La scoperta del mattatoio presso Damasco e il silenzio del mondo

Israele deve essere umano, perché è un dovere morale. Ma deve anche essere forte, perché agli ebrei farebbero persino di peggio

Di Ben-Dror Yemini

Ben-Dror Yemini, autore di questo articolo

A una settimana dalla Giornata Internazionale della Shoà è venuta a galla un’opera di annientamento in corso a poche decine di chilometri dai confini dello stato di Israele, e il mondo ancora una volta è rimasto pressoché in silenzio. Non facciamoci illusioni. E’ accaduto, sta accadendo e accadrà ancora. Tutti i bei discorsi della serie “mai più” si rivelano parole vuote. In fondo, a chi importa?

Lunedì scorso membri del parlamento belga si sono seduti con il presidente siriano Bashar Assad, quello che gestisce il mattatoio di Saydnaya, vicino a Damasco. Assad non ha nulla di cui preoccuparsi. Non cambierà niente. Altri siederanno con lui la prossima settimana, un’altra delegazione è in arrivo.

Quando si temette che potesse massacrare il suo popolo con armi chimiche, Assad dovette ascoltare le minacce del presidente della potenza più forte del mondo: significherebbe oltrepassare un limite invalicabile, tuonò Obama. Il limite invalicabile è stato valicato e Obama si è accontentato di un accordo per la demolizione delle armi chimiche siriane sponsorizzato dalla Russia. Ed era chiaro sin dal primo momento che l’accordo non valeva nemmeno la carta su cui era scritto. Sono passati pochi mesi e le armi chimiche sono state usate di nuovo. E non si è registrata nessuna reazione da Washington, perché il resto del mondo è rimasto inerte.

Detenuti in un carcere del regime siriano

Il mondo è rimasto inerte per decenni. E’ rimasto inerte dai tempi della Shoà. E’ rimasto sostanzialmente inerte in Biafra. E’ rimasto inerte in Ruanda. Il mondo era ed è inerte di fronte al genocidio nel Darfur. E’ sostanzialmente inerte di fronte al fatto che ogni anno, negli ultimi anni, la jihad mondiale assassina mediamente 25.000 persone.

Ma non è la stessa cosa perché questa volta, vicino a Damasco, siamo di fronte alla cosa più vicina a un campo di sterminio. Non si tratta di attentati suicidi. Non si tratta di un’ideologia fanatica né di una follia religiosa. Non è una guerra in cui ci sono anche vittime civili. Questa volta si tratta di un’opera di annientamento gestita da un governo laico.

Ma Bashar Assad è tranquillo. Lui sa perché. Le centrali del campo progressista in Europa e negli Stati Uniti resteranno inerti. Alla gente animata da furore etico non importa granché se dei jihadisti massacrano decine di migliaia di persone innocenti o se un governo arabo gestisce un piano per il sistematico annientamento di migliaia di avversari. A loro non importa, perché si tratta di arabi e musulmani che ammazzano altri arabi e musulmani. Quindi, a chi importa?

Immagine satellitare del carcere siriano di Saydnaya

La coscienza deve restare pronta a scattare per la prossima campagna contro Israele, il paese che cerca di difendersi dalla jihad e dalla follia di questi regimi. Le proteste di massa, le mobilitazioni, le campagne di boicottaggio devono concentrarsi sui palestinesi. Come ha detto il filosofo (anti-israeliano) Slavoj Žižek, la stragrande maggioranza dei popoli del Medio Oriente e dell’Africa farebbe di tutto per essere al posto dei palestinesi. Un attimo dopo, è tornato a calunniare e insolentire Israele.

Israele deve fare tutto il possibile per aiutare i siriani che sono in pericolo di vita. E c’è qualcosa che dobbiamo ricordare: tutto ciò che i regimi laici o jihadisti infliggono alla loro stessa gente, lo farebbero, moltiplicato e con maggiore convinzione, agli ebrei. Quindi dobbiamo essere umani: è un dovere morale. E allo stesso tempo dobbiamo anche essere forti, molto forti.

(Da: YnetNews, 10.2.17)