La vera “Nakba”

La "catastrofe" araba non è stata la fondazione di Israele, ma il rifiuto degli arabi di accettarla.

Da un editoriale del Jerusalem Post

image_1777La discussione sui libri di testo per la terza elementare per le scuole arabe israeliane ha causato una divisione secondo linee politiche prevedibili. Il ministro dell’istruzione laburista Yuli Tamir difende la menzione del termine “nakba” (catastrofe) come descrizione araba della Guerra d’Indipendenza. Il leader dell’opposizione Binyamin Netanyahu ed altri hanno accusato il governo di insegnare ai bambini arabi israeliani a respingere la legittimità di uno stato ebraico.
Se quello che dicevano i critici fosse vero, sarebbe molto inquietante, ma per fortuna non lo è.
La versione ebraica del libro di testo, chiamata “Vivere insieme in Israele: libro di testo per [lo studio del] Paese, la società e la cittadinanza”, è già in uso in alcune scuole che hanno deciso di includerlo nel loro piano di studi. Come si addice ad un testo per la scuola elementare, la versione ebraica non comprende una prospettiva araba sulla storia della terra e del conflitto; la versione araba sì.
L’Unità 3 della versione araba è intitolata “Questa terra è il nostro Paese”. Attenendosi attentamente ai dati di base, questo capitolo intreccia le prospettive ebraica ed araba sull’impresa sionista. Spiega perché gli ebrei giunsero in questa terra, perché volevano uno stato, come gli arabi reagirono e come la Guerra d’Indipendenza cominciò con il rifiuto degli arabi di accettare il piano di spartizione dell’ONU e con l’invasione di cinque eserciti arabi.
La riga controversa dice: “Gli arabi chiamano la guerra ‘nakba’, una guerra di disastri e perdite, mentre gli ebrei la chiamano ‘Guerra d’Indipendenza’.”
Contrariamente all’impressione data dal titolo del New York Times (“In un libro di testo arabo, Israele chiama la Guerra del ’48 una catastrofe per gli arabi”) e da alcuni dei critici, il libro di testo non approva né giustifica l’uso del termine “nakba”. Chiunque legga il capitolo concluderà che ebrei e arabi hanno molto sofferto per una guerra che fu voluta e iniziata dagli arabi.
In effetti, il testo sembra essere stato scritto per aiutare a persuadere uno scolaro arabo israeliano, convinto da quello che vede che gli ebrei siano degli invasori che hanno rubato la sua terra, che c’è un altro modo di vedere le cose. Anziché presentare la ‘narrazione’ araba, sembra che il testo sia stato fatto per aprire la mente alla narrazione ebraica, pur comprendendo riferimenti accurati, come il costo della guerra, che potrebbero aiutare a ridimensionare le distorsioni che questi studenti ricevono dall’ambiente che li circonda.
Non dovrebbe sorprendere che il libro abbia uno scopo didattico sionistico, visto che il capo del comitato del ministero dell’istruzione che ha redatto la bozza del libro è stato Ya’acov Katz, un professore di istruzione all’università Bar-Ilan , già consigliere di Netanyahu e residente a Gush Etzion. Quella bozza, redatta nel 2002, stabiliva che il testo comprendesse riferimenti alla descrizione araba degli avvenimenti, come il termine “nakba”.
Benché vi siano certamente legittime questioni pedagogiche su come meglio educare arabi ed ebrei alla convivenza, lo scopo è certamente degno. In particolare, è importante che i bambini arabi israeliani imparino fatti storici reali, non solo propaganda diretta a fomentare l’odio ed il rifiuto dello stato in cui vivono. Il modo per far ciò, vorremmo suggerire, non è necessariamente rifiutare ogni uso del termine “nakba”, bensì definirlo con la massima accuratezza.
La catastrofe araba non è stata il fatto in sé della fondazione di Israele, ma il rifiuto arabo di accettarla. Se il mondo arabo avesse accettato il piano di sparizione dell’ONU e avesse deciso di vivere in pace con Israele, sia lo stato d’Israele che lo stato palestinese celebrerebberol ’anno prossimo il loro sessantesimo anniversario. Tutte le guerre e il problema dei profughi non esisterebbero, e l’intollerabile prezzo imposto in vite umane e denaro per il fallito tentativo arabo di distruggere Israele sarebbe stato risparmiato.
Questa non è “semplice” storia: è il presente. Anche oggi il mondo arabo, compresi i palestinesi e gli arabi israeliani, si trova di fronte alla scelta se continuare a tentare di distruggere Israele o vivere in pace con Israele. E’ la stessa scelta che hanno avuto nel 1937, nel 1947, nel 1967, nel 2000 e nel 2005. I costi del corso catastrofico che il mondo arabo ha scelto finora non possono essere recuperati, ma i costi della continuazione del conflitto si possono ancora risparmiare.
Il capitolo del libro di testo termina così: “I residenti arabi che sono rimasti sulla loro terra sono diventati cittadini di Israele, e lo stato d’ Israele ha chiesto loro di mantenere la pace e di collaborare a costruire il paese come cittadini con uguali diritti… [come stabilito] nella Dichiarazione d’Indipendenza: Lo stato manterrà l’eguaglianza per tutti i suoi residenti, salvaguarderà tutti i luoghi santi e si batterà per la pace con i suoi vicini”. Interessa a qualcuno?

(Da: Jerusalem Post, 24.07.07)

Nella foto in alto: La copertina del libro di testo “Vivere insieme in Israele”