La tv di Abu Mazen insegna ai bambini che tutto Israele deve essere cancellato

Senza tregua l’indottrinamento al rifiuto, all’odio, alla violenza terroristica

Quelli che seguono sono alcuni stralci di trasmissioni per ragazzi mandate in onda dalla TV ufficiale dell’Autorità Palestinese in occasione della giornata della Nakba, quella in cui i palestinesi commemorano come una “catastrofe” la nascita dello stato d’Israele (i brani sono stati segnalati e sottotitolati in inglese da Palestinian Media Watch).

Traduzione

Brano 1. Sabrin, ragazza cantante: «Stiamo andando [all’estero] per portare un messaggio a tutti: che ci sono bambini palestinesi, che siamo ancora vivi. Alcuni all’estero pensano: “no, sono morti, c’è solo Israele, non esiste una cosa che si chiama Palestina”. No, noi diciamo che la Palestina esiste, e che la Palestina tornerà a noi, e che non esiste una cosa che si chiama Israele.»

Conduttrice: «Brava!»

Sabrin: «C’è una cosa che si chiama terre occupate.»

Conduttrice: «Brava, brava, brava!»

(Da: TV ufficiale dell’Autorità Palestinese, 16.5.14)

Brano 2. Conduttrice: «Alma ha portato con sé dei disegni, una mappa della Palestina. Riuscite a vedere la mappa della Palestina? Tutto questo tornerà a noi, ad Allah piacendo. Tutta questa mappa tornerà a noi. E la chiave [simbolo del “ritorno” dei palestinesi con la distruzione di Israele] è al contrario. Tutto di questa mappa, amici, tornerà a noi. Giusto, Alma?»

Alma: «Giusto.»

Conduttrice: «Tutto questo è nostro, giusto?»

Alma: «Sì.»

Conduttrice: «Anche se ce l’hanno preso, un giorno ce lo riprenderemo, giusto?»

Alma: «Giusto.» [La mappa della “Palestina” copre tutto lo stato d’Israele]

(Da: TV ufficiale dell’Autorità Palestinese, 16.5.14)

La mappa delle rivendicazioni palestinesi è sempre la stessa: Israele è cancellato dalla carta geografica

La mappa delle rivendicazioni palestinesi è sempre la stessa: Israele è cancellato dalla carta geografica

Brano 3. Ragazzino in collegamento, recita una poesia: «Lo giuro, o mia patria, non dimenticherò Beit Shean, Acri e Tiberiade [città in Israele]. Posso forse dimenticare Lod e Ramle, posso forse dimenticare Jaffa dorata? [città in Israele] Posso forse dimenticare la Jenin di Al-Qassam? [capo terrorista jihadista nato in Siria e morto presso Jenin nel 1935]. Posso forse dimenticare l’araba Gerusalemme?»

Conduttrice: «Fantastico, fantastico, fantastico! Bravo, bravo, bravo, bravo! Ma chi ti ha mai detto che dimenticheremo Haifa, Jaffa, Acri e Gerusalemme? Non le dimenticheremo mai, non dimenticheremo nessuna delle nostre belle città occupate dall’occupazione. Un giorno torneremo da loro, un giorno torneranno a noi, miei piccoli amici. Voglio cogliere questa occasione per mandare un saluto a tutti i nostri amici nelle terre del 1948 [cioè in Israele], le nostre terre occupate.»

(Da: TV ufficiale dell’Autorità Palestinese, 2.5.14)

Brano 4. Ragazza legge una poesia: «Molti politeisti hanno conquistato Gerusalemme. E ora i suoi abitanti originari non possono entrare. Ahimè per i profughi che sono stati banditi dalle città e dai villaggi della Palestina, che oggi viene chiamata Israele.»

Conduttrice: «Brava, brava, brava. Voglio dirvi, miei piccoli amici, che la terra che ci è stata rubata, i territori occupati, un giorno tornerà a noi. Noi continueremo a sfidare l’occupazione e continueremo a resistere contro l’occupazione fino a quando la nostra terra tornerà a noi e Gerusalemme sarà nostra. Sapete di dov’è il nostro amico Yahya? Diglielo.»

Bambino: «Del distretto di Ramle [Israele centrale]»

Conduttrice: «Del distretto di Ramle: le nostre terre rubate, le nostre terre occupate a cui un giorno torneremo. Vi torneremo, giusto?»

Ragazza: «Certo!»

(Da: TV ufficiale dell’Autorità Palestinese, 25.4.14)

Non è da meno la TV di Hamas, che porta in studio bambine di pochi anni a recitare truci poesiole che inneggiano alla guerra e all’odio implacabile. In un video trasmesso dalla TV di Hamas Al-Aqsa lo scorso 16 maggio nell’ambito di un programma per bambini in occasione della giornata della Nakba (diffuso con sottotitoli in inglese dalla ong Middle East Media Research Institute), si vede una bambinetta indotta a recitare a memoria una “poesia” dai contenuti molto violenti intitolata “Il proiettile”. Cosicché la piccola Zahra Zaed declama, tra le lodi  compiaciute dei conduttori del programma, parole come queste: «Camminerò a piedi scalzi, camminerò nella pioggia scrosciante, tra le spine, nonostante il fuoco, nonostante il dolore, comprerò un proiettile a qualunque prezzo. Hanno disperso la mia famiglia, hanno strappato i miei libri e hanno rubato il mio sorriso. Non chiedetemi cosa c’è fra me e loro: tra me e loro ci sono guerre e spargimento di sangue. Così comprerò un proiettile a qualunque prezzo.»

Il filmato (con sottotitoli in inglese):

 

Scrive Elliott Abrams, su Israel HaYom: «Il periodo dell’anno in cui Israele celebra la giornata dedicata al ricordo dei soldati caduti in guerra e delle vittime del terrorismo offre il contesto adatto per sottolineare come ancora oggi, nel 2014, dopo mesi di negoziati mediati dal Segretario di stato Usa John Kerry, l’Autorità Palestinese non abbia mai cessato di glorificare il terrorismo. Ed è appunto all’inizio di maggio che la ong Palestinian Media Watch ha diffuso una delle ultime “perle” della interminabile serie di uscite di questo genere targate Autorità Palestinese. Il 9 agosto 2001, verso le due del pomeriggio, un attentatore suicida di nome Izzedin Al-Masri si fece esplodere nella pizzeria Sbarro di Gerusalemme uccidendo 15 persone tra cui sette bambini (come era facile prevedere che accadesse, trattandosi appunto di una pizzeria) e ferendo o mutilando altre 130 persone.

L'attentato del 2002 alla pizzeria Sbarro di Gerusalemme

L’attentato del 2001 alla pizzeria Sbarro di Gerusalemme

È difficile immaginare un atto che più di questo corrisponda alla definizione di terrorismo spietato. Ai primi di questo mese Israele ha consegnato all’Autorità Palestinese le spoglie del terrorista Al-Masri. E cosa ha fatto l’Autorità Palestinese. Lo ha celebrato come un eroe caduto in combattimento, gli ha dedicato funerali militari “di stato” e la TV ufficiale dell’Autorità Palestinese lo ha definito shahid, cioè martire islamico. (Per inciso, vale la pena ricordare che, all’epoca, l’Autorità Palestinese di Yasser Arafat tentò di prendere le distanze dall’attentato, lasciando che fosse Hamas a rivendicarlo, con la consueta diffusione dell’immagine dell’attentatore armato di mitra e Corano.) È questo il genere di abusi che si vuole denunciare quando si fa riferimento al fenomeno dell’incitamento e dell’istigazione all’odio. Mentre l’indottrinamento prosegue imperterrito come politica ufficiale dell’Autorità Palestinese, mentre alla società palestinese si continua ad insegnare che far esplodere una pizzeria piena di genitori e figli è un atto che merita di essere celebrato e osannato, come stupirsi se agli israeliani la pace appare sempre molto lontana?

(Da: Israel HaYom, 7.5.14)