“La procuratrice Bensouda non vede la differenza tra crimini di guerra e propaganda palestinese”

Se anche la Corte Penale Internazionale si trasforma in un circo in stile Unesco, Unrwa e Consiglio Onu per i diritti umani

Fatou Bensouda, procuratrice-capo della Corte Penale Internazionale

Praticamente tutti i rappresentanti ed esponenti israeliani hanno condannato, domenica, la decisione della procuratrice della Corte Penale Internazionale Fatou Bensouda di avviare un’indagine su presunti crimini di guerra israeliani contro i palestinesi.

La procuratrice-capo della Corte Penale Internazionale ha dichiarato venerdì d’avere “basi sufficienti” per lanciare un’indagine su presunti crimini di guerra israeliani e ha chiesto ai giudici dell’Aja di confermare che la Corte Penale Internazionale ha giurisdizione sulla guerra anti-Hamas a Gaza del 2014, sui moti palestinesi lungo il confine fra Gaza e Israele iniziati nel marzo 2018 sulle attività di insediamento israeliano in Cisgiordania e su edifici ebraici a Gerusalemme est. Bensouda ha aggiunto che intenderebbe indagare anche le attività di Hamas e di altri gruppi terroristici palestinesi armati (attacchi missilistici, uccisioni intenzionali, uso di scudi umani, torture).

La Corte Penale Internazionale è governata dallo Statuto di Roma del 1998. Circa 123 paesi hanno firmato e ratificato il trattato. Tra questi non figurano Israele e Stati Uniti, che dunque non sono considerati parte dello Statuto. L’Autorità Palestinese, invece, ha firmato lo Statuto di Roma nel gennaio 2015, tre anni dopo che l’Assemblea generale delle Nazioni Unite aveva concesso alla rappresentanza palestinese lo status di “stato osservatore non membro”. Israele obietta che i palestinesi non possono contemporaneamente sostenere di essere “occupati” da Israele, che impedirebbe la loro indipendenza, e stesso tempo di essere uno stato indipendente che fa parte a pieno titolo di un trattato fra stati sovrani. Inoltre, Israele respinge la giurisdizione della Corte sulla base del fatto che i vari addebiti sono già stati indagati dal sistema giudiziario israeliano. Procedere con l’inchiesta equivarrebbe a delegittimare il sistema giudiziario israeliano.

Poster palestinese che inneggia alla violenza contro gli ebrei

“La Corte Penale Internazionale – ha ricordato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu – è stata istituita per indagare denunce da parte di uno stato in merito a crimini di guerra come genocidio o deportazioni di massa. È stata progettata per indagare stati che non hanno un vero sistema giudiziario funzionante. Invece, quello che è successo è che la Corte Penale Internazionale ha accettato una denuncia da parte dei palestinesi che non hanno uno stato e accusano l’unica democrazia in Medio Oriente, che opera secondo i più alti standard legali delle democrazie occidentali, e sulla quale la Corte non ha giurisdizione. Mentre facciamo passi avanti in nuove aree di speranza e di pace con i nostri vicini arabi – ha continuato Netanyahu – la Corte Penale Internazionale dell’Aja ha fatto un grande passo indietro, trasformandosi in uno strumento politico nella guerra per delegittimare lo stato d’Israele. La decisione della procuratrice contro Israele è assurda. Chi accusano? L’Iran? La Turchia? La Siria? No, accusano Israele. Si tratta di una terrificante ipocrisia. La procuratrice ha completamente ignorato gli argomenti legali presentati da Israele”.

Il procuratore generale d’Israele Avichai Mandelblit ha dichiarato: “Rivolgendosi alla Corte Penale Internazionale i palestinesi cercano di violare il quadro concordato fra le parti e di spingere il tribunale a determinare questioni politiche che dovrebbero essere invece risolte dai negoziati, e non da procedimenti penali. La Corte Penale Internazionale – ha affermato Mandelblit – non ha giurisdizione sullo stato di Israele”.

“Questo è terrorismo diplomatico, che viene utilizzato al posto dei negoziati – ha dichiarato l’ambasciatore d’Israele alle Nazioni Unite, Danny Danon – I palestinesi usano tutti gli strumenti a loro disposizione per rifiutare Israele e questa decisione mostra la disponibilità della Corte Penale Internazionale a premiare la campagna palestinese volta a guadagnarsi il favore internazionale anziché negoziare direttamente con Israele. Ciò non farà avanzare per nulla la causa della pace, ed anzi non fa che minare le istituzioni progettate per promuovere la pace e la sicurezza internazionali. Nelle prossime settimane – ha continuato Danon – ci adopereremo per impedire che la cosa si trasformi in un atto d’accusa. La procuratrice Bensouda ha detto d’aver chiesto alla Corte di decidere se andare avanti o meno con il caso, ed è su questo che agiremo”. Prima di aprire ufficialmente l’indagine, Bensouda ha chiesto alla Camera pre-processuale della Corte Penale Internazionale di pronunciarsi entro 120 giorni sulla questione dello “stato palestinese” in relazione alla denuncia contro Israele davanti al tribunale e alla definizione del territorio su cui il tribunale è competente. Danon ha continuato spiegando che tutte le manovre dei palestinesi sulla scena internazionale hanno lo scopo di creare titoli di giornale, ma servono a ben poco per la pace. “La situazione dei palestinesi non è migliorata negli ultimi anni con le loro manovre – ha detto Danon – Accusare di crimini di guerra i soldati israeliani che difendono i loro cittadini aiuterà in qualche modo i palestinesi? Per nulla”.

“La procuratrice Bensouda venga a vedere cosa sono 19 anni di crimini di guerra, coi civili arbitrariamente sottoposti giorno e notte a bombardamenti indiscriminati”

“Evidentemente la procuratrice Bensouda non vede la differenza tra crimini di guerra e propaganda palestinese – si legge in una nota diffusa dall’ente ebraico internazionale B’nai B’rith – Sono i palestinesi che hanno sottoposto per decenni Israele ad atti criminali di terrorismo implacabile e indiscriminato che ha costretto gli israeliani a fare sforzi difensivi, e lo sottopongono a una esplicita campagna volta alla cancellazione di un’intera nazione. Al contrario Israele, nonostante circostanze eccezionalmente difficili, ha perseguito la propria sicurezza con un grado di cautela e autocontrollo che si è visto ben di rado in qualunque conflitto militare”.

Il ministro degli esteri israeliano Israel Katz ha dichiarato che Israele respinge totalmente la decisione, definendola una perversione del diritto internazionale.

Benny Gantz, leader di Blu&Bianco, il principale partito d’opposizione israeliano, ha definito la decisione una “mossa politica senza alcuna base giuridica”. Ed ha aggiunto: “Nella lotta di Israele per ottenere la piena legittimità internazionale del proprio diritto di difendersi, non c’è differenza tra governo  e opposizione”.

“La procuratrice Bensouda – afferma una nota del Forum dei sindaci delle comunità israeliane ai confini con Gaza – dovrebbe venire qui a vedere cosa sono 19 anni di crimini di guerra, coi civili arbitrariamente sottoposti giorno e notte a bombardamenti indiscriminati”. I sindaci hanno sottolineato che le comunità israeliane di confine sono le vittime dei crimini, mentre le Forze di Difesa israeliane cercano solo di proteggere i civili.

“Nella descrizione della procuratrice non ci sono vittime israeliane né terrorismo, ma solo la narrazione palestinese che cerca di addossare ogni responsabilità a Israele”, ha detto a radio Galei Tzahal il vice procuratore generale per il diritto internazionale, Roee Scheindorf.

Il quotidiano Yediot Aharonot ha pubblicato domenica immagini di atrocità in Iran, Siria, Turchia, Gaza e altrove sotto al titolo: “E chiamano noi criminali di guerra”. Il giornale accusa la Corte Penale Internazionale di “assurdità” e “ipocrisia”.

(Da: YnetNews, Jerusalem Post, Times of Israel, Israel HaYom, jns.org, 22.12.19)

Eldad Beck

Scrive Eldad Beck: Presi in mezzo tra i “crimini di guerra” della procuratrice Fatou Bensouda e la denuncia di uno stato che non esiste, la “Palestina”, ci sono le comunità ebraiche al di là della linea verde e l’autodifesa israeliana nell’operazione anti-Hamas a Gaza e contro i persistenti tentativi, sotto le mentite spoglie della cosiddetta “marcia del ritorno”, di invadere il territorio sovrano d’Israele a partire da Gaza. In altre parole, sarebbe un “crimine di guerra” la presenza di ebrei in aree della Terra di Israele che non sono “territori occupati”, ma territori contesi soggetti a negoziato. Così come sarebbe un “crimine di guerra”, a quanto pare, impedire a presunti “profughi” palestinesi di invadere il territorio sovrano d’Israele a partire da un territorio che Israele ha volontariamente trasferito al controllo palestinese. Dunque non ci troviamo di fronte a provvedimento legale volto ad assicurare alla giustizia dei “criminali di guerra”, bensì allo sfruttamento del sistema giudiziario internazionale per attuare l’obiettivo diplomatico di delegittimare e distruggere lo stato di Israele. Bensouda si è volontariamente ingarbugliata nella rete tesa dai palestinesi attorno al sistema giuridico internazionale allo scopo di creare un diritto internazionale a loro uso e consumo, incriminare Israele e metterlo sullo stesso piano dei criminali nazisti. Resta da vedere se i giudici della Corte Penale Internazionale cadranno in questa trappola, mettendo ulteriormente in forse la legittimità della Corte stessa e trasformandola in un altro circo in stile Unesco, Unrwa e Consiglio Onu per i diritti umani.
(Da: Israel HaYom, 22.12.19)