La vera educazione alla pace in un campo estivo israeliano

L’esempio del torneo di calcio con ragazzi arabi ed ebrei organizzato da Givat Haviva

Un campeggio estivo per ragazzi israeliani si è concluso giovedì scorso con un torneo in stile coppa del mondo: cento ragazzini di 12 e 13 anni d’età sono stati suddivisi in sei squadre, ciascuna intitolata a un paese della coppa del mondo. La cosa interessante è che il torneo si è tenuto nella città arabo-israeliana di Baqa al-Gharbiyye e che, dei cento ragazzi partecipanti, cinquanta erano ebrei abitanti a Pardes Hanna-Karkur, Zichron Ya’akov e Binyamina, mentre gli altri cinquanta erano arabi israeliani abitanti a Iqsal, Barta’a e nella stessa Baqa al-Gharbiyye.

Il campeggio estivo, chiamato “Calcio per la pace”, ha visto i ragazzini vivere, mangiare, dormire e giocare insieme per quattro giorni: un’esperienza che ha offerto loro l’occasione di abbattere le barriere psicologiche che spesso dividono le comunità araba ed ebraica della società israeliana, e di sbarazzarsi degli stereotipi negativi tramite interazioni sociali positive.

Zakaria Mahameed, coordinatore del programma “Calcio per la pace”, spiega d’aver contribuito alla buona riuscita del campeggio perché vuole che suo figlio “cresca senza odio, e viva in una società più inclusiva, coesa e cooperativa”. I programmi che ha messo in piedi durante il campeggio si muovono verso questo obiettivo. Ad esempio, i partecipanti al progetto hanno visitato una moschea a Baqa al-Gharbiyye per conoscere da vicino l’islam, e una sinagoga a Pardes Hanna-Karkur per conoscere l’ebraismo. Ogni sera, poi, i ragazzi hanno partecipato a sessioni di dialogo volte a conoscersi meglio l’un l’altro, sia come individui che in quanto appartenenti a comunità diverse. Dal canto loro i ragazzi ebrei e arabi, nonostante le barriere linguistiche, sono stati capaci di comunicare e divertirsi insieme, sia dentro che fuori dal campo di gioco.

Ragazzi israeliani, ebrei e arabi, di una delle squadre che hanno partecipato al campeggio estivo “Calcio per la pace”

Il campeggio è stato organizzato da Givat Haviva, un’organizzazione fondata nel 1949 dal movimento kibbutzistico israeliano con lo scopo di promuovere una società condivisa e eguale per tutti i cittadini di Israele: compito che viene perseguito attraverso tutta una serie di programmi, come la realizzazione di progetti comuni tra municipalità arabe ed ebraiche, il lancio di programmi di formazione congiunti tra distretti scolastici arabi ed ebraici, e altro ancora.

Givat Haviva si concentra inoltre sull’organizzazione di corsi di lingua ebraica rivolti al settore arabo per favorirne la piena integrazione nella società israeliana, e sull’insegnamento dell’arabo a studenti ebrei, sia israeliani che dall’estero. Solo nel prossimo anno scolastico si stima che saranno fra 30 e 40mila gli studenti arabi da tutto Israele che prenderanno parte alle lezioni di ebraico del programma.

Secondo il direttore di Givat Haviva, Yaniv Sagee, anche se molti arabi israeliani preferiscono considerarsi “palestinesi con cittadinanza israeliana”, almeno “l’85% di loro desidera vivere una vita normale come cittadini israeliani a pieno titolo: Givat Haviva raccoglie questa aspirazione e si adopera per aiutare il settore a integrarsi”.

Ragazzi e famigliari partecipanti al campeggio estivo organizzato da Givat Haviva

“Nel corso degli ultimi quindici anni l’integrazione è andata molto avanti – continua Sagee – Gli arabi d’Israele desiderano cambiare la loro situazione economica, e il governo li vuole aiutare. In quanto organizzazione fondata dal movimento dei kibbutz, Givat Haviva considera Israele la patria del popolo ebraico. Allo stesso tempo, tuttavia, in quanto stato democratico siamo consapevoli della necessità di offrire a tutti i nostri cittadini condizioni di eguaglianza e pari opportunità”.

Il torneo di calcio che la scorsa settimana ha concluso il campeggio estivo ha visto vincere la squadra “Argentina”. Alla cerimonia per la consegna delle medaglie hanno preso parte più di 150 genitori, fra i quali i sindaci di Baqa al-Gharbiyye e di Pardes Hanna-Karkur i cui figli avevano partecipato all’iniziativa. Ma la vittoria più bella, dice Mahameed, è stata sentire per caso uno scambio di battute tra due ragazzini, che dicevano: “Abbiamo vissuto insieme per quattro giorni e ci siamo trovati bene. Se possiamo farlo noi, perché non possono farlo i nostri genitori?”.

(Da: YnetNews, 17.8.16)

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Un campo esitivo per ragazzi palestinesi organizzato nella striscia di Gaza

Un campo estivo per ragazzi palestinesi organizzato nella striscia di Gaza