La pericolosa politica nucleare russa in Medio Oriente

Mosca sta cinicamente sfruttando la miopia di Washington

Editoriale del Jerusalem Post

Il president russo Vladimir Putin con il president egiziano Abdel-Fattah al-Sisi al Cairo lo scorso 10 febbraio

Il president russo Vladimir Putin con il president egiziano Abdel-Fattah al-Sisi al Cairo lo scorso 10 febbraio

Non sappiamo che tipo di reattore nucleare Vladimir Putin abbia promesso al suo ospite egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, durante la visita del presidente russo al Cairo la scorsa settimana. E non è l’unico reattore in programma. Uno ne riceverà la Turchia; e uno lo riceverà un altro vicino di casa di Israele, la Giordania. Anche i sauditi stanno facendo shopping nucleare. In tutti i casi, compreso quello dell’Arabia Saudita che è piena di petrolio fino al collo, il pretesto è la necessità di dotarsi di una fonte di energia. Che è anche la scusa ufficiale dell’Iran, altro importante mega produttore di petrolio. La scusa che viene accampata insieme a quella delle necessità della ricerca scientifica, benché essa non sia esattamente il settore di punta né quello in testa alle priorità di nessuno dei paesi summenzionati.

A differenza dell’Iran, però, nessuno di questi paesi giura di voler cancellare Israele dalla carta geografica, il che in linea teorica dovrebbe attenuare la nostra angoscia. Nondimeno, tutto questo ronzio nucleare nelle nostre vicinanze è di cattivo auspicio a lungo termine. Nessuno dei governi attorno a noi così desiderosi di acquisire capacità nucleare è degno di fiducia per quanto riguarda la manutenzione in sicurezza di tali strutture.

Non basta. Anche quando i paesi in questione sono attualmente gestiti da governi considerati relativamente moderati, le sabbie del Medio Oriente sono in continuo movimento e non vi è alcuna garanzia contro insurrezioni e sconvolgimenti violenti. Lo stesso Egitto poco fa è stato sotto il governo della Fratellanza Musulmana, una forza ostile ancora oggi da non sottovalutare in quel paese. La caratteristica instabilità della maggior parte delle società mediorientali potrebbe sfociare nell’ascesa di forze che è un eufemismo definire irresponsabili. Forze che non hanno necessariamente bisogno di sofisticate armi nucleari per terrorizzare l’intera regione: piccole “bombe sporche” sarebbero sufficienti allo scopo. E qui sta il pericolo maggiore.

Il luogo a Debaa (sulla costa mediterranea) dove sorgerà l’impianto nucleare egiziano, secondo The Cairo Post

Il luogo a Debaa (sulla costa mediterranea) dove sorgerà l’impianto nucleare egiziano, secondo The Cairo Post

La colpa di questa corsa al nucleare in rapida crescita va chiaramente attribuita alle potenze che stanno negoziando con l’Iran un accordo sul nucleare: che è un negoziato solo di nome. Il risultato finale è già noto: la rimozione delle sanzioni al regime degli ayatollah lasciando che esso si mantenga sulla soglia dell’atomica. Questo appeasement non impedirà all’Iran di sviluppare armi nucleari. Tutt’al più lo farà ritardare di qualche mese, e anche questo solo per salvare le apparenze. Teheran ha ormai praticamente ottenuto tutto quello che gli occorre per una bomba al plutonio: deve solo assemblare i pezzi.

La Russia figura spudoratamente tra i cosiddetti negoziatori benché sia stato il più importante sostenitore della posizione dell’Iran dopo che vi aveva costruito reattori nucleari. Se questo non è un conflitto di interessi, che cos’è? Il fatto che questa stessa Russia offra oggi reattori – non importa di che tipo – ad altri stati mediorientali non ispira molta fiducia.

Nel frattempo gli Stati Uniti accettano in silenzio la farsa e trattano la squadra negoziale internazionale come se fosse autentica. Per questo l’America è forse quella che porta la maggiore responsabilità per la corsa al nucleare che sta venendo a galla in Medio Oriente. Stando a guardare per anni mentre la Russia li faceva fessi e collaborando di fatto con la truffa russa nell’allentare le sanzioni contro l’Iran, gli Stati Uniti hanno di fatto segnalato a tutti i paesi attorno all’Iran che era meglio che iniziassero a pensare di difendersi da sé e ad investire nella creazione di un equilibrio del terrore.

Il cattivo accordo in preparazione con Teheran – vigorosamente promosso sia da Barack Obama che da Vladimir Putin – è volto a fare dell’Iran una potenza nucleare regionale che entrambi potranno poi sostenere di avere come alleato strategico. Washington vuole sostenere l’Iran sciita come perno centrale delle forze che combattono lo “Stato Islamico” (ISIS) sunnita, chiudendo gli occhi sui funesti trascorsi dello stesso Iran. Mosca vuole rafforzare Teheran in quanto principale alleato di un altro dei suoi pupilli, il dittatore siriano Bashar Assad impegnato nella sua guerra civile. Poiché lo “Stato Islamico” (ISIS) combatte anche contro Assad, sembra profilarsi in questo caso una comunanza di interessi russo-americana.

Tutte queste, però, sono cattive notizie, e non solo per Israele. Lo stato ebraico, va sottolineato, non è l’unico paese che teme l’Iran, anche se è quello più direttamente minacciati da esso. Come indica l’accordo con l’Egitto, la Russia sta già cinicamente sfruttando la miopia di Washington.

(Da: Jerusalem Post, 14.2.15)