La Russia non è l’unica nazione grande e aggressiva che minaccia i suoi vicini

I capi della Repubblica Islamica iraniana non vogliono semplicemente sottomettere gli israeliani. Li vogliono morti

Di Clifford D. May

Clifford D. May, autore di questo articolo

Con un oceano a est e uno a ovest e vicini deboli a nord e sud, noi americani a volte abbiamo difficoltà a comprendere la difficile situazione in cui si trovano le nazioni minacciate da vicini grandi e aggressivi. Qualche esempio: il partito comunista cinese sostiene di avere il diritto di dominare la popolazione di Taiwan, il dittatore nordcoreano Kim Jong-un non vede l’ora di soggiogare i sudcoreani e, naturalmente, sapevamo da anni che il presidente russo Vladimir Putin aveva mire sull’Ucraina, eppure pochi di noi si aspettavano che lanciasse una spietata guerra di conquista imperialista e colonialista.

L’altra settimana sono stato in Israele. La situazione di quel paese è un po’ diversa. I capi della Repubblica islamica dell’Iran non vogliono semplicemente sottomettere gli israeliani: li vogliono morti. “Morte a Israele!” è uno slogan che vuole essere preso alla lettera e sul serio. I capi iraniani fanno riferimento agli ebrei israeliani, ma minacciano anche i membri delle comunità minoritarie israeliane che non condividono il progetto di rendere judenrein (ripulita dagli ebrei) tutta la Palestina dal fiume al mare.

Israele ha parecchi altri nemici. Non è del tutto chiaro a chi sia da attribuire l’ondata di terrorismo iniziata a fine marzo. Nei primi tre attentati sono stati uccisi undici civili, tra cui: un rabbino, un insegnante ebreo, un poliziotto druso, due poliziotti arabi israeliani e due lavoratori ucraini. Il 7 aprile, in via Dizengoff a Tel Aviv, un vivace viale pieno di ristoranti, bar e negozi, un terrorista ha sparato a più di una decina di israeliani, uccidendone tre.

Monumentale mappa delle rivendicazioni palestinesi esposta a Jenin (Cisgiordania): Israele è cancellato dalla carta geografico

Hamas, Jihad Islamica palestinese e Hezbollah, organizzazioni terroristiche strettamente legate a Teheran, hanno festeggiato. In meno di 24 ore, le forze di sicurezza israeliane hanno rintracciato il colpevole e, nello scontro a fuoco che ne è seguito, lo hanno ucciso. Era un 28enne proveniente dalla città di Jenin, in Cisgiordania, che viveva illegalmente in Israele.

Ci sono diverse teorie circa questo improvviso aumento del terrorismo. Quella che trovo più convincente è che si tratti di una reazione alla storica distensione in corso fra paesi arabi e Israele. Gli odiatori di Israele sono rimasti mortificati, il mese scorso, quando i ministri degli esteri di Emirati Arabi Uniti, Bahrain, Marocco, Giordania ed Egitto si sono riuniti su suolo israeliano per occuparsi dell’ampliamento delle loro relazioni: un incontro che sarebbe stato impensabile prima degli Accordi di Abramo, le dichiarazioni di pace cooperazione e normali relazioni firmate da Israele, Emirati Arabi Uniti e Bahrain nel 2020: un riconoscimento implicito – ma chiarissimo – che ebrei e arabi sono antichi e affini popoli mediorientali che possono e devono convivere pacificamente.

Naturalmente, quei leader arabi sono anche profondamente consapevoli del fatto che i teocrati di Teheran li minacciano almeno quanto minacciano Israele. I capi iraniani, attraverso Hezbollah, controllano già il Libano, ormai uno stato in fallimento. Mantengono truppe in Siria dove, con l’aiuto loro e della Russia, il dittatore Bashar Assad ha massacrato più di mezzo milione di suoi sudditi. Sostengono gli Houthi che hanno inondato di sangue lo Yemen. Milizie fedeli al regime iraniano cercano di minare sul nascere un tentativo di democrazia in Iraq. Il regime iraniano finanzia, arma e addestra a Gaza Hamas e Jihad Islamica palestinese. E definisce il Bahrain la 14esima provincia dell’Iran.

Nel frattempo, gli inviati del presidente americano continuano a cianciare con Teheran del suo programma per armi nucleari. C’è da mettere in conto che qualsiasi accordo ne uscirà sarà più debole, se possibile, dell’accordo concluso nel 2015. Ciò che al momento sembra ostacolare l’accordo è la pretesa dei capi iraniani che gli Stati Uniti rimuovano il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche dalla loro lista nera delle organizzazioni terroristiche straniere. Se Washington lo considera un passo troppo azzardato, chapeau!

Molti leader arabi sono assai più preoccupati per questi problemi che per la “condizione” dei palestinesi? Può darsi, ma è anche vero che prendono atto di una realtà: non ci sono leader palestinesi disposti a negoziare seriamente con gli israeliani.

Queste verità così evidenti ma scomode vengono ignorate da anti-israeliani e antisemiti alle Nazioni Unite e altrove. Recentemente Amnesty International e Human Rights Watch, organizzazioni non governative lautamente finanziate, hanno accusato gli israeliani di apartheid. È un’accusa semplicemente ridicola. Israele è l’unico paese del Medio Oriente dove arabi, musulmani, ebrei, cristiani, drusi e altri frequentano le stesse università, lavorano negli stessi ospedali (le vite di due vittime degli attentati a Tel Aviv sono state salvate da un medico arabo-israeliano), presiedono gli stessi tribunali e consumano picnic famigliari sulle stesse spiagge. Israele è l’unico paese del Medio Oriente dove arabi e musulmani votano, si candidano e vengono eletti in elezioni libere e corrette. L’attuale coalizione di governo israeliana include Mansour Abbas, leader del partito arabo Ra’am. Sebbene Mansour Abbas si consideri un islamista, riconosce che “lo stato d’Israele è nato come stato ebraico e rimarrà tale” e che, quali che siano i difetti di Israele, non è uno stato di apartheid.

Per quanto riguarda i palestinesi di Gaza e Cisgiordania, sono governati rispettivamente da Hamas e dall’Autorità Palestinese. Hanno le loro elezioni (anche se si tengono molto di rado, ma di questo non si può incolpare gli israeliani). Non riconoscono il diritto di Israele ad esistere e si rifiutano di fare anche il più piccolo passo per “normalizzare” le relazioni.

Da più di settant’anni gli israeliani devono combattere guerre e le cosiddette “guerre tra una guerra e l’altra” per preservare la loro indipendenza, sovranità e autodeterminazione. In questo momento, gli ucraini stanno combattendo esattamente per la stessa cosa. Questo è ciò che devono fare le nazioni con vicini grandi e aggressivi per sopravvivere. E noi occidentali dovremmo dare a quelle nazioni il massimo sostegno, riconoscendo che i loro nemici sono anche i nostri nemici.

(Da: jns.org, 13.4.22)

 

In un discorso del 22 marzo 2022 andato in onda su Palestine TV, Ribhi Dola, sindaco della città di Beitunia, in Cisgiordania, ha dichiarato che, anche se i palestinesi oggi accettano di vivere solo in una parte della Palestina, il loro obiettivo finale è appropriarsi di tutta la terra e portare i profughi palestinesi a “Haifa, Giaffa, Acco, Lod e Ramla [tutte città israeliane]”, cioè “in ogni centimetro della nostra terra palestinese”. Questo, ha detto, è un diritto del popolo palestinese che non scadrà mai e che non può essere abrogato da nessun accordo o decreto.

Ribhi Dola: “Anche se oggi accettiamo di vivere solo su una parte di questa patria saccheggiata, il nostro impegno è di raggiungere la completa libertà, ad Allah piacendo, di vivere in Palestina e che tutti i palestinesi tornino nella loro terra a Haifa, a Giaffa, Acco, Lod e Ramla, in ogni centimetro della nostra terra palestinese. Questo è un nostro diritto, non ha termini di prescrizione e accordi, decreti o leggi non possono annullarlo. Noi siamo quelli che fanno le leggi, le nostre leggi e i nostri confini sono stati tracciati con il sangue dei martiri, e ad Allah piacendo li salvaguarderemo”.
(Da: memri.org, 22.3.22)

 

Preghiera per il Ramadan pronunciata nella moschea Al-Ain, a El-Bireh (presso Ramallah) e trasmessa lo scorso 17 aprile dalla tv ufficiale dell’Autorità Palestinese:

“Concedici la vittoria sugli infedeli… Allah, deliziaci con la conquista e la liberazione della moschea di al-Aqsa. Allah, fa di noi tra i primi a entrare, i conquistatori, gli adoranti e coloro che all’interno [della moschea] ti invocano Allahu Akbar, Signore dell’Universo. Allah, deliziaci con lo sterminio dei malvagi ebrei, o Signore dell’Universo, e dei loro ipocriti sostenitori che hanno il male nei loro cuori”.
(Da: palwatch.org, 17.4.22)