La terra del latte, del miele… e della cannabis

Il mercato mondiale della cannabis medica è valutato più di 8 miliardi di dollari e salirà a 28 miliardi entro il 2024. Ehud Barak, presidente di Canndoc-InterCure: “Il futuro appartiene ai player più grandi, più svelti e più assertivi”

Dal primo di aprile l’uso della cannabis ricreativa in Israele non è reato. E non è un pesce d’aprile. Lo scorso luglio, infatti, la Knesset ha deciso di considerare la marijuana in modo un po’ diverso e, a far data dalla mezzanotte del 31 marzo, nessuno rischia più di andare in prigione o di essere schedato per qualche spinello. Non si tratta, tuttavia, di una piena legalizzazione. Chiunque verrà sorpreso a fumare cannabis in pubblico verrà multato, un po’ come attraversare la strada fuori dalle strisce e senza guardare. Dovrà pagare 1.000 shekel (245 euro) e se ne potrà andare. Sorpreso a farlo una seconda volta pagherà un’altra multa, sempre senza sporcare la fedina penale. La terza volta? Costerà ancora una multa e in più, per evitare un procedimento penale, dovrà seguire un programma di sensibilizzazione sull’abuso di stupefacenti. Quarta volta? Non è ancora reato, ma i poliziotti potrebbero procedere all’arresto se pensano che l’interessato sia fuori controllo, il che suona plausibile.

Dunque, tutto questo non significa che la cannabis oggi in Israele sia legale. Semplicemente non viene considerata un buon motivo per chiudere in galera e nemmeno per sporcare la fedina penale. Assomiglia di più alle regole sugli schiamazzi notturni dopo una certa ora: non un reato, solo una multa e la raccomandazione di non infastidire più i vicini. Il Dipartimento di polizia dice che perseguirà solo persone che usano “l’erba nei luoghi pubblici”. La polizia non applicherà più alcuna restrizione sulla marijuana finché usata nel privato della propria casa. E fino a 15 grammi la marijuana sarà considerata per uso personale. Possederne di più verrà ancora considerato un segno dell’intenzione di diffonderla, e quello resta un reato.

I soldi delle multe pagate da chi ne farà uso in pubblico (o dai genitori nel caso di minorenni, i quali tuttavia dovranno sottostare al programma di sensibilizzazione fin dalla prima volta) verranno destinati all’educazione e al trattamento dell’abuso di droghe. Parte del ricavato servirà anche per fornire la polizia di attrezzature atte a testare gli automobilisti che fossero sorpresi a guidare sotto l’influenza del “fumo”: un comportamento che rimane a tutti gli effetti un reato (e anche molto pericoloso), passibile di arresto e registrazione sulla fedina penale.

Una piantagione di cannabis medica in Israele

Il nuovo approccio alla marijuana resterà in vigore a titolo sperimentale per tre anni. Poi, dopo un riesame complessivo della situazione, potrebbe diventare definitivamente il modo in cui la polizia israeliana tratterà l’uso della cannabis ricreativa.

Da anni studenti e giovani israeliani chiedono la legalizzazione della marijuana: un tema che potrebbe diventare determinante nelle prossime elezioni del 9 aprile. Accade infatti che Moshe Feiglin, leader della nuova lista Zehut (che si definisce libertaria, ma è caratterizzata da posizioni di estrema destra), ha suscitato entusiasmo in ampi strati di giovani elettori quando ha inserito nel programma della sua formazione la piena legalizzazione della cannabis, ponendola come condizione per il suo eventuale sostegno a una coalizione di governo. L’annuncio ha fatto impennare Zehut nei sondaggi: se prima sembrava destinato a non superare nemmeno la soglia minima per entrare alla Knesset, ora gli vengono attribuiti almeno  4 seggi, che potrebbero risultare determinanti per la formazione della futura maggioranza di governo. E anche questo non è un pesce d’aprile.

Dopo l’exploit di Zehut, diversi altri partiti come Meretz, Gesher e Likud hanno espresso sostegno o perlomeno una ponderata apertura verso la possibilità di legalizzare la cannabis ricreativa.

(Da: Israel Today, Jerusalem Post, 1.4.19)

L’ex primo ministro israeliano Ehud Barak lunedì alla conferenza CannaTech Tel Aviv 2019

“Oggi Israele può essere considerato la terra del latte, del miele e della cannabis” ha detto l’ex primo ministro Ehud Barak aprendo lunedì la conferenza di due giorni CannaTech a Tel Aviv. “L’industria della cannabis si trova a un punto di svolta unico – ha continuato Barak – In un lasso di tempo straordinariamente breve, da paria si sta trasformando in un settore economico di primo piano. Sono circa 35 i paesi che hanno già legalizzato in qualche misura la cannabis, sia a scopo medico sia talvolta anche a scopo ricreativo”.

Dal settembre 2018, Barak è presidente di Canndoc-InterCure, una holding di società israeliane attive nella cannabis medica. In particolare, l’ex primo ministro ed ex capo di stato maggiore è responsabile per la strategia di crescita globale della società e lo sviluppo di business a livello internazionale, e la società sta attualmente valutando l’ingresso sul mercato azionario NASDAQ. “Attualmente siamo al punto più basso della curva di crescita dell’industria della cannabis – ha spiegato Barak – Nei prossimi anni assisteremo a un aumento esponenziale delle dimensioni e della quantità della produzione, sia per uso medico che ricreativo”. Il mercato mondiale della cannabis medica è stato valutato a 8,3 miliardi di dollari nel 2017, e si prevede che salirà a 28 miliardi entro il 2024, secondo un recente rapporto di Energias Market Research.

Lo scorso gennaio, il governo israeliano ha approvato l’esportazione sul mercato mondiale legale di cannabis medica coltivata internamente. A seguito dell’approvazione, Canndoc-InterCure ha annunciato che avrebbe accelerato la sua capacità di produzione di circa 100 tonnellate di cannabis medica all’anno. La strategia di espansione globale dell’azienda è rivolta a dieci territori in tutto il mondo, inclusi Unione Europea e Canada. Attualmente ha una fornitura di qualità IMC-GMP di oltre una tonnellata di prodotti a base di cannabis medica, sia per i pazienti interni che per l’esportazione. “Il futuro appartiene ai player più grandi, più svelti e più assertivi che entreranno direttamente nei mercati, sostenuti da capitale – ha concluso Barak – La presenza sul mercato degli Stati Uniti sarà fondamentale, una volta legalizzata a livello federale”.

Lanciate cinque anni fa da Saul Kaye, fondatore e CEO di iCAN Israel-Cannabis, le conferenze CannaTech sono cresciute dalle poche decine di partecipanti delle prime edizioni ai più di mille partecipanti da trenta paesi diversi iscritti all’edizione di quest’anno. “Se l’anno scorso il dibattito sull’industria della cannabis era incentrato sulla normalizzazione – dice Kaye – il 2019 sarà l’anno della specializzazione e della legalizzazione. È davvero un dibattito globale. Non c’è governo al mondo che non stia pensando a come attingere alle potenziali entrate fiscali, ma ci sono ancora molti cambiamenti che devono avvenire e noi siamo i motori di questo cambiamento”.

(Da: Jerusalem Post, 1.4.19)