La Siria rafforza i servizi segreti in Libano

Lo ha detto il ministro degli esteri israeliano Shalom al segretario generale dell'Onu Kofi Annan.

image_605Anche se la Siria sta ripiegando le sue truppe nella valle della Bekaa (Libano orientale), nello stesso tempo sta rafforzando la presenza dei suoi servizi segreti e di intelligence all’interno del paese. Lo ha detto il ministro degli esteri israeliano Silvan Shalom parlando lunedì a New York con il segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan. Secondo il suo portavoce, il ministro Shalom ha detto ad Annan che, per ottemperare alla risoluzione Onu 1559 che chiede il ritiro della Siria dal Libano, Damasco deve rimuovere anche il suo apparato di intelligence, che ha tenuto il paese per anni sotto un pugno di ferro.
Sebbene abbia annunciato la messa in scena di un ritiro delle sue truppe, il presidente siriano Bashar Assad finora ha evitato di fare qualunque accenno alle migliaia di agenti dei servizi segreti attivi da anni all’interno del Libano. Secondo un alto diplomatico israeliano, la Siria potrebbe continuare a controllare il Libano attraverso i suoi apparati di intelligence e di sicurezza anche nel caso Damasco decidesse di effettuare davvero un ritiro delle sue truppe dal paese. “La Siria deve ritirarsi completamente per porre fine alla sua pesante ingerenza negli affari interni libanesi – dice il diplomatico – Possono anche ritirarsi fino al confine, ma se lasciano sul campo i loro servizi di sicurezza e di intelligence continueranno ad esercitare il loro controllo sul Libano. I rallegramenti per la partenza dei siriani sono prematuri. Sebbene si tratti di un passo nella giusta direzione, dobbiamo vedere come evolvono le cose e se vi sarà sulla Siria, perché si ritiri, una continua e costante pressione, in primo luogo da parte degli Stati Uniti”.
Secondo il funzionario israeliano, la grande paura nei circoli di governo a Damasco è che una sollevazione popolare sul genere di quella che ha avuto luogo in Libano possa estendersi all’interno della Siria, innescando una rivolta dei curdi o dei drusi. “Se questo dovesse accadere, il paese potrebbe spaccarsi”. Si tratta di uno scenario da incubo per Assad, un incubo che porrebbe toccare anche Israele dal momento che il dittatore siriano potrebbe cercare di sviare l’opinione pubblica scatenando la guerra civile all’interno del Libano, o incendiando il confine con Israele per provocare dure reazioni e mobilitare attorno a sé i suoi sudditi e il mondo arabo.

(Da: Jerusalem Post, 7.03.05)

Nella foto in alto: Il ministro degli esteri israeliano Silvan Shalom a colloquio lunedì con il segretario generale dell’Onu Kofi Annan.