La problematica Giornata della Shoà della comunità araba d’Israele
Quando il sistema educativo arabo-israeliano sminuisce la Shoà fa torto a se stesso e si macchia di una colpa morale verso la società tutta
Di Yoseph Haddad
Quando ero uno studente delle superiori, una minima parte del nostro programma di storia era dedicata alla Shoà. Lo studio della Shoà veniva affrontato in modo superficiale, nel quadro degli esiti della seconda guerra mondiale. Imparavamo molto, invece, sulla nakba (la “catastrofe” dei profughi palestinesi durante la guerra d’indipendenza d’Israele, ndr).
Qualche anno dopo, come recluta nelle Forze di Difesa israeliane partecipai ad una visita allo Yad Vashem, il museo nazionale israeliano della Shoà, e solo allora cominciai davvero a comprendere le dimensioni delle atrocità commesse contro il popolo ebraico tra il 1939 e il 1945. Un intero mondo mi si apriva davanti agli occhi: quello che fino ad allora era stato un lontano evento storico e sentimentale divenne concreto e molto vicino. Benché io non sia ebreo, il mio servizio nelle Forze di Difesa israeliane divenne considerevolmente più significativo e importante, per me, dopo quella visita a Yad Vashem.
Da quel momento, mi ha dato fastidio vedere ogni anno che, in occasione della Giornata nazionale della Memoria della Shoà, nella società arabo-israeliana regnano apatia e indifferenza e la vita va avanti come al solito. È semplicemente impensabile che il 20% della popolazione d’Israele non conosca la Shoà, un evento storico senza precedenti, tragico e cruciale, e il suo legame con la fondazione dello Stato d’Israele.
Studiare e conoscere a fondo la Shoà dovrebbe essere un interesse nazionale non solo per gli arabi israeliani, ma per tutti gli arabi. In definitiva la Shoà del popolo ebraico riguarda tutta l’umanità. È responsabilità e dovere di tutta l’umanità agire contro il razzismo e l’odio verso l’Altro. Quando il sistema educativo della comunità araba israeliana, nel suo materiale didattico, sminuisce e minimizza il significato della Shoà, fa torto a se stesso e al tessuto della nostra società, e si macchia di una colpa etica e morale contro la società tutta.
In un’epoca in cui sono sempre meno i sopravvissuti alla Shoà che rimangono con noi, si registrano nuove ondate di antisemitismo in tutto il mondo, il Mein Kampf di Hitler viene ristampato alla grande e si leva sempre più forte e sfrontata la voce dei negatori della Shoà, diventa di estrema importanza che la conoscenza della Shoà faccia parte dello sforzo teso a spiegare Israele. E questo deve iniziare all’interno stesso del Paese: bisogna porre fine al diniego degli studi sulla Shoà all’interno della società araba israeliana.
Il percorso per colmare il divario tra i segmenti della società israeliana, tra ebrei israeliani e arabi israeliani e parte della soluzione delle controversie arabo-ebraiche, è lungo e complicato. Ma dobbiamo adoperarci per arrivare a quel punto, per avvicinare il giorno in cui la Giornata della Memoria della Shoà sarà commemorata da tutti, in Israele, insieme al resto del mondo, quando tutti insieme ci fermeremo e ci uniremo nella memoria dei sei milioni di persone uccise nella Shoà: per il dovere morale di ricordare quelle persone, per una vera comprensione del significato della Shoà in modo da ricordare e non dimenticare mai.
(Da: Time of Israel, 26.1.19)
Vedi, dello stesso autore, “Quel missile che mi mancò per pochi centimetri”