La rivoluzione della palma, dello squalo, del coccodrillo e del Leviatano

Un rapido sguardo su vari aspetti dello sfruttamento del gas naturale israeliano

Di Niv Elis

Impianto di perforazione off-shore sul giacimento di gas naturale israeliano Tamar

Impianto di perforazione off-shore sul giacimento di gas naturale israeliano Tamar

Il super investitore Warren Buffett deve essere rimasto parecchio sorpreso quando, quest’anno, il gas naturale ha iniziato ad affluire in Israele dal giacimento off-shore di Tamar (“palma”). Come si sa, Buffet una volta ebbe a dire: “Se stai andando in Medio Oriente per cercare petrolio, puoi saltare Israele. Se vai in Medio Oriente a cercare cervelli, puoi fermarti in Israele”. Ma i recenti sviluppi nel campo dell’estrazione di gas off-shore hanno ribaltato questa diffusa convinzione sulle risorse naturali di Israele.

Si calcola che nel 2013 il gas incrementerà di un intero punto percentuale il tasso di crescita economica d’Israele.

Le turbolenze nel vicino Egitto, che per anni ha fornito gas naturale a Israele, hanno dimostrato quanto possa essere importante un’accresciuta indipendenza energetica per mitigare gli effetti delle ondate di incertezza geopolitica della regione. E per garantire all’industria israeliana un combustibile affidabile e a buon mercato, che può abbattere i costi di produzione dando al paese un vantaggio competitivo.

 

Secondo le stime attuali, le riserve totali di gas israeliano ammontano a 900 miliardi di metri cubi

 

Mani Cohen, della Banca Hapoalim, ha offerto al Jerusalem Post un sintetico sguardo su alcuni aspetti relativi al ritrovamento di gas naturale in Israele.

1. Il gas in Israele non è spuntato fuori dalla sera alla mattina. Lo sfruttamento del gas è iniziato negli anni 1999-2000 con la scoperta dei giacimenti Noa e Mari B, al largo della costa di Ashkelon. Mari B fornisce gas alla Israel Electric Corporation da dieci anni. Nel 2009 è stato scoperto il giacimento Tamar, al largo di Haifa, contenente circa 238 miliardi di metri cubi. L’anno seguente è stato scoperto il grande giacimento Leviathan, da 535 miliardi di metri cubi.

2. Ci sono anche altri giacimenti minori di cui si parla molto meno. A parte i “pesci grossi” in mezzo al mare, grazie a nuove tecnologie e nuovi investimenti sono stati scoperti parecchi giacimenti più piccoli come Dalit, Tanin (“coccodrillo”), Dolfin, Carish (“squalo”) e Sansone.

3. C’è n’è in giro un sacco. Secondo le stime attuali, le riserve totali di gas israeliano ammontano a 900 miliardi di metri cubi. Ma nei prossimi anni Israele dovrebbe avere bisogno soltanto di circa 500 miliardi di metri cubi. Il che significa che ne resta un bel po’ per l’esportazione.

4. Il 40% va all’estero. Per ora. Lo scorso giugno, il governo israeliano ha approvato un tetto del 40% all’esportazione di gas (pari a 360 miliardi di metri cubi). Tuttavia, esiste ancora una forte opposizione su quanto debba essere trattenuto per uso locale, e la decisione arriverà il prossimo mese sul tavolo della Corte Suprema. Il che potrebbe cambiare la prospettiva di come il gas verrà ripartito.

5. Lo sfruttamento del gas presuppone alti livelli di cooperazione. Sono molte le aziende che hanno stretto partnership per l’estrazione dalle riserve di gas naturale d’Israele. Oltre a Noble, l’attore principale, le aziende locali co-interessate nei giacimenti Tamar e Leviathan sono Avner, Delek Drilling e Ratio Oil.

(Da: Jerusalem Post, 25.9.13)