La politica israeliana oltre le singole personalità

Kadima rappresenta una posizione politica coerente in contrapposizione a quella di laburisti e Likud.

Da un editoriale del Jerusalem Post

image_1018Anche se il primo ministro israeliano Ariel Sharon sembra uscito senza danni dall’ictus che lo ha colpito domenica sera, nelle ore immediatamente successive al fatto era impossibile non chiedersi cosa sarebbe accaduto se le cose fossero andate diversamente. L’incidente, naturalmente, ha riportato in primo piano il fattore età di Sharon, 77 anni: considerevolmente maggiore di ogni altro precedente primo ministro israeliano che si sia ricandidato, dodici anni di più dell’età della pensione.
Ma l’incidente ha anche messo in rilievo una circostanza che solo cinque anni fa sarebbe stata vista come una pura fantasia, o cioè che Ariel Sharon non solo sarebbe diventato primo ministro, ma anche un primo ministro considerato così indispensabile da non poter immaginare nessun altro al suo posto.
Circostanza che era già vera prima che Sharon uscisse dal Likud e fondasse il Kadima. Adesso però non è più solo la premiership che sembra dipendere solamente da Sharon, ma anche tutto il sistema politico israeliano, giacché quello che, secondo i sondaggi, è la formazione politica maggiore, senza di lui sembrerebbe destinata a collassare. Non era così per il Lilkud prima che Sharon se ne andasse.
Dunque il sistema politico israeliano si regge davvero tutto sulle spalle di una sola persona? Se così fosse, non si tratterebbe di una situazione molto confortevole per una democrazia. Ma può darsi che non sia così vero come sembra.
Israele non è la prima democrazia in cui un leader sembra insostituibile. Dopo la morte di Franklin Delano Roosevelt, che era stato eletto al suo quarto mandato presidenziale, pochi immaginavano che il suo vice, Harry Truman, potesse prenderne il posto. Invece lo fece, tanto che gli storici oggi tendono a chiedersi se non sarebbe stato meglio, per gli Stati Uniti, che lo facesse prima, vista la fiducia riposta da Roosevelt in Stalin e nella conferenza di Yalta verso la fine della seconda guerra mondiale. A posteriori, gli americani si sono tanto pentiti dell’egemonia politica di Roosevelt da porre il limite massimo di due mandati consecutivi per i loro presidenti.
Se lo ricordiamo, non è per sostenere che sia giunto il momento di Ehud Olmert, che a questo punto sarebbe l’erede politico e costituzionale di Sharon, né per sostenere dei limiti di mandato, visto che in Israele sono pochi i primi ministri che riescono a portarne a termine almeno uno. Ma solo per ricordare che le democrazie hanno maggiore resilienza di quanto non sembri.
Anche il Kadima, nonostante sia appena nato, a differenza di altre precedenti esperienze di partiti “di centro”, rappresenta una coerente posizione politica a favore dell’unilateralismo, in contrapposizione all’atteggiamento pro-negoziato, sempre e comunque, dei laburisti e a quella anti-disimpegni, passati e futuri, del Likud. Non è inverosimile che il Kadima possa sopravvivere anche ad un’eventuale uscita di Sharon dalla scena politica.

(Da: Jerusalem Post, 20.12.05)

Nella foto in alto: Il primo ministro israeliano Ariel Sharon dimesso martedì dall’ospedale