La torbida palude dei filo-Assad è piena di cadaveri e di contraddizioni

Chi condanna i raid israeliani anti-Hamas e difende le stragi di Assad in Siria rivela al di là di ogni dubbio la propria disonestà e i propri pregiudizi

Di Michael Aarenau

Michael Aarenau, autore di questo articolo

Recentemente ho avuto modo di vedere un video su Facebook del portavoce del governo russo In The Now (una sussidiaria di RT News) dove compariva Rania Khalek, già collaboratrice del sito anti-israeliano Electronic Intifada, che difendeva senza pudore gli spietati bombardamenti del regime di Assad su Ghouta orientale. Per tutto il video, Khalek non faceva che riecheggiare le tesi del regime, assolvendo totalmente le forze armate siriane e descrivendo Bashar al-Assad come un cucciolo incompreso che sta facendo il possibile per mantenere la Siria al sicuro.

Ora, io sono il primo ad ammettere, quando si parla della guerra civile siriana, che da un punto di vista pratico il regime di Assad è probabilmente l’unica opzione praticabile se si vuole una via d’uscita almeno lontanamente stabile e laica, contrapposta all’opzione di una presa del potere da parte dei cosiddetti “ribelli moderati” (Jaysh Al-Islam, il Fronte Al-Nusra, i Fratelli Musulmani, Ahrar Al-Sham e il resto di quel gruppo eterogeneo), ma affermare questo è molto diverso dal sostenere spudoratamente Assad scusando i veri e propri crimini contro l’umanità commessi dal suo governo. Se è vero che Ghouta orientale è controllata da Jaysh Al-Islam, un gruppo ribelle che assomiglia in modo scioccante all’ISIS, ciò non dà carta bianca ad Assad per bombardare a tappeto le città, specialmente quando questo comprende il bombardamento indiscriminato degli ospedali e l’uso di armi chimiche.

9 gennaio 2018: Hamouria, a Ghouta orientale

La cosa veramente bizzarra riguardo alla posizione di Khalek sulla Siria è che si tratta dell’esatto contrario di quella che lei stessa aveva assunto sulla guerra di Israele contro Hamas a Gaza del 2014. Una rapida ricerca su Google dei tweet e degli articoli di Khalek mostra come la sua fosse la tipica posizione totalmente manichea: Israele è da condannare in tutto e per tutto, Hamas non è responsabile di nulla. E allora, coraggio, mettiamo a confronto le azioni militari di Assad a Ghouta orientale e quelle israeliana a Gaza.

Assad sta cercando di ripulire Ghouta orientale da ribelli che mirano a rovesciare il suo regime. Il gruppo in questione che controlla Ghouta orientale è Jaysh-Al Islam, un gruppo jihadista sunnita che punta a istituire una severa teocrazia nel territorio che detiene. Come si può immaginare, non è esattamente divertente essere una donna, un omosessuale o il fedele di una minoranza religiosa in qualunque territorio controllato da questa teppaglia teocratica. È importante notare che Jaysh Al-Islam non è mai stato eletto a rappresentare la popolazione di Ghouta orientale: ha semplicemente catturato la città e da allora ne tiene in ostaggio la popolazione civile mentre continua ad attaccare le forze siriane.

Rania Khalek

Dal canto suo Israele, con le operazioni militari nella striscia di Gaza del 2014, del 2012 e del 2009, cercava di neutralizzare Hamas, il gruppo jihadista sunnita, emanazione dei Fratelli Musulmani, i cui membri hanno votato la propria vita alla distruzione dell’intero Stato di Israele e all’assassinio di ogni ebreo che vi abita. Naturalmente, sotto il dominio di Hamas le donne, gli omosessuali e le minoranze religiose subiscono continue discriminazioni. E’ vero che Hamas vinse le elezioni generali dell’Autorità Palestinese nel 2006, ma l’anno successivo impose il proprio potere a Gaza con la violenza e da allora ne tiene la popolazione civile in ostaggio, e non esita a ricorrere a esecuzioni sommarie di coloro che vengono percepiti come oppositori politici o, peggio, “collaboratori dei sionisti”, senza alcuna intenzione di indire nuove elezioni nell’evidente timore di dover anche lontanamente render conto del proprio operato alle persone che continua a opprimere.

Sia Jaysh Al-Islam che Hamas sono noti per il cinico uso che fanno dei loro civili come scudi umani. Ma il modo in cui Israele e il regime siriano hanno affrontato questa realtà non potrebbe essere più diverso. Assad si è lanciato in una politica della terra bruciata con bombardamenti a tappeto su Ghouta orientale allo scopo di rimuovere ogni minima traccia di forze ribelli. Per il macellaio Assad, la vita umana non ha alcun valore e la morte di innumerevoli civili è del tutto irrilevante, mentre ordina un attacco aereo dopo l’altro. Anzi, spesso – come si è visto abbondantemente in tutti i sette anni di guerra civile siriana – i civili vengono deliberatamente presi di mira, tanto è vero che decine di ospedali sono stati bombardati indiscriminatamente al solo scopo di accrescere la carneficina, e si è fatto persino uso di gas tossici, compreso il sarin, in quello che si è distinto come l’uso più letale di armi chimiche che si sia mai visto dopo la guerra Iran-Iraq degli anni ‘80.

Max Blumenthal

Al contrario, Israele ha sempre fatto ricorso a raid meticolosamente mirati contro obiettivi militari. Per evitare di colpire i civili, li ha preavvertiti di mettersi in salvo lanciando volantini , facendo batterie di chiamate telefoniche, adottando il colpo di pre-avvertimento sul tetto: tutti metodi, detto per inciso, che vanificavano ogni possibile effetto sorpresa rendendo molto più arduo e pericoloso il compito dei militari israeliani. Non si contano le volte in cui i comandi hanno annullato all’ultimo momento delle operazioni perché era troppo alto il rischio di coinvolgere dei non-combattenti.

E’ vero che in alcune occasioni, pur con questi criteri e limiti, sono state colpite scuole e ospedali, ma solo perché Hamas usava quegli edifici per sparare i suoi missili e nascondere le sue munizioni. Molti  alti capi di Hamas si nascondevano nei sotterranei degli ospedali, ben conoscendo gli scrupoli degli israeliani. Hamas commetteva dunque un doppio crimine di guerra dal momento che faceva di tutto per colpire i civili israeliani con i suoi razzi e si faceva scudo della sua stessa popolazione civile, ben lieta che il numero di vittime civili fosse il più alto possibile. Se il bilancio delle vittime di parte israeliana non è stato come quello sul versante palestinese è dovuto al fatto che Israele, al contrario, fece di tutto per proteggere la propria popolazione, con i lunghi addestramenti al suono delle sirene d’allarme e l’utilizzo intensivo del sistema di difesa anti-missilistica “cupola di ferro” specificamente a tutela degli agglomerati civili. E fu proprio per contenere il numero di vittime civili palestinesi che Israele passò all’intervento delle forze di terra, mettendo a rischio la vita dei suoi soldati mandati dentro la striscia di Gaza a colpire i terroristi di Hamas in modo ancora più mirato.

Ali Abunimah

In conclusione: non vi è nessuna logica nel difendere gli attacchi di Assad contro Ghouta orientale mentre si condannano le azioni di Israele a Gaza. Invece Rania Khalek e i suoi colleghi filo-Assad (Max Blumenthal, Ben Norton, Ali Abunimah) non possono fare a meno di difendere Assad mentre usano vergognosi livelli di iperbole per condannare Israele. Khalek e il suo socio filo-Assad, Max Blumenthal, hanno creato l’hashtag JSIL (che sta per lo “Stato Ebraico di Israele nel Levante”) nell’intento di paragonare Israele all’ISIS, e su Mint Press TV sono andati a dire che “non è difficile paragonare ciò che fa l’ISIS e ciò che fa lo stato ebraico, con l’unica differenza che uno dei due è uno stato reale e riconosciuto”. In un articolo pubblicato sul suo sito web nel 2014, Ben Norton ha scritto che Israele ha una politica di “decenni di genocidio incrementale” contro i palestinesi. In un’intervista del 2014 a Democracy Now, Ali Abunimah definiva la guerra di Israele contro Hamas a Gaza un “pogrom”. In un articolo del 2009 su Electronic Intifada, sempre Abunimah definiva le azioni militari d’Israele un “tentato genocidio” e nel 2010 twittava che” sostenere il sionismo non è espiazione della Shoà, ma la sua continuazione nello stesso spirito”. E costoro sono gli stessi che oggi giustificano e difendono i massacri di Assad. Sarebbe ridicolo, se non fosse rivoltante.

Personalmente sono abbastanza ragionevole da rispettare punti di vista diversi sia su Gaza che sulla guerra civile siriana. Ma davanti a una contraddizione così evidente, diventa chiaro che c’è dell’altro. Siamo di fronte a una manifestazione da manuale di quella doppia morale che viene applicata contro Israele. Ma perché stupirsi? Queste sono persone che hanno costruito intere carriere sulla demonizzazione di Israele, infarcendo di commenti politici tossici e faziosi i loro “mass-media alternativi”. Hanno chiarito bene che non c’è niente di cui non accuseranno Israele e che non c’è limite che non siano disposti a superare nel farlo. Se finora l’accusa a questi ciarlatani di coltivare sentimenti pregiudiziali anti-ebraici (l’accusa di antisemitismo) poteva ancora essere in qualche modo discussa, la loro indifferenza di fronte agli eccidi di Assad spazza via ogni residuo dubbio.

(Da: Times of Israel, 15.3.18)