La storia non perdonerà ai parlamentari arabi israeliani il rifiuto del trattato di pace con gli Emirati

Con il suo voto alla Knesset, la Lista Araba Congiunta ha dimostrato di non essere solo contro la guerra ma anche contro la pace e, in pratica, contro lo stato d’Israele

Di Jalal Bana

Jalal Bana, autore di questo articolo

Dopo la ratifica da parte della Knesset dello storico trattato di pace tra Israele ed Emirati Arabi Uniti, inizia ora la fase della normalizzazione e della concretizzazione di relazioni commerciali e sociali tra i cittadini di Israele e degli Emirati. Sorprendentemente, la popolazione degli Emirati Arabi Uniti ha adottato un approccio molto positivo alla pace, in sintonia con la propria leadership. Anche la stragrande maggioranza degli israeliani ha accolto con favore il trattato. L’eccezione è costituita dal gruppo parlamentare della Lista Araba Congiunta.

Oggetto di aspre critiche nei giorni scorsi perché quasi metà dei suoi membri non aveva partecipato a una votazione per abbassare le tasse universitarie, la Lista Araba Congiunta si è invece presentata quasi al completo per votare contro il trattato di pace. Non erano assenti e non si sono astenuti: si sono presentati per votare contro l’accordo di pace con gli Emirati Arabi Uniti.

E’ un errore che la storia rivelerà imperdonabile. L’inequivocabile rifiuto del trattato da parte della Lista Araba Congiunta potrebbe causare danni immensi all’immagine dei cittadini arabi d’Israele agli occhi degli Emirati Arabi Uniti e di altri paesi arabi che potrebbero aprire le porte agli arabi israeliani, come ha fatto la Giordania che ha accolto migliaia di studenti arabi israeliani e ha sovvenzionato le loro tasse universitarie. Con il loro voto contro il trattato, i parlamentari della Lista Araba Congiunta hanno dimostrato di non essere solo contro la guerra, ma anche contro la pace e, in larga misura, contro qualsiasi paese arabo che voglia relazioni normali e amichevoli con Israele.

Nei primi anni ’90, ai tempi di Rabin, i parlamentari arabi votarono con entusiasmo a favore dell’accordo di pace con la Giordania, elogiarono re Hussein, forgiarono relazioni personali e accettarono migliaia di borse di studio accademiche dalla monarchia hashemita per conto di studenti arabi israeliani.

Israeliani in piazza Rabin, davanti al municipio di Tel Aviv illuminato con la bandiera degli Emirati Arabi Uniti, lo scorso 13 agosto dopo l’annuncio dello storico accordo fra i due paesi

L’attuale rifiuto del trattato di pace con gli Emirati Arabi Uniti suscita seri interrogativi, in particolare alla luce del fatto che negli ultimi vent’anni i parlamentari arabi hanno coltivato legami personali con diversi governanti arabi e hanno persino organizzato con loro incontri ampiamente pubblicizzati, incluso l’ex uomo forte libico Muammar Gheddafi, l’ex dittatore siriano Hafez Assad e suo figlio, Bashar Assad. A cui si aggiungono gli stretti rapporti che hanno costruito con i governanti del Qatar, dai quali hanno ricevuto milioni di dollari per lo stadio di calcio di Sakhnin. E sebbene il Qatar non abbia relazioni diplomatiche ufficiali con Israele, lo stadio è stato chiamato “Doha” in onore della capitale del Qatar.

Tutti sanno che uno dei catalizzatori del disgelo tra Israele e stati del Golfo è la minaccia iraniana, un altro elemento che i parlamentari arabi non sono disposti a riconoscere. Dopo il voto contro il trattato Israele-Emirati, il presidente della Lista Araba Congiunta Ayman Odeh ha dichiarato al canale di news satellitare Al-Mayadeen, sostenuto dall’Iran: “Stanno cercando di imporci l’idea che l’Iran è il nemico, ma non la accetteremo”.

Il che ci porta alla domanda più grande di tutte: come arabi israeliani, dobbiamo essere a favore di chiunque si opponga allo stato di Israele e contro chiunque sia amichevole verso Israele? È del tutto accettabile prendere posizione contro il governo in carica e criticare le sue politiche: è la base stessa del lavoro politico e parlamentare. Ma di fatto, con la sua ultima mossa, la Lista Araba Congiunta non ha votato contro il governo, ha votato contro lo Stato.

(Da: Israel HaYom, 18.10.20)