La situazione sul confine del Golan è sotto controllo (per ora)

Paradossalmente, grazie alla mancanza di legittimità e di credibilità di Assad, le alture di confine sono destinate a restare nelle mani di Israele

Di Eyal Zisser

Eyal Zisser, autore di questo articolo

La settimana scorsa le notizie sugli sforzi in corso da parte di Hezbollah per stabilire una presenza lungo il confine con Israele sulle alture del Golan hanno offerto alla popolazione d’Israele un nuovo ammonimento sul pericolo che incombe da nord. Poi, nel fine settimana, l’attenzione del paese è stata catturata dall’attacco di razzi lanciati da Gaza verso il centro di Israele che ha ricordato a tutti – quale che ne sia stata l’esatta origine e motivazione – la bomba a orologeria che si trova al confine meridionale del paese.

Le voci che si fanno sentire appartengono al capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, o a Hamas e Jihad Islamica palestinese nella striscia di Gaza, ma in entrambi i casi le azioni sono dell’Iran. La Repubblica Islamica vuole stringere il cappio attorno a Israele con razzi e terrorismo su tutti i fronti. Lo fa mentre persegue l’obiettivo finale stabilito due decenni fa da nientemeno che Yasser Arafat nel suo famigerato discorso di Johannesburg, quando disse che l’obiettivo strategico dei palestinesi è quello di rendere la vita degli israeliani così infernale da spingerli ad abbandonare il loro paese. Nel tempo che è passato da allora, Israele ha avuto la meglio nel conflitto.

Teheran è stata costretta a ritirare le sue truppe dalla Siria meridionale, ma continua a darsi da fare per realizzare la sua aspirazione di costruire un fronte anti-israeliano attivo sul suolo siriano con tanto di basi aeree, basi navali e soprattutto missili sofisticati con cui minacciare, dissuadere e sfiancare Israele.

Il celebre cartello sul Monte Bental, nel Golan israeliano, al confine con la Siria

Anche gli sforzi di Hezbollah per stabilire una testa di ponte sul Golan sono stati finora infruttuosi. Da quando è intervenuto nella guerra civile siriana, nella primavera del 2013, il gruppo terrorista sciita libanese ha tentato di creare cellule terroristiche lungo il confine d’Israele con l’aiuto dei siriani locali, e i suoi agenti pattugliano la frontiera come un fatto di routine. L’obiettivo di Hezbollah è formare un fronte attivo contro Israele che si estenda, come ha dichiarato Nasrallah, da Rosh Hanikra sul Mar Mediterraneo a Hamat Gader nella Valle del Giordano. Finora, tuttavia, Israele è riuscito a contrastare questi tentativi. Gli agenti locali arruolati sono stati eliminati. Anche Samir Kuntar, il palestinese assassino di bambini che si è unito a Hezbollah dopo essere stato scarcerato da israeliano, e Jihad Mughniyeh, figlio dell’ex capo militare dell’organizzazione, sono stati uccisi dopo che avevano ricevuto l’incarico di guidare gli sforzi terroristici sul confine del Golan.

Ma a quanto pare Hezbollah non ha rinunciato e recentemente ha formato un’unità clandestina incaricata di raccogliere informazioni di intelligence sulle forze israeliane lungo il confine per preparare le basi di futuri attacchi terroristici. Lo avrebbe fatto senza che ne fosse informato il padrone di casa, il presidente siriano Bashar Assad, che non ha alcuna voce in capitolo a Teheran e nemmeno a Beirut per via della sua debolezza e della sua totale dipendenza dal sostegno militare iraniano. Svelare, da parte di Israele, l’esistenza di questa unità ha lo scopo di dissuadere Hezbollah e fargli sapere che è “esposto e vulnerabile”. È anche un messaggio rivolto ad Assad, che è uscito vittorioso dalla guerra civile del suo paese solo grazie a Russia e Iran: tenga presente che Teheran e Hezbollah cercano di impadronirsi della sua “vittoria”.

La mancanza di legittimità internazionale del regime di Assad, a causa delle atrocità di cui si è macchiato e ancor di più della sua debolezza e disponibilità a inchinarsi all’Iran e a Hezbollah, ha spinto l’amministrazione americana a cambiare politica circa lo status di Israele sulle alture del Golan. Nikki Haley, l’ex ambasciatrice degli Stati Uniti alle Nazioni Unite, è stata la prima a votare contro una risoluzione che ripeteva a pappagallo la condanna della presenza di Israele su quelle alture. “La devastazione che Assad si sta lasciando dietro – disse Nikki Haley – dimostra che non è capace di governare su nulla”. Altri importanti esponenti americani, come il senatore Lindsey Graham che ha visitato le alture la scorsa settimana, hanno seguito le sue orme. E verosimilmente altri membri della comunità internazionale seguiranno la via aperta dall’amministrazione Trump, analogamente a quanto accade col riconoscimento americano di Gerusalemme come capitale di Israele.

Israele deve continuare a battersi senza compromessi contro la presenza militare di Iran e Hezbollah in Siria, sia attraverso mezzi diplomatici sia sparando colpi d’avvertimento attraverso i mass-media. Prima di tutto, tuttavia, deve colpire la testa del serpente ogni volta che cerca di sollevarsi. Paradossalmente, proprio grazie ad Assad le alture del Golan sono destinate a restare al sicuro nelle mani di Israele.

(Da: Israel HaYom, 17.3.19)