La possibile avventura giordana in Siria

A causa delle minacce ISIS e Iran ai confini nord-orientali, Amman sta pensando a una zona-cuscinetto (che potrebbe riguardare anche Israele)

Di Eyal Zisser

Eyal Zisser, autore di questo articolo

Nel 1970 le forze siriane invasero la Giordania per assistere l’Olp nella sua battaglia contro re Hussein, padre dell’attuale re Abdullah, e abbattere il regno Hashemita. D’accordo con gli Stati Uniti, Israele prese posizione a difesa della Giordania. Le Forze di Difesa israeliane vennero messe in stato di allerta e ai siriani venne fatto pervenire un duro messaggio da Gerusalemme, via Washington, in cui si diceva che Israele sarebbe intervenuto se le forze siriane avessero continuato a penetrare in territorio giordano fino a scontrarsi con quelle di Amman. Il combattivo messaggio fu efficace, contribuendo a convincere i siriani a fermarsi prima che fosse troppo tardi. Le forze di Damasco si ritirarono all’interno della Siria, e Giordania e Stati Uniti contrassero un debito con Israele.

Sono passati quasi cinquant’anni e ora è la Giordania che, stando ai resoconti di mass-media arabi, sta per schierare le sue forze in Siria. I giordani vorrebbero stabilire una zona-cuscinetto di sicurezza lungo il loro confine con la Siria per tenere a bada l’ISIS, ma anche per fare da barriera nel caso in cui operativi iraniani o Hezbollah cercassero di guadagnare posizioni nel sud della Siria.

Tutti questi eventi si svolgono sullo sfondo della guerra civile siriana in corso, che non ha conosciuto nessun vero arresto. Chi aveva erroneamente pensato, qualche mese fa, che la cattura di Aleppo, seconda città del paese, da parte delle forze del presidente siriano Bashar Assad e dei suoi alleati significasse che la vittoria era ormai nelle mani di Assad, del presidente russo Vladimir Putin e degli iraniani, sta ora scoprendo che Damasco e Mosca hanno festeggiato un po’ troppo presto. I russi non dispongono delle forze necessarie, sia siriane che iraniane, per sedare definitamente la ribellione e schierarsi in tutto il paese per imporre la calma e la pace. I ribelli continuano a combattere, e stanno anche infliggendo colpi all’esercito siriano.

La situazione in Siria nell’aprile 2017 (clicca per ingrandire)

E così i russi caldeggiano ora l’istituzione di aree protette, che in pratica significa dividere la Siria in aree di influenza secondo i vari attori in campo. I turchi manterranno la zona nella Siria settentrionale che attualmente controllano, gli americani e i curdi continueranno a mantenere le loro posizioni nella parte orientale del Paese (se riescono a scacciare l’ISIS) ed anche i giordani avranno la loro zona nel sud della Siria. I russi, dal canto loro, resteranno insoddisfatti dovendo rinunciare a circa tre quarti del territorio siriano, ma in questo modo potranno garantire che Assad rimanga al potere nella Siria occidentale, la parte più popolosa e importante del paese.

Come Israele, la Giordania si trova ad affrontare una sfida difficile. L’ISIS si sta trincerando lungo il suo confine settentrionale. Il gruppo ha un affiliato che è attivo nell’area del Bacino Yarmouk, l’armata Khalid Ibn al-Walid, e i suoi combattenti sono presenti anche a est, lungo le centinaia di chilometri del confine siro-giordano. Due anni fa, l’ISIS ha cercato di sfondare nel Jabal al-Druze, nella Siria sud-occidentale, ma è stato respinto. L’organizzazione che si definisce Stato Islamico è responsabile di una lunga lista di attentati lungo il confine e, quel che è peggio, la sua attività terroristica sta penetrando all’interno del regno Hashemita. Gli operativi dell’ISIS hanno già effettuato diversi sanguinosi attacchi all’interno della Giordania.

Ma se in passato l’ovvia conclusione era che Assad era realisticamente preferibile allo Stato Islamico, la scelta oggi è tra lo Stato Islamico e le Guardie Rivoluzionarie iraniane, e i giordani non vogliono né l’uno né le altre. Così la Giordania è costretta a prendere in considerazione un intervento all’interno della Siria, con l’aiuto delle tribù beduine sul lato siriano del confine e forse anche di alcuni drusi che temono ciò che potrebbe accadere loro.

Israele, dal canto suo, non può permettersi di intervenire direttamente nella guerra civile siriana. D’altra parte è anche chiaro che non è sufficiente la buona immagine che si sta guadagnando oltreconfine grazie all’assistenza medica e umanitaria che assicura ai feriti nella guerra civile siriana. Per ora Gerusalemme appunta le sue speranze al fatto che Mosca impedisca una presenza iraniana sul versante siriano delle alture del Golan. Ma i russi hanno i loro interessi in Siria, come si è già visto più volte in passato. Questo potrebbe essere il momento di esaminare soluzioni alternative. Un tempo Israele era preoccupato che si sviluppasse un fronte ostile nord-orientale che si estendesse da Rosh Hanikra (sul Mediterraneo) sino ad Aqaba (sul Mar Rosso). Oggi Israele condivide un confine orientale pacifico con la Giordania, ma non sarebbe male se la zona-cuscinetto pensata dalla Giordania si estendesse a nord verso il Golan.

(Da: Israel HaYom, 14.5.17)