La proposta di Olmert è seria

Ma i sauditi sono interessati alla pace, o vogliono solo sembrare interessati?

Da un editoriale del Jerusalem Post

image_1642Domenica scorsa, durante una conferenza congiunta con il cancelliere tedesco Angela Merkel, il primo ministro israeliano Ehud Olmert ha fatto una proposta che dovrebbe essere presa sul serio. “Invito a un incontro tutti i capi degli stati arabi – ha detto Olmert – compreso naturalmente il re dell’Arabia Saudita, che considero un leader molto importante, per intrattenere colloqui con noi. Non intendo dettare loro cosa dovrebbero dire, ma sono certo che capiranno che anche noi abbiamo qualcosa di dire”.
Questa idea non salta fuori dal nulla. Nelle scorse settimane vi erano state molte congetture circa la possibilità di un incontro “4 più 4 più 2”, che nel gergo diplomatico indica il Quartetto (Usa, Ue, Russia, Onu) più un “quartetto arabo” (Arabia Saudita, Egitto, Giordania, Emirati Arabi Uniti), più Israele e Autorità Palestinese.
Tale incontro sembrerebbe la naturale conseguenza del summit arabo di Riyad che ha riapprovato l’iniziativa della Lega Araba del vertice di Beirut del 2002. Se gli stati arabi desiderano lanciare un processo di pace con Israele, perché non iniziare con un incontro fra i paesi che dicono di volere la pace?
Sebbene non l’abbia detto esplicitamente, la proposta di Olmert può essere interpretata come un avallo della formula “4 più 4 più 2”. Se è così, questo implicherebbe probabilmente una concessione da parte israeliana, giacché significherebbe che anche il primo ministro palestinese di Hamas Ismail Haniyeh parteciperebbe all’incontro.
Quello che non è chiaro è perché re Abdallah dell’Arabia Saudita debba rifiutare questo incontro. Dopo tutto Olmert e il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) hanno annunciato che si incontreranno ogni due settimane. Perché l’Arabia Saudita dovrebbe boicottare Israele più di quanto non faccia Abu Mazen?
In passato gli arabi premevano con forza per una conferenza internazionale, mentre Israele esitava nel timore che una tale conferenza si trasformasse in un processo “tutti contro uno”, con lo scopo di costringere Israele a fare concessioni inaccettabili. Dunque la proposta di Olmert costituisce o un grosso errore di calcolo, o l’indicazione che le parti si sono invertite.
In verità, il pericolo che una conferenza internazionale possa costringere Israele a fare concessioni inaccettabili non deve essere sottovalutato. Ma al momento siamo ben lontani da questa configurazione. Allo stato attuale, sembra esservi poco danno e qualche potenzialità positiva nel tenere un incontro internazionale. Torna alla mente la conferenza di Madrid del 1991, che comprendeva anche la Siria. Sebbene alla fine il processo avviato a Madrid sia svanito, le discussioni che produsse sulle tematiche regionali furono utili e dovrebbero essere rivitalizzate.
Il vero ostacolo a questo processo è l’evidente decisione saudita di non andare assolutamente oltre un minimo gesto di pace verso Israele. I sauditi avrebbero potuto tentare di rilanciare la loro iniziativa nella versione originale, prima che al vertice di Beirut del 2002 la Siria vi facesse introdurre elementi negativi. Avrebbero potuto appoggiare l’incontro “4 più 4 più 2”. Avrebbero potuto fare qualche passetto verso la normalizzazione con Israele. Ma non hanno fatto nulla di tutto questo.
Dal che si può concludere che i sauditi non sono seriamente interessati a raggiungere la pace, quanto piuttosto a sembrare interessati alla pace. Si può anche supporre che i sauditi, nel migliore dei casi, siano ancora incerti se i venti della regione stiano soffiando a favore dell’Iran o degli Stati Uniti e che, come al solito, stiano cercano di tenere il piede in due staffe.
Il risultato è che, finché non sarà chiaro se gli Stati Uniti batteranno in precipitosa ritirata dall’Iraq o se l’Iran riuscirà nella sua corsa al nucleare, gli stati arabi non ammorbidiranno concretamente la loro posizione verso Israele. Cosa che dovrebbero tenere a mente coloro che pensano che questi tre campi possano essere tenuti separati, o considerano la ricerca della pace arabo-israeliana come il mezzo principale per isolare l’Iran. In realtà, la sequenza causale è più probabile che vada nella direzione opposta: è il riflusso delle fortune del regime iraniano che migliorerebbe le prospettive di pace nella regione. Dunque la proposta di Olmert avrà più probabilità d’essere accettata se verrano fatti progressi verso la vittoria in Iraq e l’isolamento dell’Iran.

(Da: Jerusalem Post, 4.04.07)

Nella foto in alto: Il primo ministro israeliano Ehud Olmert e il re saudita Abdallah insieme, in un fotomontaggio