Ra’am, non sembra disporre dei seggi necessari poiché sia Bennett che Sa’ar si oppongono alla prospettiva di formare un governo sostenuto (dall’interno o dall’esterno) da partiti arabi anti-sionisti.

E così i partiti minori si ritrovano innalzati al ruolo di improbabili registi. Bennett con i suoi sette seggi, Sa’ar con i suoi sei seggi e il Ra’am di Mansour Abbas con i suoi quattro seggi di fatto detengono ora il potere di far conferire l’ambito incarico di formare il nuovo governo. Piaccia o non piaccia, questa è l’attuale situazione della democrazia parlamentare israeliana. Per quanto possa essere giustificato biasimarne i tanti difetti, le critiche al sistema non faranno molto per aiutarci a uscire da questo lungo stallo politico. La chiave del prossimo governo d’Israele è nelle mani del leader di uno di questi partiti medio-piccoli che si dimostri in grado di riunire in qualche modo intorno a sé il più ampio spettro politico israeliano, dalla sinistra di Meretz fino alla destra di Yamina.

Potremmo ritrovarci con un altro governo ad interim, o un governo di minoranza, o un governo di unità nazionale, oppure un altro governo Netanyahu sostenuto da partiti ultra-ortodossi. Tutte queste opzioni sono tutt’altro che impeccabili. Ma in questo momento ciò che conta è varare un governo che possa dare alla popolazione israeliana un momento di respiro dalla incessante corsa alle urne e da questa contagiosa pandemia elettorale.

(Da: YnetNews, 29.3.21)

La distribuzione dei seggi nella 24esima Knesset, suddivisi per blocchi anti e pro-Netanyahu più i due partiti non schierati – grafica di Ha’aretz (clicca per ingrandire)

Le chance che l’attuale primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu riceva dal presidente Reuven Rivlin l’incarico di formare la nuova coalizione di governo sono un po’ aumentate, lunedì, quando i leader di Nuova Speranza, Gideon Sa’ar, e di Yamina, Naftali Bennett, hanno escluso di partecipare a un governo sostenuto da partiti arabi anti-sionisti. Senza il supporto di Nuova Speranza e di Yamina, il leader dell’opposizione Yair Lapid verrebbe indicato come candidato dal suo Yesh Atid, da Yisrael Beytenu, dai Laburisti e dal Meretz, e probabilmente da Blu-Bianco e da cinque dei sei parlamentari della Lista (araba) Congiunta, per un totale di 50 seggi. Netanyahu, dal canto suo, al momento può contare d’essere indicato a Rivlin come candidato per l’incarico dal suo Likud, da Shas e dal partito Sionismo religioso, e probabilmente da Ebraismo Unito della Torà, per un totale di 52 seggi. Se Mansour Abbas, del partito arabo islamista Ra’am, conferma a Rivlin che potrebbe cooperare con entrambe i blocchi, e Sa’ar e Bennett gli dicono che non possono cooperare con nessuno dei due blocchi (uno perché guidato da Netanyahu, l’altro perché sostenuto da partiti arabi anti-sionisti), allora a Rivlin non resterebbe altra opzione che conferire il primo incarico a Netanyahu.

Lunedì il leader di Blu-Bianco, Benny Gantz, si è rivolto a Lapid, Bennett e Sa’ar chiedendo un incontro urgente a quattro per trovare la strada verso una soluzione della crisi politica che permetta di “varare un governo onesto e porre fine all’era Netanyahu”, e ha esortato Sa’ar e Bennett a non escludere una coalizione con tutti i partiti del blocco “del cambiamento”, un evidente riferimento alla Lista (araba) Congiunta e a Ra’am. “Quando li incontrerò – ha detto Gantz, riferendosi a Bennett e Sa’ar – dirò loro che va bene avere dei principi, ma che è anche necessario mostrare la flessibilità necessaria per consentire la formazione di un governo e la sostituzione di Netanyahu”.

Stando a un servizio della tv pubblica Kan, cinque dei sei parlamentari della Lista (araba) Congiunta – in pratica, tutti tranne Sami Abou Shehadeh di Balad – raccomanderanno Lapid per l’incarico di formare un governo. Ma il parlamentare Ahmad Tibi ha detto al Jerusalem Post che la notizia non è esatta e che nessuno al momento può dare per acquisito il sostegno della Lista (araba) Congiunta. Tibi ha aggiunto che le notizie secondo cui non escluderebbe l’opzione di far parte di un governo guidato da Bennett sono “fantascienza”.

Circa la posizione del Meretz (sinistra sionista), la parlamentare Tamar Zandberg ha dicharato all’emittente 103FM: “Per noi è del tutto naturale raccomandare Lapid”. E ha aggiunto: “Bennett e Sa’ar? Non escludiamo opzioni che pure non avevamo immaginato prima”.

Il presidente Rivlin avvierà lunedì prossimo le consultazioni con i partiti eletti alla Knesset, dopodiché incontrerà i candidati indicati dai partiti e mercoledì 7 aprile dovrebbe conferire l’incarico.

(Da: Jerusalem Post, 30.3.21)