La realtà sul campo e la realtà parallela di chi accusa Israele di apartheid

Israele ha fatto tutto il possibile per portare in salvo dall’Ucraina i suoi cittadini arabi, e i cittadini di altri paesi arabi a cui non deve nulla

Di David May

David May, autore di questo articolo

L’invasione russa dell’Ucraina ci offre, fra l’altro, una inaspettata istantanea del contrasto fra realtà e propaganda attorno a Israele. La verità: Israele ha fatto tutto il possibile per portare in salvo dal conflitto i suoi cittadini arabi, e altri arabi a cui non deve nulla. Ma per una fetta consistente di opinione pubblica anti-israeliana, Israele rimane una sorta di Sud Africa redivivo, uno stato razzista che segrega gli arabi con trattamenti disumani. E ciò che effettivamente accade sul campo, vale a dire in Ucraina, non sembra intaccare minimamente la realtà alternativa di cui si nutre questo pregiudizio.

Cosa accade realmente sul campo? Il 12 febbraio, mentre la tensione in Ucraina andava aumentando, Israele avvertiva sul suo account Twitter in arabo che i cittadini israeliani era meglio non vi si recassero. Due giorni dopo, il portavoce arabo del Ministero degli esteri israeliano cercava di accelerare l’evacuazione annunciando che cinque università ucraine avrebbero consentito agli studenti israeliani di studiare tramite Zoom nel difficile periodo che si andava prospettando. I messaggi sui social network israeliani in lingua araba si sono mobilitati affinché la minoranza israeliana di lingua araba non incontrasse ostacoli linguistici mentre cercava di sfuggire all’aggressione russa.

Il 24 febbraio, inizio dell’invasione, l’account Twitter d’Israele in arabo avvertiva i propri cittadini che la situazione stava precipitando e li esortava a lasciare immediatamente l’Ucraina. Il post era linkato a un sito web con istruzioni specifiche su come uscire. L’account Twitter in arabo segnalava anche i valichi di frontiera che gli israeliani avrebbero dovuto preferibilmente usare, in quali valichi erano di stanza funzionari israeliani e come prenotare posti sugli autobus israeliani diretti al confine. Per aiutare lo sgombero degli israeliani di lingua araba, Israele ha inviato al confine ucraino la vice console d’Israele in Turchia, Yara Shibli, che è un’araba beduina (tra le altre cose, Shibli è stata determinante nel portare in salvo 150 studenti arabi israeliani, tra cui diversi residenti di Gerusalemme est ndr).

1 marzo 2022: uno studente arabo israeliano in arrivo dall’Ucraina su un volo di salvataggio abbraccia i genitori all’aeroporto internazionale Ben Gurion

I genitori arabo-israeliani hanno potuto abbracciare in lacrime i loro figli giunti al sicuro in Israele. Il popolare personaggio dei mass-media arabo-israeliani Eman Kassem Slimani ha elogiato Israele per aver salvato centinaia di cittadini arabi dall’Ucraina, inclusi molti beduini. Israele ha anche facilitato l’evacuazione degli studenti di Gerusalemme est in fuga dall’Ucraina, la maggior parte dei quali sono residenti in Israele, ma non hanno accettato la cittadinanza israeliana.

Non basta. I medici israeliani attivi al confine con l’Ucraina hanno assistito un palestinese di Gaza che li ha avvicinati dopo aver visto la bandiera israeliana sull’ospedale da campo. Allo stesso modo, hanno aiutato un iraniano. Un siriano ha inviato a Israele un biglietto di ringraziamento per essere stato assistito. In un altro caso, un funzionario israeliano ha fatto salire un cittadino libanese a bordo di un autobus israeliano diretto al confine.

Quando il giornalista di Ha’aretz Fadi Amun ha detto al funzionario che c’era questo libanese che non trovava aiuto per scappare, il funzionario ha risposto: “Non abbiamo problemi ad aiutare anche i cittadini libanesi o qualsiasi altro arabo. Può salire sull’autobus israeliano”. Hassan Kaabia, portavoce del Ministero degli esteri israeliano, ha confermato ad Amun che “ci sono cittadini libanesi, siriani ed egiziani sugli autobus dell’ambasciata israeliana, che hanno attraversato il confine dell’Ucraina come rifugiati”.  L’ex ambasciatore israeliano in Ucraina, Yoel Lion, un rabbino ortodosso che è stato anche capo dello staff diplomatico della ex-viceministra degli affari esteri Tzipi Hotovely (del Likud), ha contribuito al salvataggio di circa 100 studenti arabi israeliani che studiavano medicina a Kharkov, aiutandoli a raggiungere il valico di frontiera con la Moldova. (Da: JewishPress, 1.3.22)

E così via. Poi c’è il mondo alternativo dove trionfa la malvagità israeliana. Il primo febbraio, Amnesty International ha tenuto una conferenza stampa nell’elegante St. George’s Hotel di Gerusalemme per annunciare la pubblicazione del suo rapporto che accusa Israele di praticare l’apartheid. Il fatto che l’evento si svolgesse nella capitale d’Israele non ha impedito alla segretaria generale di Amnesty, Agnès Callamard, di definire Israele un regime repressivo. Oltre a Israele, anche Germania Francia Stati Uniti e altri paesi hanno respinto l’accusa di Amnesty.

La pagina Facebook di Amnesty International mercoledì 16 marzo, 24esimo giorno di guerra in Ucraina

Ma a tre settimane dall’inizio della brutale campagna russa, il banner sulla pagina Facebook di Amnesty International è ancora tutto dedicato al suo appello contro “l’apartheid” di Israele. In un’intervista poco dopo il lancio del rapporto, il direttore di Amnesty per Medio Oriente e Nord Africa Philip Luther ha ammesso che Israele è democratico, ma ha definito la sua democrazia una “cortina fumogena”. In base a questo punto di vista, il salvataggio da parte di Israele dei suoi cittadini arabi in Ucraina è solo uno stratagemma per nascondere il suo “razzismo” e guadagnare punti in Occidente.

Ciò che Amnesty si rifiuta di vedere è che gli arabi israeliani hanno pieno diritto di voto, prestano servizio in tutte le professioni compresa quella di giudici della Corte Suprema, sono curati allo stesso modo negli ospedali israeliani. Un partito arabo israeliano fa attualmente parte della coalizione di governo. E Israele non ha spiagge, bagni, fontane, panchine o altre strutture separate, che erano gli odiosi segni distintivi del regime sudafricano. Ma Luther, Callamard e compagni sostengono che Israele non ha bisogno di assomigliare al Sud Africa per essere accusato di un crimine contro l’umanità da tutti e per sempre associato a quel regime in Sud Africa.

Israele si cimenta costantemente con la sua identità di unico stato ebraico al mondo e con la sua responsabilità di rappresentare l’intera popolazione, arabi compresi. Gli sforzi di Gerusalemme per salvare dall’Ucraina i propri cittadini arabi e altri cittadini mediorientali (anche di paesi ostili a Israele) fanno parte integrante di quell’impegno. E pazienza se sono di incomodo per le narrazioni fondate sull’odio e sul pregiudizio.

(Da: Jerusalem Post, 12.3.22)